parigi-640x300Ciò che sta accadendo in Francia è importante, sia per la resistenza dei lavoratori alla loi travail, il job act transalpino, con una determinazione non era stata prevista e messa in contro, sia per il chiarimento che porta intorno alle istituzioni politiche. Qui è evidente che una casta di eletti sulla base di promesse e programmi puramente narrativi e ingannevoli, fa in realtà quello che vuole, stravolge il proprio stesso senso, si fa emissaria di altri voleri e subalterna ad altri poteri. In buona sostanza contraddice il principio della rappresentanza che è alla base della democrazia liberale finendo per renderla un puro meccanismo rituale svuotato di senso.Solo così si può spiegare non solo la cecità con cui i socialisti francesi si sono resi protagonisti della distruzione dei diritti del lavoro, ma anche la sfacciataggine con cui in Belgio un governo allo stesso tempo europeista ed etnico (il partito del primo ministro non è altro che una crasi fra liberali e minoranze linguistiche vallone e tedesche, a riprova della maligna inconsistenza  ideale in cui è sprofondato il progetto europeo) ha presentato una legge del lavoro che aumenta di molto la precarietà e rende legale un orario di lavoro di 11 ore al giorno con un ritorno all’epoca dei padroni delle ferriere.

E’ fin troppo evidente che la democrazia ha bisogno di profondi aggiustamenti per conciliare la capacità di governo con sistemi di rappresentanza diffusa e possibilità di stretto controllo dei vertici perché la società dei media con la sua concentrazione dell’informazione e della comunicazione in pochi mani – e che mani – ha completamente fatto saltare il rapporto fra realtà, interessi, progettualità politica e sociale. I governi europei che hanno imboccato la strada della messa in mora dei diritti del lavoro e del trionfale ritorno a un secolo e mezzo fa, non potrebbero avere l’appoggio della cosiddetta maggioranza silenziosa semplicemente perché gran parte di questa non esiste più o comunque ha tutto da perdere da leggi che favoriscono l’impoverimento generale e anzi producono un circolo vizioso di declino per quasi tutti. Tuttavia tale maggioranza continua ad esistere sul piano dell’informazione la quale si incarica di creare una realtà parallela, sia fattuale e specifica attraverso l’interpretazione dei dati e degli eventi o il silenzio sulla loro manipolazione, sia generica e ideologica attraverso la continua, ossessiva e paradossale riproposizione dei luoghi comuni del liberismo o dei suoi illusionismi.

La copertura mediatica occidentale, ormai monopolio in pochissime mani sia in via diretta che indiretta, è in effetti una vera e propria coperta, uno di quei teli con cui gli ufficiali della corazzata Potemkin coprivano i marinai in rivolta per non far loro vedere che erano molto più numerosi dei loro superiori: in questo caso si continua a far credere che la piccola e media borghesia possa in qualche modo beneficiare dei profitti derivanti dal maggiore sfruttamento, mentre essi sono già dalla parte delle vittime del processo di disuguaglianza progressiva. Ma a tutto c’è un limite e in Francia forse lo si sta raggiungendo visto che a fronte dei disagi provocati dagli scioperi sulla loi travail e dall’occupazione delle raffinerie il 7o% dei francesi continua a considerare giuste le proteste contro la nuova legge del lavoro. Ma invece di riflettere il governo e il presidente Hollande continuano a dare fiducia al manganello e a dire che si tratta di una minoranza, non riescono a credere che la costruzione della maggioranza silenziosa, quella artificiosa e infame separazione fra lavoratori e cittadini  vacilli fino a questo punto. Ma non sanno inventarsi nient’altro.