Questo breve filmato non lo vedrete in Tv, né i suoi fotogrammi compariranno sulla stampa mainstream e persino in molta parte della rete: si tratta della popolazione cristiana di Aleppo che festeggia con un enorme albero di Natale la liberazione dai suoi presunti e propagandati liberatori. Un fatto particolarmente imbarazzante per l’informazione italiana che deve tacere sulla gioia dei cristiani in Siria, qualcosa che lacera le sue animucce tutte Usa e Chiesa. Ma anche fonte di grande imbarazzo, ipocrisia e menzogna per tutte le cancellerie occidentali che da una parte hanno pianificato e pagato il grande massacro anti Assad, ma per ragioni di consenso derivanti dalla guerra di civiltà che essi stessi hanno usato per ragioni interne, devono far finta di tenere in gran conto i cristiani di Siria. Il governo francese, uno dei maggiori responsabili del reclutamento e addestramento dei “ribelli”, ovvero di terroristi in gran parte fatte affluire dalla Libias, è arrivato ad allestire una sorta di babbonatalata con doni per i bambini della comunità cristiano caldea presente in Francia.
Ci sono stati ovviamente anche molti altri festeggiamenti (vedi foto sotto) dopo la definitiva fuga dei seimila mercenari dalla città e persino i bambini sono scesi in strada ad onta del fatto che secondo i racconti bugiardi dell’informazione occidentale non ce ne dovrebbero più essere, sterminati nelle decine di ultimi ospedali distrutti dalle bombe. Si tratta di uno fra i capitoli più oscuri della storia occidentale, di un’offuscamento globale di verità, che si concreta non solo attraverso i media, ma anche con la sistematica uccisione di attentatori, rintracciati grazie alla mania di questi ultimi di lasciare documenti sui luoghi delle stragi. Alla totale mancanza di intelligence che porge cittadini inermi ai camion o alle pallottole segue una straordinaria, magmatica e a quanto pare ottusa efficienza che evita la cattura di personaggi che invece sarebbero utilissimi per smantellare le reti del terrore. Forse è venuta l’ora di vederci chiaro e di lavorare per un cambiamento radicale.
Parafrasando Churchill si potrebbe dire che la vittoria di Aleppo, come quella di El Alamein, rappresenta la fine dell’inizio più che l’inizio della fine di un periodo catastrofico, in cui la politica ha appaltato alla finanza la gestione della res publica mondiale.
Le panzane dei media occidentali asserviti all’elite della globalizzazione forzata non possono nascondere la cruda realtà: la NATO è stata sconfitta, la sua creatura ISIS, o meglio il mostro pianificato dai think tank anglosassoni, come il RIIA inglese e il CFR americano con i loro centri studi islamici, è in rotta e i mercenari che lo compongono dovranno essere spostati, con qualche ponte aereo, in altre zone del pianeta a uccidere e destabilizzare secondo copione.
La Russia è padrona del Medio Oriente e può disporne a suo piacimento.
Come altre volte nella storia Davide ha sconfitto Golia.
Io invece vedo gli scontri fra potenze come una combine, un gioco coordinato dove si sa prima chi vincerà e chi perderà perché quello che conta è “giocare”, ossia vendere armi, e non vincere o perdere. Anche la NATO, con la fiaba della Russia nostra nemica, sta facendo riarmare alla grande tutti i suoi alleati e dunque non sta affatto perdendo perché la NATO non ha la funzione di vincere guerre ma di supportare l’industria bellica americana e lo sta facendo egregiamente. E la Russia è la stessa cosa degli Stati Uniti, un paese ipercapitalista dove un’azienda che aveva il dominio windows.ru perché costruiva finestre è stata obbligata dai tribunali russi a cederlo alla Microsoft, e dove i grandi del web (tutti americani a parte Yandex) impazzano e condizionano le menti dei giovani russi. Non parliamo poi della stampa dove tutte le grandi testate occidentali hanno colonizzato la stampa autoctona (perfino il nostro Quattroruote pubblica una sua versione russa!). Mi sa che i veri russi, quelli non colonizzati, sono ormai solo gli stranieri che si ricordano la Russia di antan e per non so quale meccanismo mentale tendono a considerarla ancora un’alternativa al capitalismo come se il tempo si fosse fermato a quegli anni.
NB Ecco la notizia dell’Izvestia relativa alla controversia sul dominio windows.ru: http://izvestia.ru/news/551028#ixzz2zWGsbYd0
Sono d’accordo per quanto riguarda le tue considerazioni sul rapporto tra NATO e apparato militar-industriale americano.
Credo, però, che, nel caso del progetto ISIS, finanziato dalle petromonarchie sunnite e sostenuto dal punto di vista militare dai servizi angloamericani e israeliani, la destabilizzazione non avesse come unico fine il profitto delle multinazionali delle armi.
L’asse Iran-Iraq sciita- Siria- Libano rappresentava una minaccia concreta per Israele e le monarchie sunnite del Golfo e la sua distruzione una priorità geopolitica.
L’intervento vincente di Putin ha tenuto in vita il collegamento politico e militare tra l’Iran e Hezbollah.
In più il fallito colpo di Stato in Turchia ad opera di un ricchissimo rifugiato turco negli USA ha avvicinato Erdogan alla Russia, come la politica americana favorevole ai Fratelli Musulmani ha portato anche la nazione più popolosa e ricca, cioè l’Egitto, nell’orbita russa.
L’apparato industriale USA ha sicuramente fornito un servizio pessimo alla NATO in cambio di profitti stratosferici e il risultato è stata una sconfitta militare epocale.
Gli USA sono fuori gioco in Medio Oriente, a meno che Putin non decida per suoi interessi, di farli rientrare.
Tutti i governanti occidentali degli ultimi 20anni dovrebberero essere giudicati e condannati da una corte internazionale per crimini di guerra contro l’umanita’, insieme a tutti i giornalisti
Concordo ma aggiungo che anche le corti internazionali andrebbero condannate per aver esercitato giustizia e ingiustizia a senso unico e nel solo interesse delle nazioni che ne hanno favorito la nascita. Le corti internazionali sono una palese violazione del principio di sovranità, al pari dell’ONU, che è una democraticissima istituzione dove 5 paesi hanno diritto di veto e gli altri no. Niente dovrebbe essere più in alto di una nazione sovrana perché se c’è qualcosa che è più in alto, allora la nazione non è più sovrana. È la matematica del pensiero, peccato che siano in pochi a praticarla.