Center Italy quakeCiò che ha evitato una nuova strage in questo secondo terremoto nell’Italia centrale è stato il fatto che la prima scossa ha avuto una magnitudo inferiore alla seconda inducendo le persone a scendere in strada prima che la seconda botta, assai più forte (vedi nota) distruggesse molti edifici. Questa circostanza, aggiunta all’attivazione di una seconda faglia dovuta al terremoto del 24 agosto scorso, confuta ancora una volta l’idea che dopo il primo colpo vi sia soltanto un assestamento o ancora che un lungo sciame sismico con scosse di moderata intensità le quali liberano gradualmente molta energia portino ad escludere che arrivi un fenomeno più intenso e distruttivo. Pare quasi banale dire queste cose, che sono del resto state sottolineate anche da Enzo Boschi dopo il prima sisma nella Val Nerina e ancora prima dopo il terremoto dell’Emilia, eppure proprio queste forzature previsionali in un campo nel quale si dice che non si possa prevedere, a causare la gran parte dei morti de L’Aquila.

Tutti ricordano l’irrituale riunione della Commissione grandi rischi, convocata all’Aquila  una settimana prima del disastro in cui Bertolaso, allora capo della protezione civile nonché organizzatore degli eventi e delle emergenze alla corte di Berlusconi, forzò la mano agli scienziati per far dire loro che non c’erano particolari pericoli ed evitare così al governo una serie di costose operazioni di sicurezza. La questione è diventata un caso giudiziario per omicidio colposo nel quale sono stati implicati diversi ricercatori, tra cui Franco Barbieri e lo stesso Boschi, accusato di aver sottovalutato con leggerezza i rischi, ma il vero colpevole, ovvero Bertolaso, l’ha fatta franca scaricando tutte le colpe sugli scienziati, mentre questi ultimi negano di aver fornito rassicurazioni fuori luogo («Il fatto che io possa avere escluso forti scosse in Abruzzo è assurdo – dichiarò Boschi – dunque qualcuno ha mentito”. Cosa sia davvero accaduto in quella riunione non si saprà mai perché il verbale fu fatto comparire da Bertolaso solo una settimana più tardi  a disastro avvenuto e dunque non è credibile. Ma si può tranquillamente supporre che sia trattato di uno dei più evidenti casi di condizionamento politico della scienza dove probabilmente il ricatto sulle carriere e sui posti ha indotto ad avvalorare o comunque a non contrastare i desiderata governativi.

Naturalmente come spesso accade in questo Paese delle mezze parole, dei ricatti e delle scappatoie leguleie il processo è finito a tarallucci e vino con un’assoluzione finale, dopo una una condanna in primo grado per gli scienziati, quale reprimenda morale e avvertimento. L’unico a ricevere in via definitiva una condanna, sia pure senza conseguenze concrete, fu il vicecapo della protezione civile Bernardo De Bernardinis e solo per un intervista televisiva data  poco prima della famosa riunione, nella quale rassicurava sull’assoluta improbabilità di una scossa distruttiva, inducendo perciò gli aquilani “a non mantenere la giusta cautela”. Non c’è bisogno di  sottolineare l’aspetto grottesco di questa sentenza in cui i cittadini devono avere la cautela che gli organismi dello stato non hanno e nemmeno suggeriscono. Del resto di che stato si tratti lo si vede bene dalla retata di ieri per infiltrazioni mafiose riguardo alla Tav Milano Genova, alla Salerno Reggio Calabria al “mover ” di Pisa e tutto questo sotto gli occhi dell’Anticorruzione di Cantone che dovrebbe prevenire e invece si occupa solo di rassicurare, di fare da schermo virtuoso alle nequizie che si svolgono al buio dei corridoi e delle sale del potere.

La logica in fondo è quella stessa della gestione dei terremoti che pur essendo un evento ricorrente in questo Paese finora è stato sempre considerata come un’ eccezione, senza dotarsi degli strumenti necessari per affrontare il problema in maniera strutturale a cominciare dagli strumenti finanziari per finire a quelli costruttivi e conservativi. Solo la fase di primo soccorso funziona dopo di che è solo un andare a tentoni a seconda delle convenienze, degli affari, delle disponibilità di cassa del momento e dentro una legislazione episodica. Grandi eventi, Grandi opere. Grandi disastri sembrano partecipare della stessa natura occasionale e opaca con cui viene governato il Paese.

Nota  Mi è capitato di dire più volte che la scala Richter e quella collegata della magnitudo non sono aritmetiche e lineari, ma logaritmiche e che dunque i valori reali non sono proporzionali: così la prima scossa di ieri di magnitudo 5,4 è in realtà molto minore della seconda di 5,9, non certo solo qualche punto in meno. Ecco un piccolo promemoria di calcolo. L’energia rilasciata da un terremoto, ovvero la magnitudo, viene calcolata come proporzionale all’ampiezza di oscillazione elevata a 3/2, ovvero a 1,5. Poiché il tutto viene riportato in scala logaritmica in base 10, ciò vuol dire che la potenza scatenata da un terremoto di magnitudo 1  la si ricava calcolando 10 elevato a 1 x 3/2, cioè dieci elevato a 1,5 che dà come risultato 31,62. Nel caso specifico è l’effetto dell’esplosione di 31, 62 chili di tritolo. Ma al di là di queste considerazioni di chiara derivazione americana , ciò che interessa è la proporzione, perché una magnitudo 2 corrisponde a 10 elevato a 2 x 3/2 ovvero a 3 che da per risultato 1000 e una magnitudo 3 a 10 elevato a 3 x 3/2, ovvero 4,5 che dà come risultato 31 622. E così via. Ogni grado insomma è superiore di circa 31 volte quello precedente e anche pochi decimali possono fare una grande differenza.