vignetta-4-comandantiIl sistema di potere italiano dalla baldanza ottusa e cafona del renzismo è repentinamente entrato in una fase amletica, anzi drammatica: non può permettersi di lasciare la parola alle urne per evitare il licenziamento in massa, ma non ha nemmeno voglia di prendere in mano il bandolo della matassa ed è forse una delle prime volte nella storia repubblicana che non si assiste al feroce scontro per salire a Palazzo Chigi. Persino il presidente Mattarella in uno dei rari momenti di vita non vegetativa si è stupito del fatto che la delegazione del Pd dopo riunioni e vertici di ogni tipo, non abbia fatto nomi e abbia lasciato al Colle ogni decisione. Ma il fatto è più che comprensibile: il successore di Renzi più che un premier sarà una vittima sacrificale, uno che dovrà caricarsi sulle spalle tutti i guasti provocati dai mille giorni del guappo in aggiunta si diktat europei. E la stessa cosa vale per i ministri che presumbilmente rimarranno al loro posto, salvo pochi casi con i quali si tenterà di dare un contentino ai trombati delle precedenti comunali: non sia mai che uno come Fassino rimanga disoccupato.

In queste condizioni è difficile per non dire impossibile un Renzi bis o l’impegno di un personaggio di peso nel Pd come Franceschini: solo un uomo di secondo piano può pensare di accettare l’avventura, ma deve essere anche un fedele valletto dell’Europa austeritaria e della Nato sempre più guerriera, un uomo talmente senza palle da prenderle in leasing dai poteri che contano. E direi che nella ridda di nomi Gentiloni è quello che risponde meglio a questo identikit, tanto più che mai potrebbe aspirare alla massima carica governativa se non in un momento di emergenza – casta come questo. A lui probabilmente  toccherà trovare i soldi per affrontare la crisi bancaria che ormai avanza a grandi passi, ma anche gli sforamenti dalle assurde regole europee divenuti un peso di piombo dopo che non si è realizzata la ripresa e la crescita favoleggiate a reti unificate: ci vogliono miliardi per Monte Paschi e probabilmente per altre sette banche, ci vogliono circa una quarantina di miliardi solo per rientrare nelle imposizioni di Bruxelles ed evitare lo scatto delle clausole di salvaguardia vale a dire l’aumento dell’iva al 25% nel 2018 e al 25,9% nell’anno successivo

C’ è un solo modo per evitare questi provvedimenti che giungerebbero come un macigno prima della naturale scadenza delle elezioni politiche : aumentare altre tasse per così dire meno in vista  e procedere a tagli in sordina, ma drammatici non per aggredire gli sprechi, la corruzione che ne deriva o le spese militari, ma per devastare ancora una volta la sanità, la scuola, l’ambiente, le tutele, le promesse fatte ai terremotati, le pensioni. Tutte cose che potrebbero essere essere gestite dai media per attenuarne l’impatto. Quindi Gentiloni o un personaggio analogo è in un certo senso l’ideale per tentare di galleggiare con l’ambiguità melliflua del democristiano di sacrestia su questi nodi ed è anche il personaggio perfetto per essere ufficialmente il primo a delegare alla troika il governo del Paese attraverso il prestito al Mes cui si dovrà ricorrere quanto prima per tamponare la questione banche. Bisogna capire che l’ideale per la cupola politica è evitare per quanto possibile le elezioni, cercando di allontanare l’appuntamento della primavera che segnerebbe il disastro del Pd e dunque di tutto l’asse su cui si regge il potere interno e quello esterno della Ue. Ci si può anche riuscire, trasformando gli errori clamorosi, la mancanza di visione, la subalternità in emergenze che rendano “inopportune” le elezioni

La parola d’ordine è vivacchiare in attesa di qualcosa, mentre si piccona il Paese. Chi meglio di Gentiloni, valletto di un catering politico che serve indifferentemente Vaticano, Nato, Ue e circoli reazionari con l’impeccabile aplomb che solo un uomo senza idee può possedere? Chi potrebbe più di lui rassicurare Bruxelles, l’Fmi e i generali di Washington? E’ davvero un non uomo per tutte le stagioni.