Anna Lombroso per il Simplicissimus

Scontro frontale tra due treni nel tratto Corato-Andria delle Ferrovie del Nord Barese. Almeno 20 vittime e diverse decine di feriti, ma, come ha detto Delrio usando uno stilema sconcertante quanto caro all’ideologia progressiva del regime, i numeri sono in “evoluzione”.

Quando accadono tragedie prevedibili, ci si sente come il coro che ricorda tremende profezie inascoltate.

Quella  linea utilizzata prevalentemente da studenti universitari e pendolari era una di quelle “decotte”, obsolete, trasandate e trascurate annoverate tra i “rami secchi” e di conseguenza offerte a prezzi stracciati in generose concessioni. Ma possiamo stare tranquilli, è già stata annunciata l’istituzione di una commissione di inchiesta, sul luogo del disastro stanno per arrivare ispettori ministeriali, Renzi esige che si faccia chiarezza sulle responsabilità.

E talkshow e telegiornali sciorinano, a margine dei commenti di pensosi “macchinisti” dell’instancabile motore della propaganda,  le statistiche sugli incidenti, con picchi altalenanti, ma in positiva discesa, dimenticando che forse, proprio come per quelli sul lavoro,  l’incidenza potrebbe essere condizionata dalla cancellazione di tratte e dalla soppressione di treni e convogli soprattutto nel Mezzogiorno. Che vedi caso anche ‘a livella su ferro discrimina, così per una non inspiegabile coincidenza, accadimenti simili si verificano non sulle freccerosse, non sulle alte velocità, ma sui treni dei pendolari, quelli che avrebbero l’obbligo di sacrificarsi per lo sviluppo del paese, di rinunciare a un trattamento umano, in favore di formidabili risorse per megalomani alte velocità anche su percorsi cittadini.

E già i sottotitoli corrono: tra le cause si ipotizza un errore umano.

Come se ci fosse qualcosa di umano in dipendenti di aziende, alcune, con tutta probabilità, in odore di infiltrazione e collusione, alle quali l’ennesima crisi ben pilotata per rendere quando diventa profittevole emergenza, è stato concesso di prendersi in carico infrastrutture, dotazioni, attrezzature dissestate, antiquate, senza investire un quattrino per risanarle e modernizzarle.

Come se ci fosse qualcosa di umano nel fatto che le stesse imprese possono approfittare del provvidenziale concorso di uno stato “fallimentare”, di passivi mantenuti con cura, di leggi dello stato per tenere in condizioni di soggezione il personale, ricattato, precario, mobile più dei treni, sottoposto a orari e regimi capestro, proprio come succede agli autisti  dei pullman che cadono nelle scarpate, a quelli dei merci che trasportano merci a elevato rischio, come è successo a Viareggio, a quelli dei camion delle “vite vendute”, che devono rispettare gli orari, ma anche incerottare i motori, confidare nella buona sorte, non patire il caldo in cabine e vagoni arroventati, spalare la neve quando arriva il generale inverno, stare svegli e in campana, perché se sono obsoleti i mezzi, lo sono anche i sistemi di sicurezza, la segnaletica, le comunicazioni.

Se è solo l’errore ormai a essere umano, là dove si è bruciata ogni speranza di equità, di dignità, di efficienza, di qualità, allora dobbiamo ricrederci: questa cupola che ci governa, politici, imprenditori, amministratori, manager, finanzieri, latifondisti, proprietari e tycoon, tanto sbagliano da essere diventati umani, mentre noi siamo  retrocessi alla condizione di gregge o di bestiame trasportato a probabile macello.