d83a0c2afa1917b31161a6e1a652c23cIn Italia si sa, sono tutti allenatori di calcio e in primo luogo lo sono i giornalisti sportivi che cianciano ininterrottamente della materia, ma sono anche tutti costituzionalisti e primi fra tutti molti opinionisti per non parlare dei politici dall’incerto curriculum , i ministri  con scuola dell’obbligo interrotta, ma trasformata magicamente in magna cum laude o certi presidenti emeriti tanto raffinati giuristi da non essere mai riusciti a passare l’esame da avvocato per quanto insistentemente e vibrantemente ci abbiano provato. Così non stupisce che una vera folla di commentatori  armata della stessa Costituzione che fino ieri voleva scardinare e massacrare, si sia scagliata contro la proposta del Cinque stelle Di Battista per un referendum sull’euro asserendo che essa non sia costituzionale e dunque non si possa fare.

Naturalmente nell’ansia di stroncare alla radice una proposta che è cianuro per gli editori di riferimento, essi non hanno capito pressoché niente del senso della cosa. Sono uno di quei rari individui che non osa chiamarsi costituzionalista, ma so benissimo che l’articolo 75 dice che non è possibile proporre consultazioni popolari abrogative sulle “leggi tributarie, di bilancio, di amnistia ed indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. Infatti Di Battista propone tutt’altra cosa ovvero un referendum consultivo di indirizzo di cui esiste un precedente, quello del 1989 quando si tenne questo tipo di consultazione sul mandato costituente  da attribuire al Parlamento Europeo a seguito di una proposta di legge di iniziativa popolare che venne approvata dal parlamento italiano. A quei tempi il pentapartitone Craxi – Andreotti si mosse perché un referendum di questo tipo aveva molte probabilità di far passare un assenso di massima (che in effetti ci fu) il quale poi avrebbe potuto essere usato come surrogato di una vera e assai più pericolosa consultazione sulla costituzione europea effettiva.

E’ proprio questo che propone Di Battista, un referendum consultivo e dunque non vincolante che tuttavia avrebbe un enorme peso politico anche se i risultati fossero snobbati dalle elites del potere.Lo stesso avvio di una consultazione del genere potrebbe far maturare in termini più razionali quello scioglimento meditato e ordinato della moneta unica che invece rischia di avvenire all’improvviso con un drammatico schianto, come ormai molti economisti si aspettano. Un’esplosione repentina di cui naturalmente sarebbero vittime i più deboli, intesi sia come fasce sociali che come cittadini degli stati che hanno subito più danni dalla follia eurista.  Dunque sono semmai i commentatori a non sapere un amato cazzo sulla Costituzione e sulla storia legislativa recente. A parte questo però ho anche qualche dubbio sul fatto che l’articolo 75 della Costituzione impedisca un semplice referendum abrogativo: è vero che la moneta unica nasce da un trattato internazionale, quello di Maastricht che perciò sarebbe un tema sottratto alle normali consultazioni popolari, ma è anche vero che si tratta di un trattato sui generis che come quello successivo e conseguente sulla cosiddetta costituzione europea, implica conseguenze su numerosi ordinamenti legislativi referendabili e anche correzioni costituzionali che non possono essere trattate come legge ordinaria. In realtà i problemi giuridici sono parecchi anche se nel dibattito pubblico non emergono e sono anzi tenuti ben nascosti.

La citata costituzione europea che sussume e assume Maastricht ha secondo un’importante scuola di pensiero e secondo la stessa corte di giustizia europea una natura ibrida fra trattato e Costituzione, che non è certo un problema di poco conto perché  queste ultime sono il risultato di un’autodeterminazione che deve promanare dai cittadini mentre i trattati sono imputabili esclusivamente agli Stati. Chiedo scusa ai lettori di annoiarli su temi  che raramente e solo di straforo emergono nel dibattito sebbene siano fondamentali e denotino tutta l’ambiguità della costruzione europea e della sua moneta che di fatto sono una confusa e subdola costruzione elitaria. In ogni caso tornando alla nostra Costituzione e al referendum sull’euro è chiarissimo che qualora i trattati internazionali di cui parla l’articolo 75 siano tali da generare una perdita di sovranità e una mutazione della stessa carta fondamentale, ovvero diventino un’altra cosa rispetto alla definizione che avevano in mente i costituenti, la loro approvazione confligge con l’articolo 1, quello che appunto attribuisce tutta la sovranità al popolo. Quanto meno tali approvazioni dovrebbero seguire un iter identico a quello prescritto dalle riforme costituzionali e lasciare spazio a un referendum confermativo se un quinto dei membri di una Camera, cinquecentomila elettori o cinque consigli regionali lo chiedano.

In realtà con la formuletta fuorviante e semplicistica del trattato internazionale si cerca solo di soffocare ogni reale dibattito, come prescrive l’oligarchia europea e si fa di quella costituzione alla quale volevano attentare, una sorta di bavaglio, di coperchio per il vaso di Pandora che hanno costruito.