Non ho alcuna intenzione di costruire tesi, ma certo ci si trova di fronte a mondi oscuri eguali e contrari: la proibizione di accedere alle immagini in Francia, immagini riprese con telecamere installate proprio allo scopo di accertare la verità , una verità pubblica che i cittadini dovrebbero esigere e al contrario la diffusione virale in Germania di immagini di origine misteriosa, messe in rete pochissimo tempo dopo l’evento, quasi a imporre una verità piuttosto sconcertante, perché è da escludere, per i motivi detti prima, che a filmare l’inizio della sparatoria sia stato un più o meno coetaneo dell’attentatore, anzi parrebbe qualcuno proveniente dai piani alti. Comunque sia è abbastanza chiaro che ci troviamo di fronte a un insieme comunicativo che tra esibizioni di forza peraltro rivelatesi inutili, distruzioni di video o enigmatica diffusione degli stessi, ha lo scopo di inibire la funzione razionale per dare spazio a quella più emotiva e incoerente e introduce alla cosiddetta guerra di civiltà che è tra le cose più incivili che esistano.
Ma del resto ce lo meritiamo ampiamente. E con vero orrore che ho dovuto leggere in un blog del Fatto tenuto da una giornalista – scrittrice da sinistro salotto vendoliano, la seguente frase: “Gli attentati si susseguono l’uno dietro l’altro, andando a colpire tutti i luoghi simbolo del nostro tempo libero, cioè della nostra libertà: centri commerciali, bar, lungomare affollati, treni, ristoranti, spiagge”. Che il nostro tempo libero, così banalmente speso, conformista come un depliant di viaggio, coincida con la libertà tout court, è davvero un intollerabile segno dell’idiozia galoppante e generale che ci porterà alla rovina. Però la benestante ideatrice di tanta perspicace saggezza dice che a vent’anni “studiava Kant sopra la cyclette” non rendendosi nemmeno conto che solo a Umberto Eco si potevano perdonare queste cadute di stile nella narrazione del proprio narcisismo, anche perché Kant lo aveva letto davvero. E’ molto più probabile che la nostra studiasse la Cyclette sopra qualche volume di Kant utile solo ad alzarla e fa coppia con l’ottusangolo Severgnini che indignato grida “Non possono toglierci le vacanze”. E ha ragione: senza le vacanze cosa mai rimarrebbe di loro?