Visto che stiamo toccando il fondo del barile morale e politico, che una banda di dilettanti respinta ad x factor fa strame della Costituzione disegnando faccine infantili su un prezioso incunabolo, potremmo anche pensare di stabilire che il ministero degli esteri vada direttamente all’ambasciatore Usa, in maniera da evitare in futuro l’umiliazione di avere un Gentiloni, un ministro che si stende a tappetino e fa proprie le tesi più oltranziste di Washington, di ascoltare noiosi e banali sermoni sulla Siria e su Aleppo e sulla cattiveria di Assad e della Russia nei quali l’unica cosa che manca è un briciolo di verità e di onestà, cosa del resto è assolutamente ovvia da parte di uno che ha avuto il coraggio di parlare di lotta al terrorismo dal Qatar che ne è uno dei più eminenti e generosi finanziatori.
In questa maniera si risparmierebbe uno stipendio e si eviterebbe di dover assistere al dispiegarsi del complesso del maggiordomo che rende i troppi Gentiloni di questo Paese più inflessibili e ottusi del padrone nel difendere le tesi, anche quelle più strumentali e grottesche, che esso impone. Ma a interessarmi non sono le bugie del ministro, né la sua visione manichea a chachet e a progetto sul Medio Oriente, né la sua visione elementare delle cose, omologa allo spirito del governo, visto che sono prevedibili e scontate, è in realtà Gentiloni medesimo, il Gentiloni in Sè come rappresentante tipico del ceto dirigente italiano che suscita la mia attenzione. E’ il mal sottile dell’Italia la costante presenza nei dintorni del potere e dei poteri di personaggi cinici, opportunisti all’ultimo stadio e dunque allo stesso tempo fedelissimi fino all’idiozia e voltagabbana fino al midollo. E’ questa miscela, precursore prebiotico di ogni corruzione o cialtroneria che ammala il Paese a proporre un problema: è la microsomia etica derivata dal cattolicesimo della doppia morale e dal far parte di un molle notabilato di città e di Paese il quale, al contrario di quello nord europeo, non si scontra mai col lavoro e con la responsabilità, che causa un vuoto pneumatico di idee oppure è la mancanza di idee, il vuoto intellettuale che permette un’indecente e vacuo pellegrinaggio nell’opportunismo?
Difficile stabilire se è nato prima l’uovo o la gallina, ma di certo il conticino Gentiloni con annesso palazzo romano ne è un esempio perfetto. Ovviamente di famiglia ricca stabilitasi a Roma, ma marchigiana di origine, epigono di un altro Gentiloni, Vincenzo Ottorino, uomo di fiducia di Pio X, quello del famoso patto del 1913 che permise all’elettorato cattolico di superare i divieti papalini e di riversarsi alle urne in appoggio dei candidati della destra per poter fare fronte contro il socialismo in ascesa. In cambio naturalmente del sostegno nelle materie di maggiore rilevanza per la Chiesa: opposizione al divorzio, istruzione religiosa nelle scuole, apertura alle istituzioni economiche e sociali di espressione cattolica. Questo non toglie il fatto che il conticino Paolo, libero da qualsiasi problema per il futuro, amasse giocare e correre la cavallina politica: ma sì lasciamolo divertire e scapricciare, è la sua età. Infatti alla facoltà di scienze politiche lo vediamo militare nella sinistra extraparlamentare trozkista assieme a Capanna e Toscano, poi passa al Movimento lavoratori per il socialismo e infine al Pdup, il partito di unità proletaria per il comunismo. Ma riesce a non compromettersi mai, usa il condom politico o mal che vada il coitus interruptus, non ha il coraggio di agire in proprio e assiste da lontano ai pestaggi incitando, poi a tempo perso insegna catechismo con Agnese Moro.
Dopo l’università però sparisce dalla vita politica per farsi un po’ gli affari suoi, sganciandosi progressivamente, ma tenacemente dagli ambienti del movimentismo, mette la testa a posto e ricorre a una delle lavatrici politiche più in voga negli anni ’80 la quale permette un facile riciclaggio su altre sponde: diventa un ecologista e grazie ai compagni conosciuti quando faceva il finto rivoluzionario, il chierichetto Realacci e il boiardo di stato in pectore Chicco Testa, riceve in dono la direzione di Nuova Ecologia, la rivista di Lega ambiente, nell’ambito della quale conosce il suo quasi omologo Rutelli. Ed è così che anni dopo, a seguito di un’ “impegnativa” vita di portavoce del sindaco piacione, anche lui di famiglia avita, diventa assessore al Giubileo gestendo miliardi e miracolosamente proprio in quel periodo è anche tra i fondatori della Margherita, con la quale arriva finalmente al parlamento, da cattolico e papista dichiarato. La sua carriera s’impenna liberandolo dalle scomode vesti dell’epigono che in sostanza lo avevano indotto alle sue sterili avventurette rivoluzionarie: deputato, sottosegretario, presidente della commissione di vigilanza Rai e ministro delle Comunicazioni nel secondo governo Prodi. In questa carica Gentiloni si distingue per il suo totale immobilismo sulla questione dell’occupazione abusiva, da parte di Rete 4, delle reti di trasmissione riservate ad Europa 7. Incurante della messa in mora dell’Italia da parte della Commissione europea, Gentiloni non muove un dito per tentare di scalfire l’impero mediatico di Berlusconi. Il fatto che sia in prima linea nella costituzione del Pd testimonia ampiamente della natura di questo partito finito poi in mano a Renzi non per caso.
