the-martian-1021x580Che Renzi porti sfiga è già accertato, ogni volta che dice qualcosa quel qualcosa va in malora che si tratti del pil o del debito pubblico. Ed è successo anche stavolta con la sonda Schiapparelli: il guappo non ha finito di recitare il suo pensierino, “il nostro Paese vive un’altra pagina di orgoglio. L’Europa infatti arriva su Marte, con una missione a leadership italiana e la sonda Schiaparelli” che essa si è schiantata sulla polvere del pianeta rosso. Può succedere, certo, non è un dramma, il dramma è però quello di avere un capo di governo che ama il vaniloquio, che non sa attendere, che di tutto fa tema di twitter e di propaganda, che non ha la minima idea della complessità sulla quale mette il suo sudario di ottusità e di bugie. Insomma di avere un premier che parla per Baci Perugina e non capisce. O se capisce mente.

In realtà dietro l’affaire Schiapparelli c’è un retroterra molto più interessante e complicato o diciamo pure imbarazzante. Non è  che la missione sia del tutto abortita o andata male perché dopotutto se la sonda si è schiantata a causa di qualcosa che non ha funzionato nel computer di bordo, rimane perfettamente in orbita il Tgo , ovvero la nave madre  che ha portato la sonda dalla Terra al pianeta rosso e che può tranquillamente effettuare i propri rilievi: senonché di questo successo non si può parlare troppo visto che il veicolo  è in gran parte russo. Il che rende davvero desolati gli europei, cornuti e mazziati da Obama, ma vergognosi del loro sgarro spaziale con Mosca. Inizialmente, più o meno una decina di anni fa,  sia Esa che Nasa avevano intenzione di mandare ciascuno un orbiter e una sonda  su marte per misurare i livelli di metano in atmosfera e indagare sulla sua origine per escludere che essi siano dovuti a fantomatici microorganismi: non è certo un mistero che gli scienziati dello spazio giochino molto e non sempre correttamente sul fascino della vita aliena per ottenere fondi. Sopraggiunta la crisi si decise di unire gli sforzi  e nel 2009 venne firmata un intesa in tal senso. E qui sono cominciati i guai perché il progetto europeo prevedeva la messa in orbita del sistema tramite un razzo russo Proton, mentre gli americani volevano imporre il loro Atlas, molto meno potente, che richiedeva una radicale rivisitazione del progetto  per ridurre i pesi, anzi in pratica, marginalizzava la presenza europea facendo fare la parte del leone alla Nasa.

Chissà forse si voleva evitare un eccessivo protagonismo del vecchio continente, come del resto accade spessissimo in campo scientifico, fatto sta che dopo aver fatto perdere anni di tempo all’agenzia spaziale europea per ripensare il progetto, nel febbraio del 2012 Obama decise di togliere i fondi destinati alla missione, così all’Esa non restò che tornare con la coda fra le gambe a Mosca che ha poi progettato l’orbiter, ovvero il Tgo che ha funzionato tranquillamente, in attesa di inviare una nuova e più evoluta sonda nel 2020. Ora capite l’imbarazzo di tutti i media.

Voglio finire però con una notazione che svela il marcio di questa Italia renziana sempre generosa di motti e parole o vanti di giornata: su wikipedia è riportata tutta la storia della missione Schiapparelli, in sedici lingue tranne che in italiano. Ecco la consistenza dei degli orgogli fasulli del guappo la cui massima aspirazione è quella di mostrare il suo inglese scolastico per compiacere il padrone e gli italiani con l’animo dei servi. Non ho parole, mi ci vorrebbe solo un nodoso bastone in attesa che anche lui si schianti sul suolo del No per avere finalmente un po’ di silenzio radio.