A fine agosto, quando inaspettatamente il governo tedesco fece cadere le trattative sul Ttip, alcuni, me compreso, pensarono che non fosse il caso di abbassare la guardia, un po’ perché l’improvviso cambiamento di direzione pareva più frutto di segrete battaglie fra multinazionali piuttosto che un ravvedimento politico, un po’ perché un accordo in tutto e per tutto simile con il Canada, sembrava godere di ottima salute e pareva proprio il cavallo di Troia attraverso cui fare passare l’ultima raffica contro la democrazia in maniera obliqua e senza incontrare troppe resistenze. Di fatto poiché il Canada è legato agli Usa con un accordo pressoché identico al Trattato transatlantico dire sì al Ceta significava accettare il Ttip per osmosi, tanto più che molte multinazionali americane hanno una sede ufficiale in Canada. Insomma si preparava per i cittadini una polpetta avvelenata e le cose erano già molto avanti se in estate il pizzicagnolo di Renzi, ovvero Farinetti, padrino delle mafiette gourmand, si era prodotto in un assit inconsulto nei confronti del grano canadese (vedi qui), un tradimento non solo del gusto, ma anche della filiera agroalimentare italiana che verrebbe praticamente spazzata via dal Canada.
Purtroppo chi sospettava aveva ragione e il Ceta sarebbe divenuto una realtà già giovedì prossimo, se non fosse stato per l’inattesa ribellione della regione autonoma della Vallonia, fatta propria dal premier belga, che ha messo in forse la tracotante certezza di unanimità in seno alla Commissione europea. E la cosa dilaga oltre i confini della piccola regione con meno di 4 milioni di abitanti visto che già 80 europarlamentari hanno firmato un documento di appoggio al governo della Vallonia e così anche numerosi docenti canadesi. Senza dire delle manifestazioni popolari e delle iniziative in rete che stanno segnando proprio in queste ore il risveglio vallone. Tutto questo sta a indicare ed esemplificare quale sia il metodo oligarchico: trattative segrete che escludono in modo totale i cittadini, poi una volta raggiunto un accordo, tempi minimi per siglarlo ed evitare così ogni rischio di contestazione. Nessuno discute nulla, ogni cosa si svolge esclusivamente fra le mura del potere e al di fuori di qualsiasi dibattito democratico. Quindi la quasi unanimità rivendicata da Bruxelles rappresenta solo la decisione di pochi oligarchi e quando se ne sa qualcosa è solo attraverso i blablatori di professione in servizio presso i media che sono, attraverso gli editori, parte in causa e non soggetti terzi.
Naturalmente si potrebbe, anzi si dovrebbe pensare a un referendum europeo sul Ceta, ma ciò che sembra normale nelle dinamiche democratiche, è invece fantascienza per Bruxelles che cerca attraverso forzature di corridoio di arrivare a un trattato contestato da una petizione che ha raccolto oltre 3 milioni di firme, da innumerevoli manifestazioni, ma anche dal Senato irlandese che ha consigliato di votare no e dall’atteggiamento ancora incerto di Germania, Austria, Slovenia Polonia. In effetti la resistenza vallone sembra in qualche modo quella delle Termopili: dà il tempo per far maturare posizioni critiche all’interno dei Paesi dell’Unione, in particolare quello della Germania la cui Corte Costituzionale ha messo dei paletti al Ceta e vuole che nel trattato vi sia una clausola per l’uscita unilaterale dal medesimo. Immagino già la mobilitazione della materia grigia residuale in chi è deciso ad arrendersi a tutti i costi al potere e alla governabilità: la gente non sa, deve essere guidata, non ci può arrendere al populismo. Invece sono loro che non sanno, anzi non vogliono sapere: sanno per esempio che secondo uno studio (peraltro unico nel suo genere) della Tuft University di Boston, il solo Ceta farebbe perdere 200 mila posti di lavoro in Europa? Sanno che anche in Canada c’è una forte opposizione al trattato perché i cittadini hanno già avuto la triste esperienza dell’accordo di libero scambio con gli Usa che ha significato chiusure di fabbriche, ristrutturazioni, licenziamenti, riduzione dei salari e peggioramento delle condizioni di lavoro? Esempio emblematico è quello della Caterpillar che prima – senza alcuna resistenza – si è trasferita interamente in Usa e poi dagli Usa se ne è andata in Messico, sempre alla ricerca di salari più bassi e di lavoro più ricattabile.
