downloadI Romani, quelli antichi ovviamente, la sapevano lunga e da quella saggezza delle cose di governo trassero il detto excusatio non petita, accusatio manifesta, per dire che quando ci si scusa per fatti dei quali non si è stati accusati, significa che da qualche parte c’è una bella coda di paglia nascosta. Così c’è da chiedersi come mai ieri su tv e giornali unificati, compresi anche i siti di neghittosa devozione governativa si sia sviluppata una campagna contro i complottisti della rete dove darebbe stata ritirata fuori la “bufala” del volontario abbassamento della magnitudo dei terremoti sotto la soglia del 6,1 per evitare di pagare i risarcimenti. Per la verità io che sono un assiduo navigatore  non mi ero accorto della recrudescenza del complottismo sismico, il quale semmai aveva rifatto capolino il 24 agosto, ma rimanendo sempre contenuto ad ambiti di nicchia. Forse tanta indignazione dei media main stream è stata dovuta soprattutto alla circostanza che la tesi è fatta incautamente propria da una senatrice cinque stelle e dunque tutti come un suol uomo (si fa per dire) contro un twitter.

Ciò che fa impressione è che organi di  informazione e disinformazione ufficiale abbiamo pensato di dedicare a questo tema e agli ” avvelenatori della rete” come dice Mentana, avvelenatore da piccolo schermo, una parte notevole di spazio e di tempo girando attorno all’argomento in maniera così simile da sembrare che abbiano chiosato attorno a un medesimo documento, come di solito si fa con le notizie delle agenzie che ogni giornale varia di un po’ per renderle proprie. C’è un agenzia tipo Stefani, quella di Mussolini, a Palazzo Chigi? Lo si potrebbe sospettare perché la struttura dei pezzi e dei servizi è praticamente identica: si parte dal fatto che un articolo del decreto Monti del  del 15 maggio del 2012, con il quale si escludeva un intervento statale in caso di calamità per favorire l’avvio di un regime di assicurazione privata, è stato successivamente  cancellato nell’iter di trasformazione in legge, visto che nel frattempo c’era stato il terremoto in Emilia e non conveniva insistere a causa delle ambizioni politiche nate nel professore; poi si nota che le diverse cifre sulla scala dei terremoti che potrebbero far sospettare una qualche combine, sono dovuti al fatto che esistono diverse misure della magnitudo e che la prima ad uscire è la ML, ovvero la magnitudo locale, mentre altre, con valori differenti, hanno bisogno di maggiori calcoli e sono comunicate dopo. A questo punto il lettore è rassicurato, è ormai certo che si tratti di una bufala, quando interviene il terzo punto a introdurre un elemento di palese quanto inaspettata ambiguità: dopo aver escluso che la misura di un sisma c’entri qualcosa, si dice tutt’altro, ovvero – e cito al proposito la gazzetta ufficiale del renzismo, cioè Repubblica – “che il criterio scelto dal governo è semmai l’intensità del terremoto e non la magnitudo. Tanto per capirci, la prima da sempre si misura con la scala Mercalli (quella che valuta l’evento tellurico in base ai danni che produce, sull’uomo, sugli edifici dell’area colpita dal sisma, sull’ambiente)”.

Dunque si apprende che per i risarcimenti un criterio di riferimento in effetti c’è, che essa però non è legata a una misura strumentale come la Richter – magnitudo, ma all’intensità dei terremoti, misurabile su una scala ampiamente interpretabile come la Mercalli. Tra l’altro si esclude in maniera davvero grossolana che vi sia un qualche rapporto tra le due scale (l’esempio facile e  fuorviante allo stesso tempo, scelto da tutte le testate è il terremoto nel deserto che può essere fortissimo, ma non essere percepito da nessuno e non produrre danni dunque di grado 0 sulla Mercalli), ma in realtà la correlazione esiste eccome quando si tratti di aree comparabili per densità densità antropica. La differenza viene di fatto solo dalla composizione del terreno e soprattutto dalla tipologia delle costruzioni, cosa che rende necessari frequenti aggiornamenti e variazioni tanto che esistono scale Mercalli modificate per gli Usa, il Giappone, la Cina, l’Europa orientale e dovrebbero esisterne diverse anche per piccole aree. In effetti si potrebbe dire che la Mercalli ha cessato da molto tempo di essere una misura di valore scientifico per divenire un criterio di valutazione politico.

Comunque sia nell’ansia di colpire una bufala di nicchia  si è scatenato l’inferno dei neo sismologi di scossa e di governo, rivelando lo stato effettivo delle cose, ossia che ricostruzioni e risarcimenti dopo una tragedia non vengono affatto considerate  un atto dovuto dello Stato e delle sue articolazioni, soprattutto a fronte di ciò che si è scelto di non fare nelle aree sismiche o che si è fatto male e in maniera opaca, ma appartengono a un’area grigia, totalmente discrezionale, nella quale entrano a pieno titolo altre scale, quelle dei ricatti, degli affari, della corruzione, degli opportunismi escludendo la sola valida, ossia quella della civiltà.

E’ chiaro che il renzismo in questo momento di vicinanza al referendum ha bisogno di qualunque cosa, comprese le battaglie contro il niente, per oscurare la  realtà evidente, ossia che è in grado di gestire e anche molto mediocremente soltanto l’emergenza immediata, mentre la ricostruzione è solo un ballon d’essai, la quale si scontra con i ceppi dei  vincoli di bilancio europei, con i trattati sciaguratamente firmati e con la mentalità stessa di un ceto politico tutto orientato a servire altri interessi e timoroso di essere cacciato se non li persegue. Altro che scala Richter e Mercalli: la decostruzione di una bufala finisce per decostruire le narrazioni rassicuranti del premier e del suo sistema di informazione.