mothertheresaPrendiamo una persona qualunque, magari discesa da una limousine Mercedes in qualche città divenuta uno sterminato panopticum di miserie  e la sentiamo dire “Credo  che, se la gente pensa che Hitler abbia ucciso 6 milioni di ebrei, certamente esagera. Hitler non era così malvagio. Potrebbe aver ucciso al massimo tre o quattro milioni di ebrei“. Magari penseremmo che è un po’ stronza, anzi molto stronza se in aggiunta a questo springtime for Hitler  ci dicessero che è stata amica e sostenitrice di Somoza o dei feroci dittatori di Haiti, i Duvalier padre e figlio, nonché del milionario bandito e truffatore Charles Keating, non disdegnando di intrattenere rapporti con noti molestatori di bambini. Ma saremmo disposti a cambiare totalmente idea se ci dicessero che la persona discesa dalla macchina è una famosa benefattrice, che ha aperto ospedali per poveri in tutto il mondo che insomma è una santa donna. Che bello potersi ricredere sull’animo umano: ma poi apprendiamo che ha raccolto in tutti il mondo circa un miliardo di euro viaggianti tra conti segreti a cui corrispondono non ospedali o luoghi di umanità, ma lazzaretti fatiscenti e sporchi  per moribondi (furono paragonati da una giornalista ai campi di concentramento di Bergen -Belsen) a cui in sostanza non era prestata alcuna vera cura (come rivelò la rivista scientifica inglese Lancet), nei quali spesso veniva negato anche il cibo, tenuti lì a solo scopo di proselitismo terminale per una visione ultraeazionaria del cattolicesimo che si concretava persino nel rifiuto di usare antidolorifici di ogni tipo, visto che il dolore e soprattutto quello dei poveri, è un’offerta a Dio. Farsi santa con i dolori altrui, che meraviglia . Infatti poi per se stessa sceglieva costosissime cliniche svizzere.

Ecco, allora penseremmo che la prima impressione era quella giusta e mai e poi mai ci verrebbe in mente di proclamare santa questa persona che come scrisse il New York Times “era meno interessata ad aiutare i poveri di quanto lo era nello sfruttare quella situazione di immenso squallore per diffondere il suo credo da fondamentalista cattolica”. Eppure è accaduto, anzi era inevitabile che accadesse: Madre Teresa di Calcutta era già stata proclamata santa in vita, era diventata la bontà e la carità per  antonomasia semplicemente perché era la santa dello status quo e del potere, nel senso che rappresentava la vicinanza del presunto spirito caritatevole alle elites di comando, sempre onorate dalla santa in qualunque loro espressione,  come se queste godessero di un investitura divina. Dopo il disastro di Bopal, dopo aver detto che nei moribondi vedeva l’immagine di Cristo si rifiutò di commentare in qualche modo l’accaduto: «Non ho niente da dire in proposito. Quello che è accaduto è frutto del disegno di Dio. Non mi immischierò in questioni politiche». Tutto questo ha un che di repugnante, ma rappresenta e interpreta  perfettamente la visione del capitalismo compassionevole  che nasconde il proprio assoluto cinismo e  la propria educazione all’egoismo sotto uno strato di compassione vera, simulata o erratica che sia.

La santificazione ufficiale è solo la fine di un lungo percorso già scritto condotto attraverso l’esaltazione mediatica di Madre Terresa e l’attenta ossessiva censura sui fatti reali, ma rappresenta tuttavia una dichiarazione  di intenti da parte del papato: ossia un legame mai così concreto al potere inserito come un veleno dentro un’involucro di retorica pauperistica. La Chiesa definisce se stessa e i suoi valori, i suoi punti di riferimento, come del resto fece con Padre Pio precedentemente giudicato da illustri personaggi del pensiero cattolico “un imbroglione psicopatico”, entra anzi nel meccanismo della misericordia  apparente  (del resto essa spende più in pubblicità caritatevole che in carità reale), fidandosi a buona ragione che la fede più cieca e ingenua non veda ombre e anche se le vede le neghi o al massimo se la possa cavare dicendo che in fondo anche i santi sono umani e possono sbagliare: la cattiva coscienza ha radici  più forti di quella buona. E tuttavia questa santificazione attesa e  di fatto già decisa al momento della morte, lasciando solo il problema di trovare un miracolo qualunque che com’è noto non si nega a nessuno, testimonia la deriva dell’occidente che ha bisogno ormai di questi santi ansiolitici per guardarsi allo specchio e finge un’umanità che non si sogna nemmeno di avere, che adesso ha anche bisogno di una religione chiusa e feroce per la sua guerra a salvezza delle proprie classi dominanti ormai racchiuse nel cul de sac dell’economia cartacea.

Come inizio dell’esplorazione della figura di Madre Teresa si può vedere questo spezzone del documentario di Christopher Hitchens, Hell’s Angel, che non è mai stato né  diffuso né “portato” in italiano, forse per il troppo impegno a doppiare i Masterchef.