hotel-rigopiano-6-693x420Oggi mi limiterò ad elencare in sintesi alcuni fatti che descrivono meglio di tante analisi lo stato reale del Paese e il suo stato preagonico tanto più evidente quanto più i bollettini medici tentano di nascondere ai cittadini la realtà.

  1. Un vecchio rifugio alpino costruito negli anni 30 sui detriti di una frana e proprio sulla bocca di un canalone, ritenuto agibile solo d’estate, viene ristrutturato, ampliato, trasformato di hotel a quattro stelle per godersi la neve nonostante il costante pericolo di frane o valanghe fosse evidente a chiunque capisca qualcosa di montagna. Del resto la cosa era segnalata anche nella mappa di rischio della Regione Abruzzo ed era solo questione di tempo il formarsi delle condizioni per la tragedia.
  2. La costruzione dell’albergo è segnata da un processo che tuttavia non ha nulla a che vedere con tutto questo, ma solo con l’occupazione abusiva di un terreno di 1700 metri quadri. La vicenda  però si è conclusa nel novembre scorso con un’assoluzione generalizzata: è vero i parenti dei consiglieri comunali che avevano firmato le delibere necessarie all’ampliamento della struttura lavoravano in quell’albergo, ma i magistrati hanno ritenuto che si tratta “di comportamenti abituali  di soggetti titolari di potere, i quali ritengono di utilizzare la loro posizione di primazia per assicurare vantaggi a familiari ed amici, consapevoli che il potere a loro affidato comporti di per sé tali privilegi”.
  3. La vicenda giudiziaria susseguita a un frenetico cambiamento di titolari, tutti però legati tra di loro, avrebbe anche potuto mettere in luce la pericolosità di un albergo posto in quella posizione, ma la cosa è sfuggita nelle more di tanta sapienza giuridica anche perché in questo caso il do ut des sarebbe stato più inquietante e non solo una prassi da considerare con cinica benevolenza.
  4. La valanga che era probabilissima dopo una forte nevicata e il cui rischio era stato segnalato giorni prima da Meteomont per non parlare delle previsioni a lungo termine risalenti a dicembre, è stata solo un’assassina preterintenzionale: gli ospiti del Rigopiano sia pure tardivamente volevano andarsene perché intuivano il pericolo, ma non hanno potuto farlo a causa delle strade bloccate per mancanza di spazzaneve, Ne doveva arrivare uno alle 17 del giorno fatale, poi è stato detto che sarebbe arrivato alle 19, ma non è arrivato mai, né per salvare gli ospiti in tempo, né per portare tempestivi soccorsi che probabilmente avrebbero risparmiato parecchie vittime. La disorganizzazione è stata totale su tutto il territorio colpito dalle nevicate, ha fatto sinergia con la mancanza di mezzi e con una protezione civile sempre evocata, ma in realtà priva di strumenti e delegata ad altro e più importante compito, ovvero quello di preparare il terreno agli affari del “dopo”. Persino la rete elettrica è collassata miseramente cosa che è avvenuta anche due anni fa sempre a causa della neve che guarda caso non è una rarità in inverno e in montagna. E dire che nella disgrazia, proprio le vicende sismiche avrebbero dovuto favorire una maggiore presenza di mezzi e uomini, una maggiore cura e attenzione.
  5. La beffa finale è stata apposta dall’alta funzionaria della prefettura di Pescara che non ha voluto credere, per motivi ignoti, alla notizia del crollo dell’albergo ricevuta via telefono: “E’ da stamattina che gira sta cosa… la mamma dell’imbecille è sempre incinta”, la si sente dire con enorme sconcerto  anche se si deve ammettere che l’alta funzionaria dev’essere una specialista nel campo dell’imbecillità umana. Ma vedrete rimarrà al suo posto, così come tutte le inchieste finiranno nel nulla, così come la vicenda del Rigopiano servirà egregiamente a nascondere le vittime che la colpevole disorganizzazione ha fatto altrove: non c’è nessun settore della vita del Paese che non abbia attivamente collaborato alla tragedia, che possa tirarsi fuori dal drammatico palesarsi dello stato del Paese .
  6. Infine, di fronte a tutto questo, le tv non fanno altro che proporre la presenza imperdibile della signora  Pezzopane, una politicante di basso livello ormai nota solo ai più trucidi ebdomadari dello stabbiolo televisivo per aver usato il mandato parlamentare al solo scopo di procurarsi un bel ami della mutua.