No, non sanno nulla di tutto questo, come non sanno nulla dei tribunali speciali attraverso i quali le multinazionali potranno ricattare gli stati e imporre la loro volontà riguardo alla tutela dell’ambiente, della salute, del lavoro e dei cittadini, in nome dei propri interessi. Non sanno che l’Egitto è stato attaccato dalla multinazionale dell’acqua Veolia per essersi permesso di stabilire un minimo salariale, che la Germania dovrà pagare quasi 5 miliardi di euro alla Vattenfall per aver dichiarato l’uscita dal nucleare dopo il disastro di Fukushima, che l’impresa Usa Ethyl Corporation ha portato alla sbarra del tribunale speciale il Canada perché quest’ultimo ha vietato l’uso di sostanze ad alta tossicità aggiunte al gasolio da riscaldamento. I trattati cosiddetti commerciali, in realtà politici, tipo Ceta o Ttip hanno finora provocato 700 di questi contenziosi per parecchie migliaia di miliardi di dollari, calcolando le spese a accessorie, che i cittadini di molti Paesi dovranno pagare per l’ardire di voler mettere regole allo sfruttamento selvaggio, alla devastazione ambientale o agli attentati alla loro salute.
Si capisce bene perché le oligarchie non vogliano alcun dibattito su questi temi, perché agiscano in segreto, ma rimane un mistero perché non lo vogliano le potenziali vittime. A tutti gli altri, cui manca il piacere della bandiera bianca, conviene partecipare al bombardamento di mail continentale contro il trattato che per la parte italiana si sta organizzando qui . La battaglia comincia ora.
“con la possibilità di fare accordi separati tra singoli stati e per singole problematiche si possono già ottenere tutti i risultati che ci si prefigge con CETA o TTIP senza fare troppo rumore, magari presentandoli come fatti compiuti a distanza anche di anni da quando sono entrati effettivamente in vigore.”
Se non erro il CETA e il TTIP , stabiliscono un principio generale per cui delle Corporation private vengono sostanzialmente poste su un piano giuridico di parità se non proprio di prevalenza rispetto agli Stati (ex) sovrani;
Praticamente è la formalizzazione giuridica o disfatta generale e totale rispetto a quello che è i diritto materiale , di fatto… e questo fintanto che saranno vigenti simili trattati internazionali commerciali, intrisencamente predatorii.
TTIP e CETA sono la resa generale e giuridicamente FORMALE, degli Stati di fronte al capitalismo predatorio delle oligarchie crematistiche e delle corporation .
Si devono contrastare con ogni mezzo possibile, anche a partire dai minimi mezzi di caiscuno.
“Purtroppo chi sospettava aveva ragione e il Ceta sarebbe divenuto una realtà già giovedì prossimo, se non fosse stato per l’inattesa ribellione della regione autonoma della Vallonia, fatta propria dal premier belga, che ha messo in forse la tracotante certezza di unanimità in seno alla Commissione europea.”
