nusra-1024La narrazione occidentale sulla Siria, le bugie evidenti, l’organizzazione di un vero e proprio set e laboratorio di disinformazione supera di gran lunga ciò che si è visto nel quarto di secolo precedente quando con il crollo dell’Unione sovietica gli Usa e i loro ascari europei pensavano di poter disporre di un monopolio totale  dell’informazione e del giusto. La menzogna jugloslava, la prima così globale, con le sue macabre deformazioni sembra un mortaretto a confronto del tritolo informativo che viene usato in questo caso nel quale praticamente tutto ciò che viene detto è inventato di sana pianta a cominciare dai terroristi mercenari importati dalla Libia, pagati e riforniti di armi dall’occidente che vengono trattati come liberatori dal regime di Assad e punta armata di una guerra civile che non esiste. Passando per una presunta guerra all’Isis che invece è al momento utilissima a creare caos e a facilitare l’avvento di un medio oriente made in Usa. Per finire alla produzione di notizie e gestione della filiera informativa fruibili dal mondo occidentale più che sospetta (vedi qui)  e alla marea di sedicenti Ong “internazionali” e tutt’altro che neutrali, tra cui alcuni che finanziamo sotto ricatto e lacrima umanitaria.

Tuttavia in questo caso la massiccia propaganda sembra avere meno efficacia pur essendo stata annientata nell’arena politica qualsiasi area critica. Può darsi che il fenomeno sia dovuto alla nascita delle rete e quindi allo svilupparsi di una controinformazione credibile che scardina  le tesi del maistream, anche se nell’oceano di bit si trovano valanghe di complottismi , semplicismi oltre che una nutrita serie di troll e di disinformatori di sistema che possono fingere di essere liberi e disinteressati spettatori. Il fatto è che al contrario della vicenda iugoslava avvenuta in un momento di totale monopolarità americana che non consentiva in certezze sull’esito del conflitto, mentre adesso i piani di Washington, con Londra e Parigi in qualità di steward di bordo, sono minacciati dal risorgere della potenza russa e dal gigantesco potenziale cinese. Certo uno storico avrebbe dovuto domandarsi come mai per 80 anni gli Usa si erano posti come fautori di una Jugoslavia unita appoggiandone tutte le ambizioni territoriali dal trattato di Versailles in poi e improvvisamente avessero deciso di disgregarla. Ma questo certo non era una domanda che poteva porsi l’uomo della strada.

Il quale invece oggi è profondamente disorientato: la paura del terrorismo instillata per molti anni e resa isterica dagli attentati mal si concilia con la campagna anti Assad, con le continue accuse alla Russia, scesa in campo proprio per battere il terrorismo. E ancor meno di concilia con l’evidente prigrizia nel combattere il mostro islamico che aveva tenuto banco con le sue decapitazioni e l’invasione dei profughi inizialmente attribuita all’espansione del  Califfato. Qualcosa nella narrazione non funziona come dimostra anche il fatto che Al Qaeda,  alias Jabhat al-Nusra, alias Jabhat Fateh al-Sham, sia passata da nemico assoluto ad alleato, per non parlare del ruolo delle petromonarchie della penisola arabica, ufficiali pagatori del terrorismo, aperte protettrici di ogni integralismo e tra i regimi più avversi ad ogni minimo sintomo non solo di democrazia, ma anche di quelle libertà esclusivamente individuali che sono la ingannevole sala di rappresentanza  del pensiero unico. Le contraddizioni da mettere assieme sono davvero troppe e si sopperisce alla mancanza di qualità della narrazione affetta da troppe doppie verità con la sua sovrabbondanza nell’auspicio che il chiasso finisca per confondere e la ripetizione per convincere.

Ma quando scende in campo un avversario, quando si comincia ad essere ammantati dal sentore o anche dalla semplice possibilità di sconfitta, tutto cambia: la verità del vincitore certo e predestinato comincia a zoppicare e a rivelarsi come ancella di interessi oscuri se non  inconfessabili. E nel migliore dei casi diventa una verità, non la verità: il mondo multipolare comincia ad Aleppo.