David-Cameron-480x360Faceva un caldo dannato ieri ed è forse per questo che ho avuto tra le normali attività quotidiane e la Tv una sorta di miraggio acustico favorito, anzi creato dai sussurri e dalle grida sul brexit. In uno studio medico uno specialista si domandava cosa succederà adesso, ma ho scoperto che ignorava il fatto che la Gran Bretagna non usa l’euro, ma la sterlina. Poi ho dovuto subire via etere i colpi di coda demenziali degli euristi informativi che si limitano a ripetere stancamente il mantra del disastro, senza tuttavia avere la minima idea di ciò di cui parlano lasciando il dubbio che il loro più proficuo luogo di formazione sia il coiffeur. Che insomma siano degli utili maneggioni di cose che non sanno e nemmeno vogliono sapere paghi della loro presenza in video o che se per caso si sono accorti che esistono più cose in terra e in cielo che nei master di due giorni, tacciono per ragioni di carriera. Ma fanno bene il loro mestiere allarmando, diffondendo la propria stessa confusione e incompetenza fino a che esse non si diffondano anche in persone non del tutto indifese. Dagli stessi pulpiti si è scatenata la rabbia degli sconfitti i quali dicono che adesso sono cazzi, perché la Scozia e persino l’Irlanda del Nord vorranno staccarsi dalla Gran Bretagna. Non credo proprio, ma nessuno si è sognato di spiegare il senso che avrebbe reagire  per l’uscita del Regno Unito dalla Ue chiedendo a propria volta di uscire dalla Gran Bretagna.

Però non è tutto oro quello che luccica e sotto la patina si sente un tanfo inequivocabile: del resto la rabbia dei ricchi è cattiva consigliera e così si è scoperto che nell’arco di poche ore , dalla notte fonda che sconfina nell’alba al primo pomeriggio, è stata spontaneamente organizzata e lanciata un London exit ovvero una petizione per separare Londra dal Regno Unito per riunirla all’Europa. Ed è stato annunciato che tale iniziativa sempre nello stesso tempo ha raccolto 60 mila firme. Si, anche questo ci vogliono far credere e non si accorgono che un simile miracolo sa di piano preparato in anticipo, come le scatolette di carne Maidan con tanto di etichetta con il vessillo europeo comparse a Kiev il giorno dopo il primo scontro di piazza. Insomma si prepara quel tentativo di sovvertimento del referendum che andrà avanti fino a che l’operazione non sarà definitiva, cosa per la quale occorrono due anni.

La confusione è al settimo cielo, ma queste scomposte reazioni, queste preparazioni di guerriglia  dimostrano come avessero avevano ragione i notisti e gli economisti che nelle settimane scorse avevano avvertito del terrore e dell’angoscia presenti nell’elites di Bruxelles, ovvero la paura che il Regno Unito funzioni benissimo o forse meglio senza  Europa, preparando dunque o una dissoluzione o  un cambiamento radicale di rotta. Qualcosa che non piace affatto ai poteri finanziari i quali hanno costruito un ‘Europa a loro immagine e somiglianza, che se ne se servono come arma di ricatto contro i ceti popolari per imporre la distruzione delle conquiste di un secolo. Peggio ancora se poi la rivolta nasce proprio in uno dei Paesi dove il neoliberismo ha fatto scuola.

Non ci si deve stupire dunque né delle cazzate che sentiamo in questi giorni  persino dai guru prefabbricati e plagiari che mostrano così il loro livello reale, né della Redditocampagna ordinata perché l’opinione favorevole all’uscita fosse tacciata di essere razzista e di agire solo in nome della xenofobia . Basta dirlo e ripeterlo come i pappagalli voraci di bonifici lasciando completamente da parte il piccolo particolare che  Cameron pochi mesi fa aveva siglato siglato un accordo con Bruxelles per ottenere gran parte di quella politica di esclusione attribuita al Leave. La ragione di questi veleni diventa fin troppo chiara se si va a vedere il voto un po’ più da vicino e si scopre che  il Brexit ha vinto massicciamente nelle aree di maggiore sofferenza sociale, quelle investite dalla deindustrializzazione e dalla guerra al welfare, quelle nelle quali è prevalente il voto per i laburisti anche se questa volta sono stati abbandonati al  loro europeismo di maniera. Mentre la maggiore concentrazione di no all’uscita si è avuta proprio a Londra che, all’insaputa quasi di tutti è di fatto un paradiso fiscale con una concentrazione straordinaria e per certi versi drammatica di multinazionali e a centri finanziari allettati dai sempre maggiori vantaggi, sgravi, prebende cominciati fin dal tempo di Blair e che giungono qui dal resto dell’Europa (la Fiat insegna) per banchettare con le tassazioni più basse e al riparo di una legislazione costruita ad hoc per loro e  non certo per i comuni cittadini.

NascitaFocalizzare tutto su una xenofobia peraltro in gran parte soddisfatta dall’europeista Cameron, significa semplicemente voler nascondere la natura di classe dello scontro, negare l’evidenza, imbrogliare le opinioni pubbliche . E ancora una volta si è dovuto assistere all’appiattimento totale della socialdemocrazia sulle tesi propalate dal potere e sugli automatismi pavloviani che chissà perché s’inceppano quando si stratta di difendere il lavoro e lo stato sociale mentre si attizzano quando si tratta della Ue e dei banchieri. E’ il declino di tradizioni politiche ridotte a fare da specchietti per le allodole, a procacciatori di voti da donare all’avversario. Solo che questa volta non ha funzionato per niente. Persino tra gli immigrati come è possibile vedere nella tabella a fianco sul voto dei non nativi. Rimando alla pagina interattiva del Guardian  (qui) per avere un panorama anche visivo e immediato della situazione. Insomma pare che la sbornia di pensiero unico stia passando lasciando un gran mal di testa ed è questo che suscita paura e rabbia nei fautori del’oligarchia di governo. Il resto è la noia degli slogan ripetuti in assenza di realtà.