Un altro fatto alquanto insolito. La Vallonia non è neanche un membro dell’Unione Europea, che titolo ha per ribellarsi e per essere presa sul serio? A me sembra evidente che la Vallonia è stata presa come scusa per disfarsi del CETA tant’è che adesso si raccolgono le firme, come se raccogliendo le firme si potesse davvero cambiare qualcosa che non sia già stato deciso a priori. Ma intanto così si rilancerà l’idea che la democrazia è ancora viva e che ognuno di noi conta. Patetico…
PS Perchè non raccogliamo le firme per eliminare dalla nostra Costituzione la subordinazione ai trattati internazionali e l’obbligo di pareggio nel bilancio col che risolveremmo tutti i nostri problemi compreso quello del CETA e del TTIP? Perché qualcuno ci fa firmare per una cosa completamente inutile (il CETA può essere già da domani sostituito da un’altra sigla e passarci sotto il naso senza che ce ne accorgiamo) ma nessuno ci fa mai firmare per qualcosa di realmente sostanziale che cambierebbe le cose radicalmente rimettendo l’Italia sulla carreggiata della crescita economica e della democrazia vera?
volevo rispondere ad Anonimo…
Ed oltre il capitalismo crematistico e quello delle corporation quale altro ci sarebbe?
Quello dei distretti industriali fatti di piccole imprese ? Ma tali piccole imprese lavorano appunto per le multinazionali, per le aree all’apice dello sviluppo e della concentrazione capitalistica.
Le piccole imprese dei distretti, fosse pure loro malgrado, necessariamente fanno massa con la logica predatoria dei trusts multinazionali.
A livello anche più generale e mondiale, togli il grosso delle piccole imprese, che sono sub-fornitori di realtà molto più grandi, e chiudono pure quelle piccole realtà che hanno una apparente autonomia (per mancanza di mercato)
Parlo non a te (non so come la pensi) ma in generale. Storicamente, la concorrenza costringe ad investimenti sempre più grandi, i piccoli non reggono e vengono mangiati dai grandi :
Ecco la concentrazione, le multinazionali sono inevitabili, ed oggi le piccole aziende sono lavoratrici salariate delle suddette multinazionali, altrimenti non potrebbero esistere
Addirittura, gli economisti parlano di centralizzazione senza concentrazione, per cui le aziende polacche sono del tutto dipendenti da da taluni grossi trusts soprattutto tedeschi, anche se non direttamente nella proprietà giuridica di questi. E’ così dappertutto, le chiamano filiere del valore.
Non c’è un capitalismo dei piccoli distinto da quello rapace delle multinazionali. Non c’è un capitalismo finanziario distinto da quello buono e produttivo
Esiste il capitalismo reale, considerandolo in tutte le partizioni funzionali che si possano immaginare, esso resta come la S.S Trinità. Non ti puoi giocare Gesucristo contro lo Spirito Santo, o quest’ultimo contro il Padre
Questa è l’illusione di chi come Minutolo, vorrebbe che la sinistra si alleasse al capitalismo produttivo contro quello della finanziarizzazione
Purtroppo indietro non si torna, se per assurdo i trusts multinazionali fossero smembrati in tante microaziende, nessuna di esse avrebbe i capitali per realizzare la rivoluzione industriale 4,0.
La via di uscita può essere solo in avanti, produrre per i bisogni.
Ma non si tratta del piano quinquennale sovietico (odioso ai più), questo doveva creare dal nulla strutture industriali che non c’erano ancora.
Al contrario, oggi il problema del mondo è la sovracapacità produttiva, basterebbe sottrare questa alla logica della concorrenza e del profitto privato, e la stessa da problema diventerebbe il benessere di tutti noi
Il capitale, con i suoi centri di ricerca e think tanks, lo fa apposta a farci credere che le sue divisioni funzionali corrispondano a diverse opzioni politiche, così ci intruppa tutti nei suoi ranghi e vince in un modo o nell’altro.
Lo si vede da questo, tanta gente che oggi critica il capitalismo finanziarizzato a favore di quello produttivo, negli anni 90 criticava il capitalismo produttivo a favore di quello finanziario.
Cambia l’amo usato dal capitale, ma noi abbocchiamo sempre ed esso vince in ogni fase storica e ci deride.