Diventato ministro tramite Napolitano per il suo incondizionato e quasi patologico filo atlantismo, nonostante non avesse alcuna esperienza di politica estera, adesso ce lo ritroviamo ad armeggiare scompostamente e goffamente nel mediterraneo e in Medioriente, nel tentativo di anticipare i desiderata di Washington, con scarso successo per la verità. Alla fine dimostra esattamente ciò che voleva evitare, di essere un soltanto un epigono, un discendente di, pronipote di che ripete sotto forma di farsa ciò che prima era tragedia e purtroppo fa una farsa di ciò che è tragedia oggi.
Sembra la biografia politica di Franceschini, altro versipelle collezionista di poltrone politiche, ma dal fiuto raffinatissimo nel subodorare la prima falla del transatlantico che affonda. Infatti, seguito da Gentiloni, sarà il primo ratto ad occupare le scialuppe quando naufragherà il Titanic Renzi.
L’ha ribloggato su bondenocome ha commentato:
E’ il mal sottile dell’Italia la costante presenza nei dintorni del potere e dei poteri di personaggi cinici, opportunisti all’ultimo stadio e dunque allo stesso tempo fedelissimi fino all’idiozia e voltagabbana fino al midollo.
“In questa maniera si risparmierebbe uno stipendio e si eviterebbe di dover assistere al dispiegarsi del complesso del maggiordomo che rende i troppi Gentiloni di questo Paese più inflessibili e ottusi del padrone nel difendere le tesi, anche quelle più strumentali e grottesche, che esso impone.”
è forse una classe dominante di indole “schettina”,banalmente vigliacca, irresponsabile, pericolosa in buona sostanza…
Craxi era un politicante corrotto o ladro… oggi giorno ci sono politicanti corrotti o ladri, o vigliaccamente vassalli …
e la classe subalterna paga…
Il dilemma se le piaghe del mondo siano dovute all’inevitabile “marcia della follia” o a un “complotto” ha radici storiche profonde. Dilemma non soltanto applicabile alla storia, perche’ le conclusioni sono figlie delle ipotesi.
Basta pensare, per esempio, alle conseguenze filosofiche, sociali etc. dell’ipotesi geocentrica o elioocentrica dell’universo.
Qui pero’, se si accetta la versione della marcia della follia, allora si accetta tutto, compresa, per esempio, la nozione che l’11 Settembre fosse una vicenda marginale nella storia del capitale, e non un complotto usraeliano per l’egemonia mondiale, “Usrael uber alles.”
La versione dell’inevitabile, invece, conduce ad assumere, per la propria salvezza, la posizione del mistico buddista. Il quale, paradossalmente, vive nel mondo standosene essenzialmente fuori, meno per il minimissimo necessario per sopravvivere.
Forse solo la terza guerra mondiale potra’ liberare il mondo dalla zavorra descritta nell’articolo. O forse no, perche’, almeno negli us of a, si sta facendo serpeggiare l’idea che anche un conflitto nucleare non e’ necessariamente definitivo, e i “piu’ meglio”, in ogni caso, si salveranno. Alcuni si sono gia’ costruiti magioni principesche nell’isola sud della Nuova Zelanda.
Ai posteri (e magari neanche a loro), l’ardua sentenza.
Grandiosa definizione di un certo ceto politico tipicamente italiano !! Non si compromette mai del tutto e fa carriera, usa il coitus interruptus politico….
Invece il Council for Foreign Relation fornisce il viagra politico a Napolitano…
È interessante vedere che un personaggio che oggi occupa posizioni importanti in Italia è figlio di uno che occupava posizioni altrettanto importanti un secolo fa. Ma la cosa, secondo me, non ha solo a che vedere con il familismo, ma anche con l’avvicendarsi nel tempo di regimi variamente descritti come inconciliabili, ossia di destra o di sinistra, dittature o democrazie, ma che sono sempre guidati da una casta di notabili figli di genitori notabili quando non nobili, che crescono nella stessa bambagia, frequentano le stesse scuole e gli stessi club e, a volte, in gioventù, vengono mandati a fare i rivoluzionari in modo che quei posti di partito così “delicati” vengano ricoperti un giorno da persone “fidate” e si riesca a continuare a tessere indisturbati l’architettura politica suprema che tanti, anche su queste pagine web, si rifiutano di riconoscere: conservare il potere politico attraverso i secoli mediante lo stratagemma di occupare tutti gli spazi politici possibili e immaginabili promuovendo, finanziando e spesso creando dal nulla diverse tipologie di partito politico, anche quelle più estreme o ributtanti, purché alla loro guida si possa sempre collocare un uomo fidato, qualcuno che ha il pedigree giusto, ha fatto le scuole o i think tank giusti, ha una formazione doverosamente illuminata (♪ tu chiamala se vuoi… massoneria) ed è, di conseguenza, supremamente orgoglioso di essere uno snodo locale di quello che è il potere sovranazionale. Ecco perché le critiche verso questi notabili d’eccezione, scelti in realtà per la loro particolare intelligenza, sensibilità e fedeltà alla causa, lasciano il tempo che trovano e sono, dal loro punto di vista, strilli di gallinacci che non hanno capito niente di come funziona il mondo.
