madunina-290x166Mentre Google si adegua alla lotta dell’establishment globalista contro la post verità della rete e comincia per intanto a far mancare il contributo della pubblicità ai siti scomodi, magari su suggerimento di qualche farabutto locale, come è avvenuto con  Byoblu (qui ), la macchina dell’informazione di potere cerca di nascondere e attenuare il più possibile le parole del Procuratore generale di Milano, Roberto Alfonso per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Questa volta assieme alle ormai costanti lamentele per i pochi soldi investiti nella macchina della giustizia e le conseguenze lentezze che genera, oltre agli altri topoi di queste messe solenni, il procuratore ha detto cose da togliere la pelle sull’espansione delle mafie nelle ex capitale morale. Da togliere la pelle se solo qualcuno avesse il coraggio di sommare due più due, operazione molto semplice, ma che fa venire il latte alle ginocchia agli informatori e ai loro referenti.

Che ha detto Alfonso di tanto grave? In che cosa si distinguono dagli allarmi che inevitabilmente sono lanciati in queste occasioni? Poche parole, quasi un en passant del discorso, che tuttavia sono macigni:  “le infiltrazioni di un’organizzazione criminale che avrebbe agito “per agevolare l’associazione mafiosa denominata ‘Cosa Nostra’, nei lavori di Fiera Milano spa sono un fatto “assai grave per la città di Milano”. Già, assai grave soprattutto perché l’inchiesta sulle infiltrazioni alla fiera e le dazioni di milioni di euro agli uomini d’onore vedono in prima fila  i padiglioni dell’Expò e dunque anche tutti quelli che gestivano la grande kermesse. Quelli insomma che non sono stati capaci di vedere, quelli che non hanno voluto vedere e quelli che erano complici. Ma chi era il responsabile massimo, quello che nel migliore dei casi non si è accorto di nulla?  Giuseppe Sala che prima in qualità di amministratore delegato e poi in quella di amministratore unico ha seguito e diretto dall’inizio alla fine cioè dal 2010 al 2015 tutta la vicenda dell’Expò.

Ora ci troviamo dentro questo sillogismo guatemalteco, per cui chi ha sovrinteso a cose che poi si sono rivelate “molto gravi per la città di Milano” ora ne è sindaco e dovrebbe combattere ciò che in precedenza e per la bellezza di 5 anni gli è completamente sfuggito.  Naturalmente dal primo cittadino sono subito arrivate le solite dichiarazioni consistenti come bolle di sapone:  “Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per proteggere Milano dalle infiltrazioni malavitose. Risultati importanti sono stati ottenuti, ma la la forza delle organizzazioni criminali non può essere sottovalutata”. Guarda guarda . Ora se io fossi un boss di Cosa Nostra o di una delle altre centrali criminali che hanno partecipato al banchetto, penserei che i risultati importanti li ha ottenuti proprio la mafia che grazie ai servigi dei clan politico – affaristici è riuscita in un colpo magistrale, cioè quello di far eleggere come sindaco la stessa persona che dirigeva i lavori dell’expò, ma risedeva su Marte. Tanto da non essersi accorto che dai numeri che egli stesso ha fornito per proclamare la manifestazione un successo anche di cassa,  si evince un buco di 240 milioni e un conto generale per tutti i cittadini di un 1 miliardo e 100 milioni che naturalmente sono stati sottratti a servizi e salari. Ma tanto, si sarà detto, chi è capace di fare 2 più 2 e soprattutto a chi conviene fare 2 più 2?

Tutto questo non prende nemmeno in considerazione il fatto che egli stesso sia stato e sia indagato per fatti corruttivi formalmente diversi da quelli che il procuratore generale ritiene gravi, ma non meno inquietanti, non tiene nemmeno conto dell’ignobile sceneggiata dell’autosospensione e poi dell’autoassoluzione che non sarebbe tollerabile nemmeno in Belize , deriva soltanto dalla logica e da elementare un sillogismo etico. Quello che ormai sfugge ai milanesi e pure agli illustri campioni della legalità e della sorveglianza come Cantone che gioca a stare eternamente nel mezzo.