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Impero dell’ipocrisia

proteste contro trumpTempo fa mi occupai del colesterolo (qui), ovvero del curioso fatto che mentre la ricerca scientifica lo assolve sempre di più dai peccati attribuitigli negli anni ’80 e ’90, tutta l’industria farmaceutica, medica e alimentare che nel tempo si è sviluppata attorno a questo tabù dei grassi saturi continua per ovvie ragioni economiche a promuoverlo,  a diminuire i livelli di colesterolo ammissibili per creare dal nulla nuove immense schiere di “malati”, consumatori di statine, pillole, prodotti vari  e di  diete più o mene sane ma sempre molto costose, proposte dagli stessi ambienti, in contrasto si badi bene, sia al progresso della conoscenza, sia alla tradizione.  Questo dimostra la forza enorme della narrazione sia quale potente strumento del consenso e della politica, sia come strumento per determinare i tratti di  “conoscenza collettiva” e monetizzarla in molti modi. La sua azione si esplica attraverso un mimetismo percettivo che nega una visione generale delle cose e dunque delle contraddizioni, ci rende schiavi di pregiudizi su cui si innestano istinti pavloviani.

Per esempio come è possibile che la Ue la quale sta preparando fra festosi suoni di tromba e rulli di tamburi, un blocco del mediterraneo per fermare la migrazione dall’Africa settentrionale con il pretesto del terrorismo , si adonti per il blocco trumpiano dell’immigrazione da sette paesi mussulmani formulato per gli stessi motivi? E come può dolersene Obama che adottò la stessa misura con l’Iraq o come potrebbe mai protestare la Clinton per il muro messicano  visto che fu il marito a pensarlo e inaugurarne un bel pezzo?

Come è possibile non accorgersi che proprio Trump, rompendo l’unanimismo ipocrita del political correct, sta liberando il conflitto politico che da Reagan in poi è stato praticamente messo fuori gioco in Usa e successivamente in Europa? Negli ultimi trent’anni gli States con il loro codazzo occidentale non hanno fatto altro che invadere altri Paesi, compiere immense stragi, distruggere regimi laici per fermare un “terrorismo” e un estremismo musulmano incubato e concepito proprio nelle dottrine geostrategiche americane. Hanno torturato e fabbricato mostri da demonizzare, ma sono amici di chi scopertamente li sostiene come è accaduto per Isis – Arabia Saudita e nemici di chi li combatte, vedi Iran, insomma hanno creato un indescrivibile e tragico caos nel quale gli stessi autori non si orientano più. E dovremmo credere che i progressisti, sono quelli che inalberano cartelli di protesta per il blocco dell’immigrazione, mentre tacevano di fronte ad ogni invasione, ad ogni menzogna e cinico imperialismo, mentre si auto convincevano di ogni favola messa come pezza a colore, compresa l’esportazione di democrazia e civiltà?

Trump è certamente un conservatore con tratti reazionari, non c’è dubbio, ma credo che al sedicente progressismo euro atlantico che pensava di poter assimilare e digerire ogni contraddizione non dia per nulla fastidio questo, quanto  il fatto che la sua ingenua purezza di padrone e imperatore finisce per smascherare tutti gli alibi generici dietro cui viene nascosta la realtà e dietro cui si nasconde un progressismo impotente e abitudinario. Non è certo un caso se i sette Paesi dai quali è stata bloccata l’immigrazione sono gli stessi segnalati sotto il segno di Obama in nome del “Terrorist travel prevention act” sia nel 2015 che nel 2016: se è per questo stiamo parlando solo di bon ton. Anzi molto peggio, di ipocrisia perché sotto l’amministrazione precedente sono stati espulsi oltre 3 milioni di clandestini per i quali non si è sprecato nemmeno un pennarello e un pezzo di cartoncino, forse perché Soros non pagava la diaria. Ciò che non viene tollerato è che in realtà vengano squadernati i limiti dell’impero e dell’ideologia che la domina.

Il vero pericolo individuato in Trump sia dall’elite di comando, sia dalla falsa socialdemocrazia e dai suoi abbonati è che la sua “nudità” rispetto alla narrazione rimetta in moto un meccanismo di riflessione politica, peraltro già iniziato con Sanders, capace di creare un’opposizione reale al sistema e non solo un arancionismo interno disposto a fare da comparsa di buona coscienza e da simulacro della democrazia, oltre che da paraocchi per i 100 milioni tra disoccupati e sotto occupati che annunciano in silenzio una rottura sociale.

 

 

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