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Festeggiamo Hiroshima che ha salvato tante vite

Macerie-a-HiroshimaIeri ricorreva il 71° anniversario della bomba di Hiroshima, della strage gratuita di 200 mila persone ribadita tre giorni dopo a Nagasaki. Dico gratuita perché quegli ordigni di morte erano un esperimento e soprattutto un monito all’Unione sovietica, ma servivano a ben poco per piegare un Giappone che era già in ginocchio, che non aveva più flotta, né materie prime per fabbricare neanche una pistola giocattolo, che sarebbe comunque capitolato da lì a poco senza bisogno di bombe atomiche. Pochi sanno che l’epopea finale dei kamikaze più che un’espressione culturale era uno stato di necessità visto che nel Sol Levante, ormai tagliato fuori dalla sua area di influenza e rifornimento, si era costretti a costruire gli aerei con il legno di balsa e di ciliegio, dunque inservibili se non come bombe pilotate. Del resto nel marzo precedente una sola giornata di bombardamenti convenzionali su Tokio e altre città fece 450 mila morti, visto che ormai la difesa aerea era inesistente. Altro che buttare le atomiche per risparmiare vite: ma questo fa parte di un altro anniversario, quello delle favole, delle vulgate, delle azioni  volte a nascondere le mosse degli Usa verso la conquista del dominio globale.

A dirla tutta, la storia contemporanea – quella seria che di certo non viene narrata nelle televisioni o nelle pubblicazioni dilettantistiche – riconosce che la guerra si sarebbe potuta concludere già nell’autunno precedente, dopo la battaglia di Leyte che lasciò il Giappone praticamente senza difese navali, se solo l’amministrazione americana avesse richiesto condizioni di pace anche molto dure, ma senza  imporre dall’esterno una sorta di protettorato e di decidere in prima persona e in base ai propri interessi sulle istituzioni del Paese. E risolvendosi per ragioni di comodo e di ideologia a salvare Hiroito che semmai era il vero responsabile – irresponsabile della guerra a parte gli Usa stessi che non risparmiarono nessuno sforzo in questo senso. Invece ci dobbiamo bere la storia che le atomiche furono sganciate per profondo senso di umanità. Ma del resto questo è ciò che passa il convento dell’egemonia tanto che  la voce Guerra nel Pacifico su wikipedia è costruita su una bibliografia da brividi: due volumi illustrati, da mare per così dire, con articoletti ritagliati qui e là, un volume di tale Henri Millot,  in realtà viticoltore di mestiere,  che è una sorta di elenco della spesa dei vari scontri, ma senza alcun criterio a parte l’evidente filo americanismo, un volume scritto nel ’50 da tale Amedeo Tosti, gran commis a suo tempo del minculpop, un altro finalmente scritto da uno storico di professione, purtroppo quel  tal Jean Louis Margolin, coautore del celeberrimo Libro nero del comunismo e infine il classico Gilbert noto per la sua monumentale biografia di Churchill, storico non disprezzabile dell’olocausto, ma anche impegnato in volumi da cassetta come appunto la sua sommaria, ritrita e inutile Grande storia della seconda guerra mondiale, imperdibile nella libreria a colori del pizzicagnolo  impegnato.

Come si vede è impossibile in queste condizioni dissipare le nebbie esattamente come i risultati della ricerca e del dibattito sulla vita di Cristo sono inattingibili al di fuori degli ambiti specialistici. E non è certo un caso: anche qui parliamo di una fede, quella dell’eccezionalità americana, che non va turbata con i fatti e con le circostanze reali, che va raccontata davanti al camino come una saga o detta e ridetta talmente tante volte che diventa indiscutibile, entra far parte di un’immaginario inviolabile, nonostante l’evidenza. Il fatto che le dottrine militari prima inglesi e americane poi contemplassero l’uso dell’aviazione non come strumento da utilizzare sul campo, ma come mezzo strategico e terroristico per fiaccare il morale delle popolazioni e in questo senso siano state prevalentemente usate (vedi nota),  nonostante le convezioni sottoscritte all’Aja, che per l’appunto vietavano quest’uso, nonostante le condizioni del Giappone siamo costretti a credere l’incredibile. A questo punto anzi dovremmo festeggiare questo luminoso umanesimo atomico: chissà quante vite ha salvato.

Nota Le difficoltà inglesi e americane nel dominio dei cieli, furono dovute essenzialmente al fatto che essi concepivano i caccia solo come scorta a bombardieri goffi e pesanti, ma adatti alla distruzione di massa: così si trovarono in svantaggio progettuale nei primi anni della guerra. Ma poi hanno superato brillantemente la prova con almeno due milioni e mezzo di morti civili nei bombardamenti.

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