renzi-gentiloni-770894Lo chiamano amichevolmente “Er fotocopia” per la sua capacità di prendere gestualità e persino fattezze dei suoi mentori del momento, da Rutelli che se lo prese in Campidoglio a fargli addetto stampa a Renzi che lo ha messo agli Esteri per la sua fedeltà assoluta alla Nato. Ma proprio il suo essere così disperatamente anonimo e informe, così voce del padrone, così vacuo e noioso nell’eloquio ha permesso a Gentiloni di scamparla sempre, di essere un’ombra poco notata nella seconda fila, di inanellare errori su errori, dire una cosa e farne un’ altra, senza che gli si badasse molto: può anche parlare per un ora che un minuto dopo ci si chiede, Gentiloni chi?

A causa di questo non riscuote grande stima  al punto che Francesco Nicodemo oggi responsabile della comunicazione del Pd arrivò a dire prima delle elezioni per Roma: ” Se fossi romano e dovessi votare per Gentiloni a sindaco voterei per il M5s” . Però la stima conta poco nel mondo contemporaneo e in questi frangenti egli sale a Palazzo Chigi non in virtù del suo essere, ma del suo non essere: dal punto di vista del ceto politico è un uomo  prezioso perché sarà la sua fotocopia e in quanto tale  ha l’unico incarico di far durare il governo più a lungo possibile in maniera che i deputati attuali possano godere del vitalizio e soprattutto che in qualche modo si riesca a salvare il Pd e con esso la spina dorsale degli assetti di potere. E’ sulla poltrona per far melina mentre Bruxelles detterà la drammatica agenda di un Paese nel mirino, per fare da Lexotan, cosa in cui è talmente bravo che potrebbe essere inserito nella famacopea ufficiale. Se Renzi amava fare il burattino ribelle Gentiloni farà il pelouche animato. Certo sono sempre sorpreso da questo atteggiamento fideistico e grottesco nelle sorti progressive del liberismo inselvaggito e dal fatto che nessuno avverta gli scricchiolii sinistri che provengono da ogni dove: si spera in una sorta di miracolo, di ribaltamento che renda possibile una resurrezione degli attuali assetti politici, che basti rinviare il redde rationem in attesa di non si sa cosa, mentre tutti avvertono che il vero brutto deve ancora arrivare.

In questo senso la scelta di Gentiloni  “er fotocopia”  sembra andare oltre le necessità contingenti e rinviare a buona parte  della storia italiana del Novecento. Fu un avo del premier in pectore, il conte Vincenzo Ottorino, uomo di fiducia di Pio X, che siglò il patto omonimo destinato a imprimere un impronta indelebile e conservatrice nella storia del Paese: nel 1912 con l’introduzione del suffragio universale maschile si temeva una grande ascesa dei socialisti mentre una gran parte dell’elettorato cattolico più tradizionale era legato al non expedit ovvero al concetto papalino secondo cui i cattolici non dovevano partecipare alla vita politica del Regno d’Italia che aveva usurpato lo Stato vaticano. Ma tutto questo di fronte all’avanzata delle formazioni che rivendicavano il progresso sociale venne meno e su incarico del Pontefice, Vincenzo Gentiloni firmò un patto scritto con i liberali: questi avrebbero lasciato un certo numero di seggi sicuri a disposizione dei candidati papalini in cambio della mobilitazione dell’elettorato cattolico. Fu in un certo senso un colpo di mano perché ad onor del vero nel mondo cattolico prevaleva la posizione di Romolo Murri che invece voleva i cattolici in appoggio ai socialisti e anche  perché il patto prevedeva  che i futuri governi liberali si sarebbero impegnati tra l’altro, nell’obbligo di istruzione religiosa nelle scuole pubbliche, nel contrastare ogni idea di divorzio, nell’occhio di riguardo anche fiscale nei confronti di organizzazioni cattoliche.

Dopo questa prima gigantesca fotocopia dello status quo, i Gentiloni si sono specializzati fino all’evoluzione tecnologica rappresentata da Paolo che si è fotocopiato da solo più volte ripercorrendo tutte le tappe dei rampolli della ricca e afferente borghesia italiana: dalle effimere seduzioni giovanili per la sinistra extraparlamentare, alle gioie del poker esaltate dalla possibilità di dover lavorare, dall’avvicinamento al potere assieme a compagni di merende come Chicco Testa ed Ermete Realacci, grazie al bagno riparatore dell’ambientalismo fino a Rutelli, alla Margherita, al Parlamento e agli incarichi ministeriali. Insomma la storia di buona parte di quei rivoluzionari giovanili, divenuti reazionari veri. Sempre però dentro un cono d’ombra che gli ha permesso di non lasciare tracce, di essere dimenticato prima ancora di essere riconosciuto. Chi ricorda che è stato ministro delle Comunicazioni con Prodi e in questo ruolo salvò Rete 4 in combutta con Confalonieri? Chi ricorda che ha tentato di mettere il bavaglio al web cercando poi di giustificarsi sostenendo di non aver letto la legge cosiddetta ammazzablog e solo per questo l’aveva fatta passare? Chi ricorda quante fesserie ha detto alternativamente in un senso o nell’altro  sulla nostra partecipazione in Libia o sul riscatto pagato per la liberazione delle due cooperanti in Siria che egli ha negato mentre le liberate sostengono il contrario o le innumerevoli giravolte sul caso dei marò o su quello Regeni, per non dire dell’esaltazione delle stigmate di democrazia di Erdogan?

Insomma un dilettante di potere che viene da lontano e che  nelle prossime ore sarà turibolato dai media e dai nuovi fan di rete che spuntano come gli shiitake dopo la pioggia nei querceti per il suo presunto understatement che invece è solo il risultato di una personalità anonima che quando non ha direttive precise alle quali attenersi, quando non può immedesimarsi completamente con un padrone, si confonde, fa pasticci, diventa ondivago. Per fortuna non corriamo questo rischio perché nel caso attuale, sebbene non possa identificarsi con nessuno in particolare avrà le precise scalette fornite da Napolitano, Renzi, Commissione Europea, Nato, decise a grecizzare il Paese. Farò da palo di cui non ci si accorge e contro il quale si va a sbattere. E pazienza che sarà costretto a prendere solo le fattezze di se stesso, qualcosa che forse persino lui non riesce a ricordare: Gentiloni chi?