iduellanti02Anna Lombroso per il Simplicissimus

C’è chi auspica  un Daspo elettorale che riduca violenze delle tifoserie , punisca le esuberanze verbali e non, limiti lo stalking dei cottimisti. C’è chi si lagna che opposti estremismi abbiano diviso in due il Paese, dimentico che a metà o per lungo, per via di campanili o feudi,  a causa di lotte tra guelfi o ghibellini, interisti o milanisti, carnivori o vegani, melodici o rock, non ha mai mostrato un’indole allo spirito unitario.

O meglio pare serpeggi un sentiment comune, poco edificante e poco  incoraggiante, quello che riunifica intorno alla stanchezza svogliata, allo sfinimento accidioso perché del referendum si sarebbe parlato troppo. Social network, interviste ai passanti autorevoli e oggettive quanto le rilevazioni statistiche di Mannheimer e Piepoli, denunciano una malmostosa astenia dalla partecipazione.

Di chi sia la colpa del disincanto democratico dei militanti di gattini e versi della Merini come di Bukowski su Fb, è presto detto e perfino per ammissione degli stessi responsabili: un piccolo Napoleone in piena fregola plebiscitaria, una cerchia   ispirata da una ideologia proprietaria che esige la riconferma dei suoi possessi e delle sue rendite grazie al rafforzamento non dello Stato,  delle istituzioni e della sua amministrazione, ma dell’esecutivo e del partito che lo occupa, un sistema economico, ormai unicamente finanziario, che ha bisogno di ribadire la sua esistenza in vita e la sua potenza  compromessa da scandali e insuccessi, mostrando la inattaccabile forza dell’osceno sodalizio stretto con un ceto  politico che perpetua la sua illecita supremazia grazie perfino alla corruzione delle leggi, una imprenditoria largamente parassitaria che gode di privilegi, licenze, aiuti, regimi eccezionali volti a nutrire appetiti insaziabili.

Sono loro che hanno scelto la strada del conflitto, del match, con la speranza di  applicare anche in questo contesto il loro sistema di governo fondato su molti bastoni e miserabili 80 carote, di intimidazioni e ricatti, di promesse ridicole e menzogne sfrontate per portarsi a casa una parvenza di superstite imitazione della  democrazia da mostrare in pubblica ostensione per mettere le basi della definitiva cancellazione di diritti e partecipazione grazie alla prossima promulgazione di una legge elettorale che faccia una carneficina dei principi della rappresentanza.

Sono sempre loro ad aver favorito quel provvidenziale marasma morale tra liceità, opportunità, appropriatezza e convenienza, così che tutto è bigio:  atti opachi e illegittimi vengono sdoganati come esuberanze appassionate e lodevoli, aggiramento di regole si spacciano per sacrosante liberatorie da ostacoli a iniziativa e giovanile eccedenza di vis polemica, compresa quella di De Luca,  reiterate menzogne vengono autorizzate e riconfermate grazie alla credibilità  conquistata per le molte repliche, come insegna uno dei loro riferimenti del gotha della propaganda. Eh si tutto è lecito, compresa la molestia, compresa l’opacità su costi dell’advertising e sulla presenza di ingombranti finanziatori di modo che si possa far finta che i rimborsi elettorali non siano di “origine pubblica”, o che i quattrini messi in campo da disinvolti affaristi con base in paradisi fiscali non emanino la puzza dell’evasione, dell’elusione, del riciclaggio. Compresa l’artata fuga di notizie sul suffragio all’estero favorita da un ministro socio alla pari nel consiglio di amministrazione, che se non fa sospettare di brogli, indispone per gli innegabili effetti manipolatori.

Se il paese è diviso l’hanno diviso loro. Ma a guardar bene la frattura ha un risvolto positivo, da una parte ci sono loro, dall’altra la gente che vuol contare, quella che vuole essere ancora artefice del suo destino e delle sue scelte, da un lato i padroni, dall’altra chi vuol essere padrone di se stesso, della sua libertà e dei suoi diritti, compatibili con quelli degli altri, uguali. Da una parte ci sono loro che vogliono possedere tutto e farsi mantenere da tutti, dall’altra chi vuole conservare memoria, lealtà, rispetto, onore e solidarietà. Domani bisogna mostrare loro come siamo, quanti siamo col nostro No.