fake-news-listContinua imperterrita la campagna contro quelle che vengono definite le fake news o la post verità o più familiarmente le bufale del web: significativamente non si parla mai o quasi di bugie o di menzogne ovvero della sostanza, ma si fa ricorso a frasi fatte dell’anonimato globale di lingua inglese, a eufemismi elitari oppure al linguaggio popolare, cercando di evitare parole compromettenti per chi fa dell’infingimento una professione. Certo ogni potere fin da quando si hanno testimonianze storiche ha bisogno di costruire le proprie verità e più ancora un proprio mondo, un proprio orizzonte di senso che le giustifichi senza dover trovare riscontro. Si potrebbe pensare all’ economia che ha accompagnato come strumento di legittimità l’ascesa della borghesia fra il Seicento e il Settecento e che da scienza umana come la sociologia pretende di essere una “scienza dura” alla base di ogni aspetto della vita. Ma perché non anche le religioni e le loro buone novelle create, avallate o trasformate dagli stessi che ne traggono giovamento più che terreno?

Si potrebbe rendere molto dura la vita di chi vuole coartare la libertà di espressione mostrando come una straordinaria quantità di verità indiscutibili alla base della politica, delle dinamiche storiche e sulla formazione delle persone non abbia in realtà nessuna possibilità di verifica e possa essere creduto solo con un atto di fede. Facciamo un esempio di scuola anche se può apparire paradossale: non c’è alcun dubbio che tutta la  religione cristiana si basi sul presupposto della resurrezione di Gesù, attestata da quattro vangeli, scelti per volontà di Costantino come veritieri e scartando tutte le altre numerose testimonianze scritte: si tratta di testi che furono redatti dai 30 agli 8o anni dopo la morte di Cristo da uomini che non furono testimoni dirette degli eventi e che dunque parlano di seconda o terza mano o ancor peggio sulla base di scuole settarie giudaico apocalittiche. Tralasciando le numerose incongruità fra i quattro testi sui fatti precedenti e successivi all’evento, il vero e proprio bailamme attorno ai tempi per farlo avvenire dopo il terzo giorno, ovvero secondo un leit motiv di tutta la Bibbia recuperato anche in questa occasione, ci accorgiamo che in verità nessuno parla di resurrezione: ciò che si dice è che le donne andarono per ungere il cadavere di Gesù e non ve lo trovarono. Non c’è alcuna testimonianza diretta, non vi sono, cioè, persone che hanno visto direttamente la risurrezione di Gesù, nessuno era presso la tomba e ha assistito al fatto. E dal momento che a quei tempi le nicchie funerarie venivano spesso profanate sulle prime nessuno pensò a una resurrezione e solo dopo le apparizioni (ma anche su questo c’è una bella confusione) i discepoli pure a fatica si convinsero dell’evento, ma questo certo non prova nulla vista la sterminata letteratura di tutte le culture e di tutti i tempi sulle presenze spettrali di ogni genere.

E tuttavia non senza una qualche protervia il catechismo sostiene che “davanti a queste testimonianze (sic) è  impossibile interpretare la risurrezione di Cristo al di fuori dell’ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico”. La Chiesa in realtà si preoccupa che l’evento non sia interpretato in maniera soltanto simbolica che sarebbe un durissimo colpo alla dottrina, ma non certo di dimostrare l’evento stesso. E per tacitare i dubbi che anche il fedele più coinvolto potrebbe covare deduce dal disorientamento e dall’incredulità dei discepoli che il fatto è reale perché non è frutto di esaltazione mistica. Allora cosa facciamo cari signori di Bruxelles, denunciamo il Papa perché diffonde fake news, notizie non verificate assieme a vescovi e pastori? Oppure si ammette che le uniche bufale prese in considerazione sono quelle che contraddicono gli oligarchi? Oppure  dovrebbe partire una denuncia tutte le volte che  tv e giornali danno notizie non verificate in proprio e sostanzialmente sempre desunte da organi ufficiali? Vogliamo cominciare questo gioco?

Io ci sto, anzi ci vado a nozze e per prima cosa chiederei una dimostrazione matematica e inoppugnabile della sensatezza dei criteri con cui sono stati definiti i livelli di debito, ben sapendo che essa non è possibile poiché si tratta solo di una decisione politica. Perché i veri fake in tutti i sensi sono proprio lor signori.