Oggi facciamo un giro in macchina. Ma non con una macchina qualsiasi, con una grande e lussuosa berlina costruita interamente in un paese del terzo mondo che per ora non vi rivelo dal ’60 ai primi ’80. Immagino che siate curiosi e anche un po’ impauriti: non è che ci fermiamo e dobbiamo spingere? Non è che alla prima curva schizza via o che frena nel doppio delle altre auto e ci andiamo a schiantare? Bé ve lo confesso qualche timore è giustificato perché questa vettura pesa più di 2,7 tonnellate a secco, possiede solo freni a tamburo, ha un cambio automatico americano di vecchia concezione e uno sterzo che fa un po’ ciò che vuole così che ogni curva rappresenta un brivido. Cosa mica da poco su un’auto che stava per essere ritirata dalla strada per la sua scarsissima resistenza agli urti. Però mica c’è bisogno di correre e del resto non potremmo nemmeno farlo: il motore ad onta di una spaventosa cilindrata di quasi sei litri e mezzo suddivisi in 8 cilindri, eroga, nella configurazione più brillante e potente, 200 cavalli con un rapporto peso potenza che era già ai tempi in cui è nata era tra i peggiori al mondo. Non c’è da stupirsi: il propulsore non era stato progettato per le auto, ma era un motore marino montato su molti piccoli e pittoreschi pescherecci della Manica, adattato in qualche modo alla strada.
Senza dubbio, a patto di avere un autista che si assume la fatica improba della guida, è una vettura comoda, però sospetto che anche accettando di farci un giro non ve la comprereste soprattutto sapendo che ha un costo stratosferico. Anzi sono sicuro che fareste molta ironia sulle costruzioni da terzo mondo e ancor più ve la ridereste sapendo della leggendaria scarsa affidabilità degli organi di trasmissione e dell’impianto elettrico. Invece probabilmente molti di voi con un po’ più di anni sul groppone ne hanno fatto un mito, perché questo bidone non era costruito chissà dove, in qualche posto esotico, ma in Inghilterra e si chiamava Rolls Royce. E se almeno con i modelli dei primi anni ’60 si poteva andare in giro con un auto stile anteguerra, cosa che poteva soddisfare i baronetti, dopo, con i modelli più recenti si girava con una Peugeot 403 allungata (c’è stata anche una vertenza giudiziaria per la scopiazzatura). Solo dopo l’assorbimento da parte della Bmw è finalmente arrivata ad essere un’auto decente, visto che tutto è costruito in Germania e solo assemblato in Inghilterra. Ma rimane solo un’auto di rappresentanza adatta quasi esclusivamente a farcisi vedere dentro e a dimostrare il proprio status non solo finanziario, ma sociale, l’appartenenza a una classe che generalmente è quella dei grandi proprietari terrieri inglesi, ossia dei latifondisti.
Se fosse stata fatta altrove, se non avesse potuto godere del mito geopolitico britannico sarebbe stata considerata un catorcio, destino del resto comune a molte quattro e due ruote made in Usa che se fossero stati prodotti in altri Paesi sarebbero considerati trattori veloci. Ho fatto questo esempio certamente curioso per illustrare come sia facile per le classi e i Paesi dominanti avvantaggiarsi della mitopoiesi, ovvero delle narrazioni favolistiche sia nel campo del mercato che in quello delle idee e delle persone. Ed è per questo che qualsiasi prodotto, anche fatto nello sprofondo, si fregia di slogan e di nomi inglesi, fatto che da solo ne denuncia un sostanziale e generale acchiappa citrullismo.
La Rolls Royce mi è venuta in mente qualche giorno fa assistendo a una trasmissione di Rai Storia nel quale si parlava della Thatcher e il professore di rito che palesemente improvvisava sull’argomento, dava per scontato che la signora di ferro fosse un’intellettuale consumata, attenta e fervida lettrice di tutta la letteratura economica in particolare von Mises e von Hayeck, mentre tutto denuncia che il reazionarismo thatcheriano deriva dalla drogheria paterna e lei stessa lo dice “Devo quasi tutto a mio padre, davvero. Mi ha portato a credere a tutte le cose a cui io ora credo”. Del resto si era diplomata in chimica (tecnicamente sarebbe laureata, ma al Sommerville di Oxford, una scuola femminile separata, creata apposta per aumentare in maniera figurativa il numero delle donne con studi superiori) e per molti anni si dedicò da conservatrice nata alla produzione di conserve, prima di riprendere gli studi e diventare fiscalista grazie agli studi e alle leggi permissive del dopoguerra. Nulla nei suoi discorsi, nelle sue biografie narra di letture teoriche ed economiche a vasto raggio, così come non le aveva il suo patron d’oltre atlantico Reagan: erano personaggi plasmabili dai poteri reali proprio per la loro mancanza quasi assoluta di cultura politica, del resto nemmeno mai coltivata negli studi come ci si aspetterebbe e che li portava ad esprimere concetti elementari sulla cui verità, plausibilità e conseguenze nemmeno si interrogavano.
