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Cannoni e trivelle, importiamo la devastazione

cannoniAnna Lombroso per il Simplicissimus

Ci sono degli extra comunitari che quando arrivano sulle nostre coste sono accolti con tutti gli onori. Prendiamone due a caso, gli australiani della Global Petroleum Limited e gli inglesi della Spectrum Geo Limited e della Northern che percorrono il red carpet  steso per loro sulle nostre acque grazie a una sentenza del Tar del Lazio e alla generosa disponibilità del Ministero dell’Ambiente, ambedue impegnati a rimuovere gli irragionevoli ostacoli frapposti al dispiegamento della libera iniziativa di grandi compagnie che, con tutta evidenza e come succede da che mondo è mondo, applicano la strategia del Nimby – non nel loro giardino, visto che in Australia hanno vietato le attività di prospezione –  venendo a trivellare da noi.

Il Tar del Lazio ha fatta sua la speciosa motivazione alla base della pronuncia positiva sulla compatibilità ambientale di alcuni programmi di prospezione della Northern e della Spectrum Petroleum   emessa da Ministero, respingendo il ricorso della Regione Puglia che aveva sposato le denunce di alcune  località costiere come Mola di Bari, Polignano a Mare e Monopoli, che chiedevano di fermare le ricerche petrolifere a mare per non compromettere l’attività di pesca che avrebbe ridotto la produzione dell’80 per cento. In particolare le zone interessate alle nuove ricerche si trovano a 20 chilometri est di Mola e a 10,2 chilometri da Monopoli su una superficie di 264 chilometri quadrati. Ricerche anche a 50 chilometri dalla costa a Nord Est di Brindisi su una superficie di 729 chilometri quadrati. Poi vi è un’altra area di mare vasta che va dal Gargano a Leuca estesa per 14mila chilometri quadrati.  Per i giudici del Tar, la valutazione di impatto ambientale è legittima,  perché non si tratterebbe di mera attività di ricerca, “meno gravose e invasive di quelle di mera prospezione”.

Sembrerà marginale, ma forse bisognerebbe cominciare a combattere tutti gli abusi, compresi quelli linguistici e semantici, cambiando nome al Ministero dell’Ambiente o meglio ancora annettendolo a quello dello Sviluppo, sotto un unico signore assoluto del cemento e delle trivelle, visto che proprio là, nelle memorie del dicastero del Galletti, quello cui tutto sommato non spiace il Ponte, sono gradite  le alte velocità futuriste, si addice lo Sblocca Italia, quello che non vuole infierire sull’Ilva, si sostiene che  “le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi di cui si discute sono da considerarsi  di interesse strategico e sono di pubblica utilità”. Che “ l’attività di prospezione non influenza la vocazione dei territori interessati poiché riferito alla sola fase di ricerca”. Che possiamo stare tranquilli perché “la successiva fase di coltivazione degli idrocarburi, ove reperiti, comporterà un nuovo procedimento autorizzatorio”, Che, ammettiamolo, non può comportare rischio o danno un’attività di carattere temporaneo   temporaneo (circa un mese e mezzo nel periodo invernale, proprio come le castagne) e  che viene effettuata mediante dispositivi detti “airguns” (cannoni ad aria), i quali producono bolle d’aria che si propagano nell’acqua, con suoni di fortissima intensità e bassissima frequenza diretti essenzialmente verso il fondale ….. comportando esclusivamente inquinamento acustico …senza danni accertati per la fauna “.

Ecco adesso alla  risibile categoria dei misoneisti che vuole osteggiare progresso e crescita, a quella dei disfattisti che vuole boicottare legittimi tornaconti di imprese che investono benevolmente da noi, si aggiunge quella dei ridicoli disastrologi, i cui allarmi possono essere equiparati alle scie chimiche e altre grotteschi bufale da rete libera, biologi e geologi compresi, che si ostinano a richiamare a principi di cautela e precauzione in merito all’uso delle tecniche 2D con air gun e 3D. Il cui dissennato impiego – sull’impatto dei “cannoni” si sono  pronunciato autorevoli enti di ricerca chiamati in causa per gli effetti sull’ecosistema prodotti nel Golfo del Messico-  era stato annoverato nella lista nera delle attività regolate dal decreto sugli eco-reati. Misura poi cancellata – per motivi di pubblica utilità? – grazie a opportuni emendamenti bi partisan fortemente appoggiati dal Ministro “competente”.

Sarà vero che a onta del nome “sistema sismico” i cannoni ad aria non sollevano problematiche di carattere geologico, ma che invece sia accertata la pressione sulla fauna è sicuro, se perfino uno dei soggetti proponenti, la Nothern ammette  che l’air-gun provoca mortalità a distanze ravvicinate dal punto di sparo, se la International Whaling Commission’s Scientific Commitee, organismo mondiale che studia le balene, ha concluso che l’attività di ispezione sismica è di fortissima preoccupazione per la vita del mare, se alcuni studi condotti dal Canadian Department of Fisheries hanno dimostrato inoltre che la pratica può provocare danni a lungo termine anche in invertebrati marini.

Alla Global Petroleum Limited sono stati concessi in pochi giorni ben sei permessi di ricerca, la cui assegnazione è motivata oltre che dai nobili presupposti alla base di una attività di “pubblico” interesse dal fatto  che il perimetro interessato dalle ricerca, a poche miglia, tanto per fare un esempio, da riserve natuali come quella di Torre Guarceto,   sarebbe ”posto a ben oltre 20 miglia dalla costa e, dunque, non interferisce con le aree di interdizione”.   A nulla valgono le denunce delle associazioni ambientaliste e dei comitati e comitatini, come li chiama il premier, a cominciare da quelle di Greepeace che ha reso noto come nel Campo Oli Vega (60% Edison in qualità di operatore e 40% Eni, ubicato a circa 12 miglia a sud della costa meridionale della Sicilia, al largo di Pozzallo) stia per essere installata una nuova piattaforma e si stiano per realizzare nuovi pozzi di produzione, con l’autorizzazione del governo, il soggetto cioè costituitosi parte civile tramite il ministero dell’Ambiente, contro l’Edison che proprio là, tra il 1989 e il 2007  avrebbe iniettato illegalmente in un pozzo sterile a 2.800 metri di profondità quasi mezzo milione di metri cubi di liquidi classificati come “rifiuti speciali”: una “vera e propria discarica sottomarina, con il rischio che i liquidi ospitati nella cavità possano fuoriuscire e rilasciare in mare grandi quantità di inquinanti”.

Non è solo la fauna ittica a essere a rischio dunque, anche la fauna dei cittadini è ancora una volta in pericolo se quasi 14 milioni di loro che avevano detto Si vengono derisi e sconfessati. Se è successo così con un Si, figuriamoci cosa potrebbero con un No, meglio farlo risuonare più forte dei loro cannoni.

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