Anna Lombroso per il Simplicissimus

Che la scienza delle previsioni non sia neutrale è risaputo, quando perfino quelle meteorologiche sono soggette a condizionamenti o al timore che certi annunci compromettano attività economiche e rendite.

E c’è da sospettare che il ceto dirigente venga selezionato sulla base dell’indole a farsi prendere di sorpresa, a quel candore infantile o primitivo che rende tutto inatteso, imponderabile, impensato e sbalorditivo. E di conseguenza non governabile e fatale. Ogni fenomeno arriverebbe come un cataclisma indipendente da volontà e responsabilità, come un terremoto. Che in effetti lo è mentre non lo sono invece certi effetti determinati da trascuratezza, volontà criminale di profitto, avidità e cialtroneria. Se il sisma è una catastrofe naturale non lo è la catastrofe politica che, mentre il neo presidente scia in settimana bianca – che anche l’inverno è disuguale – non si prepara alla neve a gennaio in zone che nella tradizione e nella cultura popolare sono legate all’immagine, appunto, di presepi imbiancati, che non prevede che l’abbazia di Sant’Eutizio o la chiesa di San Salvatore a Campi debbano essere puntellate dopo le scosse di agosto per prevenirne il crollo in occasione del ripetersi dei movimenti tellurici, se dopo le prime scosse di Amatrice e Arquata chiunque poteva accorgersi che la situazione per il patrimonio storico artistico era a rischio, che nella zona tra Fabriano e Ascoli Piceno erano centinaia le chiese inagibili, migliaia le opere d’arte in pericolo.  Come si potrebbe altrimenti chiamare se non catastrofe politica e premeditata quella calamità che ci affligge da decenni, quella piaga che ci ha portato alla rovina e che sta condannando all’esilio intere popolazioni del Centro Italia, fatte di agricoltori, allevatori, lavoratori di aziende e piccole industrie,  espulse dai loro luoghi fino a pochi mesi fa opulenti quanto belli, pingui quanto armoniosi?

Turlupinate da quell’infame sodalizio corrotto e corruttore di amministratori sleali e imprenditori assatanati coi suoi lavoro al ribasso, con la polvere nel cemento, abilitati a condurre a un tempo lavori e sorveglianza sugli stessi,  oltraggiate da una strategia della ricostruzione che promette casucce di legno a primavera insieme all’invito a svernare altrove, che tanto quella diaspora di cittadini sradicati, spaventati, che non ha nemmeno più voglia di esprimere collera, non saprebbe dove votare, figuriamoci per chi o contro chi? Offese insieme alle loro bestie che se non sono già morte di paura, fame e sete, adesso crepano di freddo, beffate dalla sconcertante  proibizione a attrezzarsi in proprio con container “inappropriati”, tacciate di criticabili impazienza e  irragionevolezza?

Ma non c’è da stupirsi. In fondo è stata trattata allo stesso modo anche la crisi interpretata come un fenomeno inatteso, ineluttabile e incontrastabile perfino là dove è stata orchestrata e azionata. Per non parlare degli esodi biblici che mandano per il mondo ispirato da civiltà superiore milioni di esseri di serie B, spinti da istinti bestiali: fame, sete, paura, prodotti inaspettatamente da guerre di conquista, razzie e saccheggi, dissipazione di risorse alienate per il nostro benessere.  O del terrorismo frutto della stessa delirante smania di potenza imperiale che ha scelto amici e nemici per giustificare conflitti, stragi, repressioni o sostegno a tiranni e despoti, favore a regimi sanguinari e nutrimento per tremendi scontri razziali, destinati comunque a annientare i più poveri e sommersi.

A dirla tutta sono stati sorpresi anche dalle urne, anche se si è votato con le carte truccate, come è ormai d’uso. Non si aspettavano di essere battuti e hanno reagito  come al solito. Facendo finta di niente, convertendo la disfatta in onorevole vittoria di quella stessa democrazia che volevano cancellare, ricollocandosi o insediando i loro fantocci nei ruoli chiave. E comportandosi come in caso di catastrofe, in modo che il male peggiori: si tratti di lavoro svalutato, territorio disastrato, ambiente manomesso, salute compromessa, banche in fallimento per dichiarata disonestà. Cosicché tutto diventi emergenza da gestire con sbrigativa autorità, con arruffona sfacciataggine, con decisionismo pasticcione, grazie a regimi eccezionali, misure straordinarie, governi di salute pubblica, ducetti criminali, deportazioni, limitazioni di libertà, espropriazione di beni e diritti.

Una volta non è bastata, sorprendiamoli ancora e per sempre, stupiamoli coi nostri No.