donald-trump-sondaggi-sbagliati-elezioni-2016-usa-5-1030x437Circa 8 settimane fa sette americani su dieci dichiaravano che non volevano Trump come presidente e solo il 43% pensava che fosse adatto alla Casa Bianca. Ma anche a un solo giorno di distanza dal voto i vari sondaggi attribuivano alla Clinton una probabilità di vittoria che andava dal 72% cento nel caso più pessimista, all’ 84% del New York Times, al 98% nel caso dell’Huffington Post (Usa ovviamente) e addirittura al 99% per i sondaggisti dell’università di Princeton . E’ del tutto evidente che qualcosa non ha funzionato e oggi un quotidiano americano redatto per chissà quale residuale vezzo localistico in italiano, ovvero la Stampa, ci spiega chi ha sbagliato e perché: non i sondaggisti ovviamente, non i media mainstream, ma pensate un po’ la gente. Si sono proprio gli elettori i colpevoli, quelli  che si vergognavano di votare Trump  e dicevano di votare Clinton, secondo una sorta di sindrome Berlusconi. La vergogna secondo i sedicenti esperti nascerebbe dal fatto che le persone del campione, in cerca di “desiderabilità sociale” non volevano confessare di  sostenere il miliardario proprio perché esso era orribilmente rappresentato e attaccato dai media. Un fenomeno  però molto attenuato in rete rispetto al telefono, anche se pure nelle rilevazioni on line Trump sembrava molto indietro.

Naturalmente si tratta in gran parte di balle per nascondere il fatto che i sondaggi da rendere pubblici sono sempre ritagliati secondo i desiderata dell’acquirente e costituiscono un mezzo di manipolazione dell’opinione pubblica fingendo di volerne essere gli oggettivi analizzatori. Proprio per questo è vitale per l’informazione mainstream che di certo non vuole fare a meno di quest’arma, ripristinarne fin da subito la credibilità dopo l’incidente Trump seguito a quello Brexit, allontanando qualsiasi sospetto sul funzionamento o sugli scopi del sistema sondaggistico  e attribuendo le colpe all’incolpevole elettore che mente per paura di esse socialmente discriminato. Ma a ben vedere alla fine la verità diventa inevitabile perché da questa spiegazione nascono altre domande: a che servono i sondaggi pubblicati sui media se questi sono condizionati da ciò che i media stessi propalano e vengono poi usati per confermare quello che il quotidiano o il canale suggeriscono o per condurre un gioco a scacchi con la realtà? Il sistema entra in un circolo vizioso e diventa più che inutile, un arma impropria, una pistola nascosta per estorcere posizioni e giudizi con l’alibi della scienza o quanto meno dell’oggettività.

Nel caso specifico i sondaggi negativi sono stati per così dire la spina dorsale della campagna elettorale, visto che di Trump si sono conosciute solo le frasi maledette, ma quasi per niente i programmi.  E’ lecito chiedersi perché i sondaggi della Rasmussen e dell’ Investor’s Business Daily, hanno invece azzeccato il risultato e fin da agosto hanno dato Trump vincente. Forse che per loro non valevano gli effetti distorsivi che invece hanno colpito decine di altre società di indagine comprese le più celebri? E perché non si è ricorsi più alle rilevazioni in rete se le si considerava più attendibili e meno affette da problemi di base? Forse bisogna trovare una spiegazione migliore delle pavide scuse delle società di sondaggio che il Marchionne Daily press fa naturalmente proprie.

La verità è che nel mondo contemporaneo i sondaggi sono parte del gioco esattamente come accade per le famigerate agenzie di rating e contano molto più dei programmi veri o fasulli che i leader e le forze politiche presentano ormai in modo totalmente rituale. Contano intendo dire anche come ritorno economico per le agenzie che se volessero svolgere bene il loro lavoro dovrebbero spendere molto di più per dotarsi di campioni recenti e non basati su dati statistici di anni prima, molto più vasti dei classici mille quando va bene, peraltro felicemente scambiati fra le varie società, trovare sistemi di indagine più raffinati della telefonata e soprattutto rendere conto delle non risposte che spesso alterano irrimediabilmente il risultato, anche se è proprio su questa area che si interviene per far felice il committente. Questo per non dire che le società stesse, i loro capi e proprietari sono schierati, talvolta anche in maniera dichiarata. A questo punto vista la poca trasparenza e la constatazione ad excusandum che anche gli elettori mentono, bisognerebbe vietare del tutto i sondaggi pubblici: alla fine sono un’arma elettorale aggiuntiva e subdola, brandita da chi ha più potere e soldi. Un altro attentato alla democrazia