usa-declino-800x533Nei post dei giorni scorso ho parlato delle contraddizioni e del grottesco che emergono dalla ex verità del potere e in particolare dal tentativo di una parte prevalente dell’oligarchia americana e di quella ad essa associata di tenere in piedi uno stato di tensione e belligeranza globale come elemento di controllo e contenimento delle razioni popolari contro un  sistema fondato sulla progressiva disuguaglianza. La vicenda dei presunti hacker russi che avrebbero “manomesso” la campagna elettorale e portato Hillary alla sconfitta, l’accanimento e la rabbia con cui i poteri spodestati cercano di condizionare il futuro, il maccartismo intrinseco di un pensiero dominante che si esprime attraverso media tutti sotto controllo, sono però la spia di qualcosa’altro, non riflettono lo sconcerto e il disappunto per un “incidente”, ma nascondono il terrore di un cambiamento di paradigma.

L’elezione di Trump, seguita al Brexit, ha dato sfogo a un surrealismo totale con il quale i carnefici indossano la maschera di vittime. Quelli che hanno hackerato per decenni i server di tutto il mondo, aziende e Stati, alleati e nemici  si lamentano delle intrusioni russe e cinesi; gli stessi che hanno creato l’estremismo islamico prima del tutto sconosciuto, che sono stati gli sponsor di centinaia di gruppi terroristi, di rivoluzioni colorate e di Ong sovversive, piangono gli attacchi della vecchia Al Quaeda (oggi alleata) o dell’Isis; chi è stato campione nelle manipolazione elettorali praticamente su tutto il pianeta gridano che Putin ha truccato le loro, facendo mostra di un invidiabile complottismo che quando non giunge dai loro circoli viene invece ferocemente stigmatizzato. Isteria e demonizzazione sul nulla: troppo per essere solo frutto di un insuccesso elettorale e non invece il terrore per un lento, ma visibile cambiamento di paradigma che coinvolge contemporaneamente sia la teoria liberista, sia la posizione di monopolista mondiale degli Usa che l’ha imposta.

L’elezione di Trump molto al di là del personaggio stesso, tycoon legato all’economia tradizionale , costituisce una cesura storica dagli effetti imprevedibili provocata dal sommarsi di molti fattori che vanno dalla politica di breve respiro, alla corruzione diffusa, dalle spese sconsiderate nelle avventure militari, alla cesura tra economia finanziaria ed economia reale: tutte cose che hanno provocato un caos interno mai sperimento prima della guerra di secessione. Sanders aveva intercettato molto dello scontento e della rabbia delle classi popolari e per questo si sono fatte carte false perché non vincesse le primarie democratiche, pensando che la Clinton l’avrebbe spuntata facilmente contro Trump. Invece ha vinto la realtà fatta  di indebitamento massiccio degli studenti ovvero delle nuove leve della piccola e media borghesia in difficoltà, di un aumento straordinario della popolazione carceraria e della brutalità della polizia, di prestiti usurai, di totale assenza di protezione sociale per i lavoratori di basso e medio livello, di precariato selvaggio, di disuguaglianze mai registrate nella storia Usa, di ritorno delle tensioni razziali e come ciliegina sulla torta di prese in giro statistiche. Insomma si è passati dal sogno americano, citazione d’obbligo in qualsiasi produzione informativa o di intrattenimento, all’immagine di un Paese malato e degradato, nel quale si va formando un vulcano e cominciano a  sentirsi i primi tremiti, a mostrarsi le prime convulsioni. Ma con classi dirigenti disposte a tutto pur di mantenere i profitti stratosferici della globalizzazione, delle loro rendite e comunque della loro centralità di potere.

Disposte a giocare, non solo la solita carta della prepotenza economica (vedi i recenti casi Vw, Fiat – Chrysler e Renault) nei confronti delle colonie, ma anche la carta della potenza militare benché proprio l’avanzamento delle tecnologie belliche finisca per rendere meno efficaci i sistemi d’arma più costosi e complessi e dunque anche per erodere una delle fonti sul quale si è basato il dominio incontrastato degli ultimi 40 anni. Per farla breve qualsiasi scontro diretto con avversari all’altezza, si tramuterebbe in scontro nucleare. Per questo molte vignette apparse negli ultimi mesi un po’ dovunque suggeriscono l’idea che Trump non sia solo il 45°presidente degli Usa, ma l’ultimo presidente.