Ma c’è un altra forma di corruzione etica e materiale, molto lontana dalle zone del terremoto, che si oppone alla messa in campo di risorse che in realtà ci sarebbero, ma che vengono dilapidate in grandi opere inutili. Una di queste è la Tav Torino – Lione dove non solo si sta costruendo una linea ferroviaria del tutto inutile, visto che quella già esistente e rammodernata di recente con una spesa di 2 miliardi, è ampiamente sottoutilizzata tanto che potrebbe, sostenere senza problemi un traffico più che triplo rispetto all’attuale, ma i governi che si sono succeduti negli ultimi anni si sono anche presi il lusso di pagare il 59% delle spese totali, nonostante che la tratta italiana sia di 12 chilometri e quella francese di 45 chilometri. Si sono insomma regalati ulteriori 3 miliardi a Parigi, che si aggiungono al cadeau strutturale di dividere al 50% per cento un’opera che per i tre quarti riguarda la Francia. Con quei soldi, anche solo con quei tre miliardi si potrebbe davvero cominciare a mettere a punto i piani di ricostruzione invece che fermarsi ai container e alle casette di falso legno.
La faccenda è stata messa in luce da Giulietto Chiesa sulla base delle analisi del presidio Europa No Tav che raccoglie cittadini di diversi Paesi, ma il fatto che l’Italia pagasse anche per la Francia era noto fin dai tempi di Monti e ufficializzato definitivamente da Renzi l’anno scorso. Tuttavia le ragioni e le pulsioni di questa follia sono facilmente comprensibili: Parigi considera questa tratta assolutamente marginale, preferisce comunque sistemare le linee invecchiate e costruirne di nuove prima di mettere mano alla Torino Lione che appunto serve a ben poco. Quindi per evitare un possibile ripensamento francese e garantire lavoro al complesso aziendal politico che trae sostentamento dalla galleria in Valsusa, era meglio buttar via 3 miliardi dei cittadini italiani, ridurre al minimo le spese di Parigi per invogliarla e oltretutto mettere sul piatto della bilancia altri soldi per le aziende di rifermento, aumentandone così la “gratitudine”.
Questo è un solo un piccolo capitolo delle spese inutili, autoreferenziali in quanto trovano giustificazione solo nella spesa che comportano e nei meccanismi viziosi che alimentano per non parlare di quelle che puntano alla massima spesa possibile a prescindere dai risultati, spesso anzi a detrimento dei risultati. Tutti errori che si sommano nel tempo, che non spariscono assieme al maltolto, ai corrotti, alle carte giudiziarie, alla memoria e che alla fine si vendicano. Purtroppo non sui responsabili, ma sulle vittime.