La Tatcher è un po’ come la Rolls Royce, sostanzialmente un bidone il cui mito reazionario risale alla vittoria nella lunga battaglia con i minatori, vinta esclusivamente sull’onda della guerra argentina in cui la signora di ferro riuscì a spuntarla un po’ perché il regime militare di Buenos Aires era ormai marcio e molto grazie all’appoggio del caro amico Pinochet che permise alle navi e agli aerei inglesi di servirsi di porti e basi cilene chiudendo la partita. Ma lei era molto amica dei dittatori, purché fossero apertamente di destra e feroci, al punto che dopo la caduta di Somoza tentò di vietare, l’uso nelle istituzioni pubbliche del termine sandinismo e dei suoi derivati. Con tutto questo probabilmente il mito Thatcher non esisterebbe se prima delle lezioni dell’83 non ci fosse stata una scissione nel labor con la creazione di un partito socialdemocratico (chissà perché le operazioni tipo Saragat sono sempre così tempestive): le due forze messe insieme arrivarono quasi al 55% e per la Lady il discorso si sarebbe chiuso lì senza la legge elettorale inglese e senza questa strana operazione messa in piedi da chi riteneva che il partito del Labour fosse troppo a sinistra ( e infatti la frattura fu ricomposta solo da Blair con la sua sterzata a destra). Invece dobbiamo tenercela come mito.
Dai accendiamo il motore…. ah la batteria è scarica? Pazienza scendiamo e spingiamo il mito.
La guerra delle Falklands vinta grazie a Pinochet è veramente una perla.
tutto giusto, ma oltre lo stringersi intorno alle tatcher a causa della guerra delle falkland, vi fu una ragione piu stringente per le quale la tatcher pote sconfiggere i minatori : il governo comunista?? della polonia decise di vendere carbone senza limiti al governo inglese, ed anche a buon prezzo, Altrimenti, i minatori non sarebbero stati sconfitti, ed il progetto neoloberista almeno per quella fase,non sarebbe passato.
Bisogna rendersi conto che che nel blocco cosiddetto comunista vigeva cio che si puo definire come Capitalismo di Stato. Esistevano i salariati, e quando la tecnologia diminuiva il tempo di lavoro utile a fare le merci, allora il paniere dei consumi operai costava di meno, Di conseguenza anche gli operai venivano pagati di meno, ovvero una quota del loro lavoro era presa a gratis dallo stato ( e quindi anche le produzioni relative)
Esisteva cosi lo sfruttamento capitalistico proprio come in occidente, perö da noi il tempo di lavoro non pagato era appropriato dai capitalisti privati.
Li, a diminuire la paga operaia,ci pensava la pianificazione oltre che l´ínflazione e meccanismi simili, da noi l´ ínflazione oltre che Lama, Craxi e Compagnia
Infatti il crollo del comunismo sovietico e stato il crollo dell´anello piu debole del capitalismo mondiale, sullo sfondo la crisi dei paesi in via di sviluppo, ed adesso la crisi sta erodendo il centro capitalistico (usa- europa giappone)
La fiammata dei paesi bric (brasile india cina) e in via di esaurimento perche era stimolata alle delocalizzazioni del centro oggi in crisi (usa europa giappone)
D´altra parte, crescite economiche che sembravano stratosferiche come quellie cinesi, spalmate su una popolazione di 1,4 miliardi quale esiste in in Cina, diventano aumenti del reddito pro capite di pochi centesimi (uguale che se ogni cinese avesse prodotto e venduto una frittella al giorno)
Non si puo stabilire quanto tempo reggera ancora il sistema, ma succede che gli investimenti tecnici preliminari alla produzione sono oggi stratosferici, per essere ammortizzati richiedono tempi talmente lunghi, per cui prima dell´ ammortamento le aziende gia devono spendere per rinnovare gli impianti (pena essere fuori mercato). In queste condizioni i profitti sono impossibili ed il capitalismo In realta e gia un morto che cammina.
Funzionia solo con sovvenzioni pubbliche, lavoro semischiavistico, guerre di rapina mascherate da umanitarie e sara sempre peggio, A poco a poco la disgregazione della societä, la corruzione che aumenta quando la ricchezza si restringe, porteranno i paesi che ancora reggono a crollare, proprio come nell´ 89 avvenne per i paesi del blocco sovietico o a capitalismo di stato.
Se quella era la natura del governo polacco non stupisce che esso forni alla signora tatcher il carbone che le consenti di sconfiggere le lotte dei minatori e realizzare il neoliberismo, fase terminale del capitalismo (di li si affermo in tutto il mondo). Il capitalismo ha fatto il suo tempo ma ha avuto comunque i suoi meriti storici,
Ad est per esempio, mancando nel 17 la rivoluzione mondiale, i bolscevichi privi di aiuti internazionalisti e tecnologie, dovettero costruire del niente un paese moderno.
La russia era ancora un paese feudale tranne un paio di distretti industriali controllati dal capitale occidentale, il governo bolscevico dovette percorrere in 20 anni quella modernizzazione che in occidente era stata fatta a partire dalla rivoluzione industriale inglese.
I crimini del comunismo per quanto gravi, sono la versione limitata e civilizzata dei crimini e degli sterminii che l´occidente ha perpretato nel corso di piu secoli per realizzare quel capitalismo che in russia hanno poi rincorso
Senza la modernizzazione bolscevica la germania di hitler avrebbe vinto la seconda guerra mondiale, la vera protagonista di questa fu líndustria sovietrica, In generale, lo sviluppo dei mezzi produttivi forniti dal capitalismo, se usati per soddisfare i bisogni e non per il profitto, ci consentirebbero di lavorate tutti, lavorare poche ore al giorno, e realizzare a pieno la nostra umanitä, ma questo richiederebbe ben altri approfondimenti….