Tuttavia introdurre il principio di realtà e renderlo protagonista può essere molto pericoloso perché aggredisce senza sofismi la sostanza del discorso, ovvero il fallimento del liberismo e della globalizzazione assieme a tutti i suoi presupposti teorici, alle sue pratiche e alle sue non regole di mercato, mentre mantenendo il tutto sul piano della narrazione e contro narrazione la radice degli eventi può essere tenuta fuori dalla discussione. Ovvero si mantiene fuori dal ragionamento il suo fulcro e si conserva in vita il teatrino di logiche politiche che ormai hanno poco senso dacché si sono perdute le differenze ideologiche: il potere reale ormai in mano al complesso economico finanziario impone la stessa canzone e poco importa che essa sia suonata col sax della Clinton o l’organo di Trump, il violoncello di Holland o lo scacciapensieri di Renzi.
Infatti mantenendo il discorso su questo piano la vittoria di Trump, quella del Brexit, la fuoriuscita di Bulgaria e Moldavia dal sortilegio dell’europeismo oligarchico, i turbamenti elettorali negli altri Paesi europei, non trovano spiegazione plausibile e sono letteralmente l’ “impensabile” perché è impensabile dire che il sistema che doveva mettere fine alla storia si è rivelato esso steso perdente rispetto alla civiltà. Per questo nascondere sotto un velo di idealità e di posizioni politiche presunte azioni che vanno in direzione esattamente contraria può ingannare per un po’, ma alla fine diventa persino controproducente, lasciando spazio a chi quantomeno non recita il rosario dell’ipocrisia. Certo quel po’ dura anni, è stato nascosto dietro il trionfalismo, il consumo disperato e a credito che poi ha causato la crisi. Quando nel 2003 Greenspan, più volte riconfermato da Clinton a capo della Federal Reserve affermò nel 2003 che i successi dell’economia trovavano origine nella “crescente insicurezza dei lavoratori”, ha trovato grandi applausi e anzi proprio sulla base di questo grande traguardo Veltroni mise definitivamente in cantina la lotta di classe e sostenne che ai lavoratori dipendenti doveva essere chiesta flessibilità per tutta la durata della loro vita perché questa è una delle condizioni dettate dalla concorrenza, dalla nuova divisione internazionale del lavoro e dalle trasformazioni dei processi produttivi. Per la verità – lo dico per spiegare anche le piccole impensabilità italiane – Grillo si chiese se Greenspan fosse un uomo, rimproverato per questa sua rozzezza da tutta la sedicente intelligentia “responsabile” e padronale.
In realtà però le cose andavano male da molti anni e in Usa, nel 2007, ovvero al culmine dell’orgia liberista, il potere d’acquisto dei salari era ritornato a quello degli anni ’60. Poi la crisi e il tentativo di nascondere la drammatica caduta della qualità e della sicurezza del lavoro con le statistiche, tutta la politica puramente figurativa sull’ambiente che negli States ha dato il via alla devastazione del fracking e da noi alle sospette ricerche di qualche goccia di oro nero mettendo i mari a rischio. Per non parlare delle guerre e dei massacri, delle ignominie ucraine. Insomma , man mano la narrazione si è talmente distaccata dalla vita vera da provocare un rifiuto, il che naturalmente porta ad abbandonarsi agli istinto come criteri del vero. Ma è molto difficile contrastare tutto questo dall’alto di pervicaci bugie.
Sotto Renzi l’Italia è stato costantemente il fanalino di coda in Europa, sia pure nella tenue statistica delle riprese immaginarie, le tasse sono aumentate così come la corruzione e il debito pubblico e lo spread, le pensioni sono state ancor più devastate e la sanità pubblica è in coma, la precarietà legalizzata dal job act è alle stelle, mentre si spende e si spande per grandi opere inutili o si fingono conflitti fasulli con l’Europa per simulare l’esistenza di un governo che non sia quello delle banche. Si sta peggio di prima e per giunta viene proposta una manipolazione costituzionale ed elettorale per stabilizzare il pinocchio di Rignano e la sua corte dei miracoli. E’ evidente che la narrazione del nuovo e del successo non fa più presa, ma non si tratta affatto di un problema di comunicazione, come si comincia a dire per precostituirsi un alibi, si tratta invece di vita vera, si tratta di un sistema che sta cominciando ad implodere.