SISMA: IL SINDACO DI AMATRICE, 'DA NOI DECINE DI VITTIME'Se i terremoti non si possono prevedere, in compenso è facilmente prevedibile quale sarà la reazione del governo: dire che non ci sono le risorse per poter ricostruire, nemmeno parzialmente. Anzi il piano è più articolato, chiedere a Bruxelles, come sta facendo Renzi, ancora di più rispetto al concesso aumento del deficit dello 0,1% sul pil  per due anni (non si tratta di un dono, sono soldi che nostri che ci viene magnanimamente permesso di usare) in modo da poter affrontare la situazione: se l’Europa dirà di no come è probabile se non ufficiale, allora il guappo potrà scaricare su di essa l’impossibilità di un intervento concreto e si lamenterà  dell’insufficienza della misura che vale all’incirca 3,2 miliardi. Ma in un certo senso il terremoto viene a fagiolo per un governo che ha bisogno di quei soldi sopratutto per coprire il buco aperto dalle incaute e fasulle previsioni di ripresa del governo che ovviamente non si sono realizzate e far finta che il deficit dipenda tutto dagli eventi sismici. E’ una delle ragioni per cui oggi gli stanziamenti sono di soli 600 milioni a fronte di danni calcolati in 10 miliardi, per ora e sperando che la terra si fermi, il resto finisce dentro gli intestini governativi.  Una cifra che comunque verrà per gran parte dedicata al problema degli sfollati che riguarda un’area assai più vasta di quella epicentrale e arriva addirittura fino a Roma. Pessime costruzioni, assenza di controlli, mancanza di piani, pastette, corruzione diffusa, pervicace noncuranza hanno creato un numero di senza tetto straordinario, probabilmente vicino alle 50 mila persone.

Ma c’è un altra forma di corruzione etica e materiale, molto lontana dalle zone  del terremoto, che si oppone alla messa in campo di risorse che in realtà ci sarebbero, ma che vengono dilapidate in grandi opere inutili. Una di queste è la Tav Torino – Lione dove non solo si sta costruendo una linea ferroviaria del tutto inutile, visto che quella già esistente e rammodernata di recente con una spesa di 2 miliardi, è ampiamente sottoutilizzata tanto che potrebbe, sostenere senza problemi un traffico più che triplo rispetto all’attuale, ma i governi che si sono succeduti negli ultimi anni  si sono anche presi il lusso di pagare il 59% delle spese totali, nonostante che la tratta italiana sia di 12 chilometri e quella francese di 45 chilometri. Si sono insomma regalati ulteriori 3 miliardi a Parigi, che si aggiungono al cadeau strutturale di dividere al 50% per cento un’opera che per i tre quarti riguarda la Francia. Con quei soldi, anche solo con quei tre miliardi si potrebbe davvero cominciare a mettere a punto i piani di ricostruzione invece che fermarsi ai container e alle casette di falso legno.

La faccenda è stata messa in luce da Giulietto Chiesa sulla base delle analisi del presidio Europa No Tav che raccoglie cittadini di diversi Paesi, ma il fatto che l’Italia pagasse anche per la Francia era noto fin dai tempi di Monti e ufficializzato definitivamente da Renzi l’anno scorso. Tuttavia le ragioni e le pulsioni di questa follia sono facilmente comprensibili: Parigi considera questa tratta assolutamente marginale, preferisce comunque sistemare le linee  invecchiate e costruirne di nuove prima di mettere mano alla Torino Lione che appunto serve a ben poco. Quindi per evitare un possibile ripensamento francese e garantire lavoro al complesso aziendal politico che trae sostentamento dalla galleria in Valsusa, era meglio buttar via 3 miliardi dei cittadini italiani,  ridurre al minimo le spese di Parigi per invogliarla e oltretutto mettere sul piatto della bilancia altri soldi per le aziende di rifermento, aumentandone così la “gratitudine”.

Questo è un solo un piccolo capitolo delle spese inutili, autoreferenziali in quanto trovano giustificazione solo nella spesa che comportano e nei meccanismi viziosi che alimentano per non parlare di quelle che puntano alla  massima spesa possibile a prescindere dai risultati, spesso anzi a detrimento dei risultati. Tutti errori che si sommano nel tempo, che non spariscono assieme al maltolto, ai corrotti, alle carte giudiziarie, alla memoria e che alla fine si vendicano. Purtroppo non sui responsabili, ma sulle vittime.