ghottard8Siamo abituati a sopravvalutare e a sottovalutare insieme l’opera dell’ingegno artistico dando alla fantasia un ruolo avulso dal contesto generale, facendone un gioco da immettere sul mercato, ma negandole ormai lo status di substrato e pastore della realtà concreta. Così si potrebbe pensare che il regista tedesco Volker Hesse nel concepire l’inquietante cerimonia di inaugurazione del tunnel del San Gottardo, una settimana fa, abbia fatto solo sfoggio di una paradossale immaginazione, concependo operai zombie che marciano davanti ai leader schierati, Merkel, Hollande e persino quel cazzo buffo che di lavoro anzi di job non capisce una minchia, ovvero Renzi, con un caprone dionisiaco che sostituisce la divinità e con l’apparizione finale del burattinaio, umano, troppo umano per dirla alla Nietzsche, che tira le fila come fosse il regista del Truman Show. Invece tutto nasce dallo spirito del tempo, si impasta con leggende locali e con la mitologia più scolastica, per riconsegnarci, consapevolmente o no la realtà com’è, una volta decostruita la finzione e rotto il gheriglio di pensiero unico che l’avvolge come in una prigione.

C’è il padrone che arriva in una carrozza trainata da  quatro cavalli bianchi ci sono gli operai che marciano come morti viventi , ma che lentamente cominciano ad agitarsi a ritmo di tamburo non perché tornino alla coscienza ma perché vengono ricompensati con l’ideologia dello sballo e con la teologia del corpo affinché dimentichino la disuguaglianza. Infatti subito dopo, compare una processione di corpi seminudi, alcuni su vagoni, unica concessione al tunnel, votati a un piacere senza memoria anche se movimentato e poi arrivano i capri che annunciano una specie di Lucifero pastorale, la promessa di un eterno presente da mettere sull’altare perché sia ben chiaro che il futuro è solo un’inganno del vecchio mondo

Per rendersi conto di ciò di cui sto parlando bisogna vedere il video alla fine del post e che ho dotato di qualche didascalia, perché mi piacerebbe capire se tutto lo spettacolo sia stato pensato come un ironico atto di accusa nei confronti dei dignitari presenti, oppure, come purtroppo credo, sia stato  una sorta di omaggio alla nuova religione, una furba sviolinata  ai potenti donando una nuance di mistico e di simbolico all’agenda delle elites. In entrambi i casi la cerimonia non poteva non apparire imbarazzante e non per la sua stravaganza, ma la contrario per la sua aderenza al reale.