grilli-mps-1Si diceva prima del 4 dicembre, anzi lo dicevano quelle facce di bronzo  purtroppo sempre al loro posto nonostante la sonora bocciatura del no che il sistema bicamerale faceva perdere tempo. Ma era una bugia, visto che il governo, sempre quello, ma con abiti diversi ritirati dal lavasecco, non ci ha messo poi molto a varare un fondo di 20 miliardi per salvare Mps, il banco dei pegni del Pd e le altre banche in difficoltà, vittime della loro stessa avidità, delle liasons dangereuses con la politica e dei pasticci che hanno creato al tempo dei “dubbiosi disiri” di speculazione selvaggia . Detto fatto, premuto qualche tasto per guidare Robot Gentiloni ed ecco che si trova un fondo “salvarisparmi” da 20 miliardi: in pochi giorni sono saltati fuori soldi che per anni non ci sono mai stati per scuola, sanità, pensioni,  welfare,  contratti del pubblico impiego, sistemazione dell’ambiente, terremotati, tutti ambiti sempre più depredati  e immiseriti dalla necessità di ridurre il debito. E non ci sono stati nemmeno per l’economia reale che viene assassinata dalla sottrazione di risorse che finiscono poi nel calderone finanziario.

Naturalmente per quanto Padoan cerchi di rivoltare la frittata questi venti miliardi peseranno eccome sui conti e per salvare l’economia del Pd e contado forzaitaliota, si infierisce ancora sull’economia generale del Paese e sulla sua residua sovranità: perisca la nazione purché viva la fazione come si potrebbe dire ribaltando la famosa bugia di Mussolini ammannita al popolo dal balcone di Palazzo Chigi nel ’24. Per comprendere bene il significato politico e sociale dell’operazione messa in piedi in tutta fretta occorre tenere presente due cose e le loro naturali conseguenze. Innanzitutto la cifra messa a disposizione per evitare un eventuale “bail in” di banche coperte fin dall’inizio della crisi nelle loro magagne e dichiarate solidissime fino a una ventina di giorni fa, non viene in soccorso ai risparmiatori o quanto meno alla loro grande massa: solleva invece dal dover pagare i massimi dirigenti, gli azionisti, (parecchi dei quali stranieri)  gli obbligazionisti e  i correntisti con più di 100 mila euro sul conto.Si tratta dunque di tutelare principalmente finanzieri, ricchi e benestanti non cerro i modesti risparmi di una vita fatta eccezione per quei poveracci convinti cin l’inganno ad acquistare come investimento un po’ di titoli o quelli che nemmeno sanno di essere possessori di obbligazioni subordinate, come Banca Etruria insegna. Si tratta di una vera e propria truffa continentale  che tuttavia colpirebbe al cuore proprio la fascia dei padroni e quella di alto reddito che esprimono il massimo consenso a questo tipo di europeismo. Quindi il governo viene in soccorso dei ricchi privati e in sostanza dei propri elettori e del proprio principale partito di riferimento con 20 miliardi di denaro pubblico ( quelli dei privati , il fondo interbancario Atlante e le promesse del Qatar si sono fatti di burro come si dice a Bologna) che dovranno però pagare tutti i poveracci italiani: già perché la cifra accantonata a debito finirà per innescare le clausole di salvaguardia che prevedono un aumento dell’Iva fino al 25% e successivamente al 25,9%, quindi un pesantissimo aggravio su ogni consumo. E nemmeno basterà visto che c’è una probabilità su cento che tutto questo  non porti a un diretto controllo del Paese attraverso la troika.

Nemmeno si sa se sarà possibile risparmiare qualcosa con un intervento di tipo condivisione degli  oneri (burden sharing), teoricamente non più fattibile nella Ue, ma in realtà derogato in qualche caso, in Slovenia per esempio,  nel quale l’intervento statale arriva dopo che azionisti e correntisti con più di 100 mila euro hanno dato il loro. Forse sarebbe una via praticabile, ma non si vede quale vantaggio politico ne possa venire a un governo che dovrebbe comunque spendere senza tuttavia evitare il trauma. Esiste un problema però: la creazione del fondo di 20 miliardi deve essere approvata dal Parlamento in tutta fretta, entro mercoledì visto che il giorno dopo si conosceranno i risultati  dell’offerta di conversione delle obbligazioni subordinate lanciata da Montepaschi che, a giudicare dalla fretta del governo, non dovrebbe andare poi così bene. Oltretutto la misura richiede la maggioranza assoluta ed è per questo che contestualmente Gentiloni chiede a tutti di dire sì all’operazione confidando che la fretta e l’ennesima emergenza impedisca di chiedere contropartite che in questo caso consisterebbero nel ritorno al pubblico di banche da salvare con il denaro di tutti.

Purtroppo l’opposizione, Cinque Stelle e la galassia della sinistra radicale, non sembra ancora avere strategie per reagire alla situazione e cominciare a costruire il futuro, ovvero lo sganciamento dall’euro e dai trattati dell’eurozona oligarchica e bancaria: non è facile, certo, e bisogna possedere nervi saldi e idee chiare per portare a compimento il salvataggio del Paese senza che questo si trasformi in un naufragio, ma è la premessa assolutamente necessaria per non sprofondare. Vitale, come anche questa vicenda dimostra, è spazzare via il ceto politico che ha accettato senza discutere il neofascismo liberista (l’osssimoro è solo apparente, cominciamo a chiamare le cose col loro nome) e ci ha lasciati in braghe di tela accettando che la quasi totalità delle decisioni venga presa altrove, mentre il poco che rimane ancora nelle nostre mani viene utilizzato dal ceto politico per operazioni opache, elettoralistiche o corruttive. Abbiamo già detto No e bisogna continuare, resistendo ad ogni ricatto o mozione degli affetti, ad ogni inganno.