imagesCiò che poteva sembrare un’idea come un’altra, un’ipotesi di lavoro, una congettura, un’eresia rispetto al catechismo liberista, si va sempre più rivelando un modello di azione concreto: l’insensato  tentativo di Obama di provocare in ogni modo la Russia dopo la catastrofe della Clinton, di decretare emergenze nazionali contro l’Iran e persino la follia delmovimento di truppe in Polonia attuato in extremis a pochi giorni dal trasloco rende non solo plausibile, ma persino evidente il fatto che una parte delle oligarchie occidentali trova nello stato di perpetua belligeranza, nel clima di scontro geopolitico, persino nella possibilità di una guerra globale a cui tutto questo porta inevitabilmente, un modo per castrare, sopire, indirizzare altrove la rabbia dopo l’impoverimento, la precarizzazione del lavoro, il nuovo medioevo dei diritti, la messa in mora della democrazia e della libertà.

Da una parte il terrorismo derivato dai pasticci e dalle stragi in tutto il mondo arabo, sia esso spontaneo o segretamente aizzato e organizzato costituisce un ottimo pretesto per gli stati di emergenza e un controllo sociale soffocante, dall’altro la mobilitazione contro il vecchio nemico di sempre aizza nazionalismi sopiti e li depista dalla contestazione dei poteri sovranazionali non elettivi o di tipo feudal finanziario verso pericoli esterni suscitati ad arte. Con il vantaggio ulteriore di colpire i ceti popolari spostando ancora più denaro dal welfare verso armamenti e avventure belliche, minimizzando con le solite scuse securitarie le reazioni sociali. Certo guardando alla storia non c’è nulla di realmente nuovo, anzi si tratta di metodi vetusti, applicati mutatis mutandis in ogni epoca, ma ahimè funzionanti. E non è nemmeno escluso che nascoste da qualche parte nei circoli esclusivi dei ricchi tracotanti e perciò inevitabilmente stupidi, in gradi pagarsi le più delirabnti teorie, ci  siano fazioni che preferiscono l’armageddon  a un possibile declino della linea di potere e dei suoi strumenti politici ed economici.

Perciò troviamo insieme e affastellati gli elementi contraddittori e irrisolti del capitalismo, nascosti per molti decenni dietro il paravento di un keynesismo obbligato dal mondo bipolare, ma balzati allo scoperto con il neo liberismo: balliamo ai fumi di un cocktail grottesco dove un vacuo cosmopolitismo  conformista si collega alle guerre di civiltà, nel quale un cinico e anodino nazionalismo continentale che non teme nemmeno la croce uncinata, si sostituisce a quello tradizionale delle patrie, in cui tutte le conquiste di democrazia e libertà che differenziavano l’occidente vanno man mano perdendosi. Ma è chiaro che si tratta di elementi troppo diversi per poter essere efficacemente emulsionali a lungo e dare come risultato un composto stabile: la miscela neoliberista comincia a separarsi e a impazzire come una maionese mal fatta, ma mano che i ceti che ne sostenevano i rozzi decaloghi si vedono trasformati in vittime degli stessi. E’ un processo nato lentamente,  ostacolato dalla concentrazione dei media in poche e interessate mani, ma che ha dalla sua parte la realtà concreta.

Per questo non c’è da stupirsi delle provocazioni al limite dell’assurdo, dei doppi e tripli giochi, della disumanità più assurda, delle menzogne a getto continuo, dei ministeri della verità: le guerre locali e la guerra globale vengono ormai messe in conto come l’igienica salvezza dal nuovo feudalesimo in fasce.