bombardamento-kurdi-sito-800Tutti ormai lo sanno: gli americani si sono “sbagliati” e invece di attaccare le postazioni del Califfo hanno attaccato le truppe siriane permettendo quindi ai terroristi di guadagnare posizioni importanti. Certo visto che vantano continuamente la loro tecnologia e la loro intelligence l’errore dimostra che sono davvero dei poveri coglioni attaccati alle loro consolle di gioco al massacro, anche se mai quanto agli sguatteri dei media italiana che fingono di credere in questa tesi grottesca. Oppure, se si è trattato di un atto deliberato, sono bastardi senza onore visto che aiutano chi dicono di combattere e poi fanno contrite condoglianze  quando gli stessi compiono stragi in Europa o comunque sono indicati come gli autori degli attentati su cui poi viene costruita la narrazione che permette i massacri sociali.

Oddio ci sono stati solo un centinaio di morti, un’inezia per chi – solo per dirne una -ha assassinato col napalm un milione di innocenti e ignari cambogiani al solo scopo di chiudere una strada  usata dai vietcong e opera perché la cosa rimanga nascosta nelle pieghe della storiografia popolare da tv e da Wikipedia. Ma qui c’è molto di più perché la tesi dell’errore è penosa e ridicola: in un mondo in cui chiunque col navigatore, col cellulare, persino con l’orologio può conoscere esattamente la posizione in cui si trova, un errore di parecchi chilometri da parte di aerei militari che sono venduti come meraviglie tecnologiche è inammissibile. Persino usando solo una cartina stradale gente di normale intelligenza, anzi anche un po’ tonta, non avrebbe potuto sbagliarsi in maniera così clamorosa. Infatti il punto centrale della vicenda sta proprio qui: il fatto che gli Usa siano stati costretti a trovare una giustificazione palesemente bugiarda, porta a pensare che l’azione non sia stata preparata con l’accuratezza necessaria e tende a dimostrare che essa è stata un colpo di mano contro di cui probabilmente era all’oscuro la stessa amministrazione di Washington messa di fronte al  fatto compiuto. Una tesi tutt’altro che azzardata e che trova una consistente pezza d’appoggio nel fatto che i russi, al contrario che in passato, sono stati avvertiti dell’attacco, ma non attraverso i canali ufficiali, bensì con contatti confidenziali, tra militari, come se si volesse evitare un possibile contrordine.

Del resto da mesi va avanti una indecente campagna la quale trova  in qualche modo ascolto e comprensione presso Hillary Clinton  che accusa Obama di avere la mano troppo morbida con Assad mentre invoca azioni militari contro il leader siriano. Nel giugno scorso 51 diplomatici firmarono un irresponsabile memorandum in questo senso,  dimostrando di non rendersi per nulla conto del contesto. Ora il livello della diplomazia americana è inclassificabile, accogliendo ai vertici affaristi o lobbisti e tra i quadri gli asini di buona famiglia cui non si può far fare altro, ma secondo indiscrezioni del New York Times, la fronda sarebbe stata ispirata dallo stesso segretario di stato John Kerry. Non è difficile immaginare che dentro questa spaccatura anche la filiera di comando prenda strade divergenti, magari lasciando campo libero ai militari, specie ora che le elezioni sono vicine e la presidenza conta di meno.

Insomma l’azione di bombardamento in appoggio all’Isis, con tutti i contorcimenti successivi, ci dice molto sullo stato della democrazia americana ormai frantumata in satrapie, califfati economici e militari tenuti insieme con estrema difficoltà dalla Casa Bianca; ci annuncia il dramma del dopo Obama che non ha niente a che vedere con la mediocre statura dello stesso, ma con la maturazione  delle forze disgreganti all’interno dell’impero. E forse alla convinzione delle elites che per mantenere il comando la guerra globale sia inevitabile.