3b51f50671ac9f9b6ee53237b4ba2430-0024-k5ge-u43220957314444syd-593x443corriere-web-sezioniViviamo nel Paese di Matteo delle meraviglie, nel quale il popolo è diventato Alice e si accompagna al cappellaio matto. Di certo non vi è più alcun collegamento con la realtà, né politica, né economica, né razionale: a leggere, guardare e sentire i media italiani sembra che il guappo di Rignano  abbia scatenato una furia epocale al vertice europeo di Bratislava mettendosi in rotta di collisione con i suoi tutori che gli vorrebbero dare solo dei contentini. Certo è difficile estrapolare da un vocabolario che è rimasto infantile e da boy scout qualcosa di concreto, però possiamo immaginare la scena: ma come vi ho servito un referendum che manda a hahare la Hostituzione e impedirà per sempre qualsiasi forma di legittima difesa dagli strapoteri europei e finanziari e voi ve la volete cavare con qualche mancia come se non sapeste che mi sono occupato personalmente di distruggere il lavoro e l’economia. Ci vogliono aiuti massicci, mi ci vuole qualcosa da portare a casa per avere una speranza di vincere il referendum. E’ anche nel vostro interesse, hoglioni.”

Ma di tutto questo non vi è alcuna traccia nei media europei, solo qualche accenno di sfuggita su Le Monde et pour cause. Innanzitutto il vertice era dedicato a ricucire lo strappo con Paesi dell’Est sul problema dei migranti, dunque la questua di Renzi era del tutto fuori contesto e non interessava a nessuno, men che meno a Merkel e Hollande che il giorno prima avevano avuto un vertice a due e non si sono sognati di invitare Renzi alla conferenza stampa che il prode Matteo ha sostenuto di aver disertato non essendo “soddisfatto delle conclusioni su crescita e immigrazione”. Come è perché è chiedere troppo alle facoltà del premier, ma ci ha pensato subito Juncker a conciarlo per le feste: “Non sono il portavoce di Renzi, ma credo che sull’essenziale appoggi il discorso che ho fatto al Parlamento europeo sullo stato dell’Unione. Era molto positivo quando si è espresso sugli elementi principali di quel discorso. Era completamente a favore”. Quindi non c’è alcun dubbio che la ribellione di Matteo è puramente strumentale, ad uso interno per spalmare un po’ delle sue colpe e apparire come un difensore del popolo da nemico qual è  in vista del referendum costituzionale. Anzi è una ribellione inventata di sana pianta facendo supporre un protagonismo che nessuno gli attribuisce nemmeno lontanamente: la sua partecipazione alle decisioni è solo fotografica, quando appare in mezzo a chi conta per lo scatto ricordo.

Però come dice un proverbio macedone, l’asino bugiardo raglia di giorno, ma scalcia di notte. E così alle sceneggiate apparenti mese a punto con gli amici dei media, al riparo delle telecamere Renzi si rivela ciò che è davvero, ovvero l’incarnazione del proverbio  balcanico: 24 ore prima del teatrino di Bratislava, di cui molti, tranne i clientes della stampa a seguito, nemmeno si sono accorti, Renzi ha partecipato all’atto di rinascita del Ttip, troppo presto dato per morto, facendo firmare a Padoan un documento in cui si chiede la ripresa delle trattative sul trattato transatlantico. In compagnia dei rappresentanti delle vecchie colonie Usa, ovvero Gran Bretagna e Irlanda, delle nuove, Finlandia, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e dei poveri marmittoni di Italia, Spagna, Portogallo. Tutto si tiene nella fattoria degli animali: Ttip e referendum, autoritarismo incontinente ogni giorno più evidente come nel caso dell’operaio ucciso a Piacenza e servilismo senza limiti. Un insieme malamente  nascosto da penose e patetiche sceneggiate da miles gloriosus. Sarebbe arduo dire che animale è: ma di certo la sua presenza si sente dall’odore.