lagarde-675Mentre a Berlino un lupo solitario, ma circondato da chissà quali “voci di dentro” compiva la strage di Natale, qualcosa di molto più grave e significativo si svolgeva dietro le quinte dell’informazione, qualcosa che rappresenta un non senso della legalità e che anticipa un ritorno alla giustizia diversa per tutti, nella quale gli uomini di potere e di contorno al potere possono godere di una impunità sostanziale. Non che la strada non fosse già ampiamente spianata verso questo medioevo della giurisdizione e lo sappiamo bene in Italia dove per quasi trent’anni l’etica della cosa pubblica è divenuta giustizialismo agli occhi di un ceto politico degradato e dei suoi clientes, ma  in questo ultimo scorcio del 2016 si è  passati dalla prassi, all’affermazione di un principio di disuguaglianza.

E’ accaduto in Francia dove Christine Lagarde, attuale direttrice del Fondo monetario internazionale, ma anche ex ministro delle finanze di Sarcozy, è stata condannata per la “grave negligenza” ( viviamo nel tempo degli eufemismi) nell’arbitrato fra Bernard Tapie e il Credit Lyonnais, riguardo alla proprietà dell’Adidas, un affare da 403 milioni di euro che sono poi finiti sulle spalle  dei cittadini, dando il via al trasferimento di fondi pubblici verso il sistema finanziario, creando quel debito che ora gli stessi cittadini sono chiamati a saldare sulla loro pelle.  Il che svela il concetto di “interesse generale” di questa signora e quello di chi l’ha chiamata a dirigere l’Fmi. Sì, condannata a un anno di carcere e a 15 mila euro di multa, in realtà niente in confronto all’entità del danno,  perché non poteva essere negata la sua sfacciata parzialità nei confronti del compagno di merende Tapie: solo che la Corte di giustizia della Repubblica, un tribunale apposito dei ministri, ha pensato bene  di dispensarla dalla pena e dall’iscrizione nel casellario giudiziario grazie alla sua “personalità” e alla sua “reputazione internazionale”. In pratica colpevole de iure, innocente del facto. Chiaro che la cosa ha fatto un certo scandalo in Francia, dove proprio nei giorni della sentenza un uomo è stato condannato a due mesi per il furto di una madeleine e una cassiera è stata licenziata e sbattuta dietro le sbarre per un ammanco di 5,35 euro: qui si parla di oltre 400 milioni che i francesi hanno dovuto pagare per le “gravi negligenze” della Lagarde, praticamente 6,6 euro a testa, neonati compresi,  ma la signora è stata dispensata anche se la pena di un anno è nei limiti della condizionale e la multa costituisce appena il 30 per cento del suo stipendio mensile. Mance e benefit esclusi, ovviamente.

E dire che il suo comportamento è stato quello dei ricchi tracotanti e bugiardi : aveva promesso di lasciare la sua prestigiosa poltrona durante il processo, ma ha non mantenuto la parola data e se ne è stata ben ferma a Washington in attesa del suo certificato di impunità. Proprio lei che intona, assieme a tutto l’Fmi , il coro della buona governabilità, qualunque cosa voglia dire, esige per gli stati la più grande disciplina finanziaria, che manda quotidianamente reprimende e memorandum sulla spesa, che opprime la Grecia con le sue ottuse dottrine, che  rimprovera persino i pensionati per la scorrettezza di morire troppo tardi. In pratica questa sentenza segna una sorta di territorio franco per i reati finanziari come dimostra anche la fiducia espressa sia dal governo francese, sia dallo stesso Fmi nei confronti della Lagarde, come se 400 milioni di euro fossero una bagatella e la responsabilità qualcosa cui sono obbligati solo i poveracci. Dunque invece de la garde a vue, ovvero l’arresto, come si potrebbe scherzare in francese, sulla signora si fa pieno affidamento come di solito avviene fra mandanti ed esecutori.