Negli anni 80-90 quelli che oggi criticano la finanza erano entusiasti di Goldman Sachs, J.P. Morgan, Lehman brothers, e compagnia, viste come le teste pensanti dell’intero sistema bancario USA. I discorsi erano di questo tenore:
In Europa le banche ti finanziano solo se hai immobili di proprietà e garanzie di ogni tipo. Negli Usa sì che il capitalismo è vero e democratico, lì le banche ti concedono un prestito anche se non hai nulla, basta una idea valida.
Basta che tu sia giovane ed abbia voglia di lavorare, le banche comprendono che tu devi pur comprarti una casa e ti finanziano al 100%100 (mutui sub-prime).
Ancora : in Italia ci sono determinati capitalisti produttivi, Agnelli, Marzotto, Pirelli e compagnia, essi controllano Mediobanca guidata Enrico Cuccia. Mediobanca partecipa tutte le banche italiane, le partecipa anche lo stato ma lascia fare i privati. Per cui i risparmi degli italiani sono convogliati verso le solite fabbriche ed i loro giochi interni
Meglio negli Usa, le banche spaziano ovunque si possa investire, poi pagano tassi migliori ai risparmiatori, propongono a questi pacchetti di investimenti molto redditizi. In Italia ed in Europa il piccolo risparmiatore riceve poco interesse e non è tutelato, negli Usa Sì che c’é democrazia economica
P.S, per Anonimo, cosa è il capitalismo cremastico?
Ho detto capitalismo predatorio e oligarchie crematistiche ( politicanti o chi altro…), cioè compiacenti con quel capitalismo perverso e predatorio.
Detto capitalismo e oligarchie sono quelli che non hanno alcun scrupolo a passare sopra ad ogni formalità costituzionale-democratica, oltre come spesso succede non aver rispetto per alcun diritto umano… è la parte peggiore del sistema economico di mercato, per come la vedo io… poi si, si dovrebbe riformare profondamente se non abolire il capitalismo, ma come ?
Un economia di soddisfazione di bisogni “primari”, si direbbe a livello globale, come accenna Lei Jorge… ma come fare ?
Io non mi lascerei prendere al laccio dall’entusiasmo visto che è una strategia militare consolidata anche quella di creare una molteplicità di falsi obiettivi e, distogliendo in tal modo l’attenzione, raggiungere lo scopo voluto attraverso una diversa via.
Anche il referendum di Renzi appartiene a questo genere di strategie. Una volta che siamo obbligati a rispettare qualunque legge dell’Unione Europea, e lo siamo, cosa si vuole che serva avere una Costituzione che queste leggi non le può né ostacolare né bloccare? In pratica è come avere una finta Costituzione, un totem a cui rimanere affezionati ma, sostanzialmente, un’ennesima illusione con cui auto-ingannarsi.
Il referendum renziano, tra l’altro, non è necessario per cambiare in peggio la Costituzione, basta modificarne l’interpretazione oppure, altro metodo molto popolare, trasformare in lettera morta ulteriori articoli della stessa o, infine, aggiungere ogni due-tre anni qualche nuovo paragrafo killer come quello che obbliga l’Italia al pareggio di bilancio e che è stato determinante per obbligare il nostro paese a sottostare ad un regime di austerità capace di portare alla povertà ampi strati di popolazione in modo praticamente matematico. Chi ha bisogno della Costituzione di Renzi per mandare a ramengo l’Italia, basta già quella che c’è!
Inoltre, e qui torno al discorso CETA, con la possibilità di fare accordi separati tra singoli stati e per singole problematiche si possono già ottenere tutti i risultati che ci si prefigge con CETA o TTIP senza fare troppo rumore, magari presentandoli come fatti compiuti a distanza anche di anni da quando sono entrati effettivamente in vigore. Pensare di potersi opporre alle volontà decisionali delle oligarchie, dopo tutte le prove che abbiamo avuto del loro strapotere, comincia a diventare qualcosa di più negativo della semplice ingenuità.