Se volessimo davvero fare qualcosa contro la loro supremazia, dovremmo probabilmente cominciare a capire come si è formata questa supremazia, quanto è estesa, quali molteplici forme ha assunto nel tempo, come ha potuto compenetrare di sé l’interezza del mondo politico in così tante nazioni diverse per storia, lingua e cultura eccetera eccetera. Ma questo lavoro di analisi, che non può essere quello di una sola persona, non solo non è nemmeno iniziato ma nessuno sembra nemmeno avvertirne l’importanza. Siamo tutti notabili?
Grazie per la utile precisazione, Casiraghi.
In effetti in effetti il tuo intervento non si pone sul piano della dietrologia non verificabile (e che proprio per questo può sostenere qualunque cosa)
Tuttavia la logica del complotto, o del golpe bianco, aleggia in questo post del simplicissimus ed in quanto scrive diderot.
Rispetto a quanto dici, concordo in questo senso: per una certa fase storica, all’interno degli stati nazionali, le forse democratiche sono riuscite a permeare le politiche dei governi.
In Italia questo era la conseguenza della spinta politica ed emancipativa che veniva dalla vittoria sul fascismo, in altri stati era avvenuto qualcosa di simile, comunque in conseguenza di ampie mobilitazioni popolari.
Questa democratizzazione in effetti poteva sembrare un avanzamento definitivo rispetto alle condizioni precedenti, invero maggiormente oligarchiche.
Ma il capitale, o se preferisci i poteri forti, hanno una dinamica più forte di ogni illusoria democratizzazione: ogni volta che le forze democratiche riescono a permeare gli istituri di governo, il capitale crea delle istituzioni poste su un livello più alto e generale capaci di svuotare il livello democratico sottostante.
A questo modo l’ologarchia si afferma di nuovo sulla democrazia, la quale si rivela come una parentesi transitoria, un pedaggio pagato dalla classe dominante rispetto ai suoi stessi errori o a circostanze particolari
In effetti è avvenuto proprio questo con l’unione europea, e se per ipotesi enormi movimenti di massa riuscissero a democratizzare l’unione europea, il capitale punterebbe a creare istituzioni sovraeuropee (chessòio, euro-statunitensi) suscettibili di svuotare nuovamente le istituzioni democratiche sottostanti
Questo andamento è legato a due fattori di fondo
1) Il capitale tende al mercato mondiale, solo così ha lo spazio sufficiente per realizzare quelle concentrazioni di imprese produttive (trusts), che consentono di dare ossigeno ai profitti, altrimenti in calo per il peso selle spese tecnologiche. Esse sono sempre meno ammortabili poichè la concorrenza già impone un nuovo ciclo di investimenti.
2) La classe borghese e capitalista vera, 1-2 % della popolazione, è mondialista perchè per sopravvivere ha bisogno del mercato mondiale, da sempre non ha interesse alle istituzioni democratiche locali nazionali o continentali.
Non le riconosce e per questo si riunisce in istituzioni alternative e parallele come clubs, rotary clubs, lyons, massoneria, P2 P3 e P4 e via procedendo verso l’elitismo.
Questa e la natura della classe che ci governa, se preferisci dei poteri forti, e non da oggi. Le rivoluzioni borghesi furono preparate da clubs, massoneria, carboneria, le reali istituzioni della vita interna della borghesia vera.
Ci preoccupiamo delle istituzioni della UE, ma gia si profilano quelle legate a TTIP, per cui saranno tribunali privati a giudicare i ricorsi contro le multinazionali, pian piano con la scusa delle istituzioni trans continentali svuoteranno quel che restadi democratico anche sul livello sottostante delle istituzioni europee.
Ma tutto ciò non è un complotto ( capisco che tu non ragioni in questi termini), magari, sarebbe più facile da eliminare. Purtroppo tutto ciò e mosso dalle dinamiche necessarie alla vita del capitalismo, per cui questo andazzo catastrofico è supportato anche da chi ancora distingue tra finanza e capitalismo buono, neoliberismo cattivo e keynesismo buono etc., ed per questo che e tanto difficile liberarsi del cancro del profitto e del capitalismo
Ennesima scontata conferma che quelli che vengono da sinistra, anche da quella extraparlamentare, sono i più fanatici e zelanti sostenitori dell’imperialismo finanziario e bellicista.