Ricordo le “battaglie” contro gli OGM. Ebbene, sono dieci e più anni che gli OGM sono stati sdoganati dall’Unione Europea nel silenzio più assoluto. Oppure le battaglie contro il fracking. Convinti come eravamo che ci fosse una forte e universale opposizione al fracking e che dunque potevamo dormire sonni tranquilli, abbiamo poi dovuto rientrare nei ranghi quando abbiamo saputo che con il semplice artifizio del consentirlo sotto forma di “sperimentazione” si stava tranquillamente frackizzando l’intera penisola.
Uscendo dai nostri confini, pensiamo invece alla denuncia fatta da Snowden che ebbe particolare risonanza non tanto nel nostro letargico paese (neppure questo sito ne parlò all’epoca) ma in Germania dove i tedeschi appresero con orrore che ogni loro telefonata e ogni loro email era implacabilmente spiata dall’agenzia americana NSA.
Inizialmente la cancelliera Merkel fece finta di niente ma quando trapelò che anche le sue conversazioni riservate erano state spiate dovette prendere posizione, sia pure controvoglia. Venne allora stilata una missiva contenente molte domande di chiarimento e la si inviò alle massime autorità statunitensi. A distanza di tre anni, nessuno ha ancora risposto a quelle domande ma, intanto, qualche giorno fa, è entrata in vigore una nuova legge che dà praticamente pieni poteri ai servizi segreti tedeschi in modo che possano fare legalmente quello che prima era vietato compreso quello che fa la NSA! Si veda, sullo Spiegel online, l’articolo paradossale di Sasha Lobo intitolato “Perché sono un fan della nuova legge sui servizi segreti” e i commenti sconsolati dei lettori che si aspettavano un colpo di reni della Germania e devono invece prendere atto dell’ennesimo inganno. L’articolo si trova qui: http://www.spiegel.de/netzwelt/netzpolitik/sascha-lobo-warum-ich-grosser-fan-des-neuen-bnd-gesetzes-bin-a-1117297.html#ref=meinunghpmobi
Almeno un minimo ( tipo “mail bombing al politicante di turno” ) lo si dovrebbe fare… tentare non nuoce…
Sono abbastanza d’accordo con Casiraghi, bisogna saper individuare quali battaglie combattere.
Probabilmente, Minutolo vede Renzi come l’agente di J. P. Morgan e finanza americana in Italia, quello che quindi lavorerà in Europa a favore del Ttip e Ceta, e li ratificherà in Italia. Si trattasse solo di Renzi agente del nemico, allora il referendum avrebbe suprema importanza, non per i suoi contenuti ma per far cadere Renzi, dopo di che saremmo a posto e coperti.
Purtroppo ciò che vuole la suddetta sfera della finanza, è ciò che vuole pure la confindustria, e tutto l’establishment nel senso più mondializzato, al massimo divergono su chi o cosa debba fare di più il timoniere. Io spero, e mi adopero per quanto posso, affinchè Renzi perda il referendum, ma bisogna combattere i burattinai e non solo i burattini.
Tuttavia Minutolo dice bene per un’altra ragione. Non importa se per al no al referendum contro-costituzionale, o per uno stop alla protervia delle istituzioni europee, quando il capitale fiuta di non controllare più la popolazione con le ideologie prodotte dai suoi think tanks, accusa il colpo è per un pò sta fermo. Uguale se dispone di strade alternative per raggiungere i suoi obbiettivi, titip piuttosto che riforme costituzionali, prescrizioni europee piuttosto che governi amici
Il capitale non crede alla legalità o alla costituzione, neanche a sua protezione (ci crediamo solo noi ed in casi estremi golpe militare), quando il capitale sente di perdere la sua presa sta un momento fermo e cerca di produrre una nuova ideologia per controllare le masse.
Sono questi i momenti rari, in cui se non siamo del tutto intruppati nelle pregresse ideologie del capitale, abbiamo il momento di respiro per invertire la rotta ideologica e politica. La nostra vittoria possibile deve passare necessariamente per terreno della demistificazione ideologica. Ecco perchè può essere importante il no al referendum secondo me.