Anna Lombroso per il Simplicissimus

Non solo Marylin, non solo  Jayne Mansfield (aveva un Q.I. di 162 confronto col 160 di Einstein, parlava cinque lingue  e suonava violino e pianoforte), devono il loro successo meritato e conquistato con ingegnosa tenacia, al binomio bella ma scema, sexy ma ochetta, cretina ma procace. Che ci vuole ingegno per saper mettere a frutto come profittevole valore l’ammissione di giocondi orizzonti limitati e di cervello meno espanso dei provocanti pettorali.

La Boschi no, lei ha scelto di rovesciare il paradigma berlusconiano applicato alla Bindi, per essere più intelligente che bella, non approfittando delle sue fattezze e delle sue forme, accreditandosi per competenza, preparazione, determinazione, raziocinio e lungimiranza, qualità che la collocano a buon diritto a fianco dei 184 docenti universitari – quelli ordinari sono 13 mila – che si sono schierati per il Si al referendum, ricordando a proposito di accademici di regime, i firmatari togati del Manifesto della Razza, in sintonia con gli industriali lombardi abilitati dalla gran confusione che regna sotto i cieli a pronunciarsi su questioni istituzionali, anche quelli veraci come quei due o tre partigiani (secondo Travaglio, uno solo) che si distinguono dalle imitazioni postume.

E’ stata ed è ben decisa a non concedere nulla a femminee debolezze, a non indulgere a civettuole debolezze di donna, salvo qualche cedimento in nome dell’amore figliale o bancario che sia, ambedue forme di affettività guardare con rispetto e ammirazione dal superstite popolo del Pd, dal Giglio magico e da alcune sospette superstiti della retorica di genere, che in passato ci ha stupito per la dolce comprensione delle lacrime della Fornero, in quello più recente per la commozione della Mogherini, e sempre per le materne cure della Cancellieri e di altre mamme titolate in quota rosa, che si sa , i figli so’ piezzi e core, come i papà e i derivati.

Da tempo mi chiedo se il processo di liberazione della donna non sarà compiuto quando potrà essere rivendicata una carriera conseguita in letti influenti, grazie a seduzione e erogazione oculata di favori sessuali, così come è attribuibile in ambito maschile al cinismo di Verdini, all’ambizione irriducibile di Renzi, all’indole feroce all’abuso e allo sfruttamento rapace di Marchionne, da quando vizi, perversioni, corruzione e dissolutezza sono diventate virtù necessarie all’affermazione del talento e al successo pubblico.

Chi (come me ieri qui: https://ilsimplicissimus2.com/2016/05/23/una-mattina-mi-son-svegliato-e-ho-trovato-la-boschi ) ha osato criticare l’operato e le esternazioni della forosetta prestata al diritto costituzionale, si è sentito accusare di ingiusto pregiudizio di genere, quando non di maschilismo più o meno esplicito, perché, si dice, da tanta feroce sarebbero invece esentati rampanti golpisti, dissipati scialacquatori di beni comuni, servi sciocchi ma utili di ogni padrone, con attributi naturali e non virtuali come quelli attribuiti a questo target di emergenti arrampicatrici. E se l’ostensione di cellulite autorevole è sempre e comunque più disdicevole del disvelamento di basse stature, parrucchini, tinture improbabili.

Malcom X definiva gli zii Tom, gli afroamericani che avevano scelto ubbidienza in cambio del pasto caldo e una schiavitù addomesticata da qualche concessione, i “negri da cortile”. Ma pare che oggi l’affrancamento nemmeno totale, la parziale riscossa da condizioni minoritarie assuma l’aspetto  e le modalità di un accanimento dedicato soprattutto alla propria “specie”: neri in divisa che menano altri neri in borghese, omosessuali in parlamento che una volta accreditatesi prerogative personali, raccomandano di accontentarsi di brandelli di diritto, paradossalmente destinate a incrementare pregiudizio e discriminazione, donne che infieriscono contro i deboli, con preferenza per  le donne, colpite due volte da misure di impoverimento di occupazione, servizi e assistenza. Pare che sia un effetto naturale della conquista del potere, cui si deve il processo imitativo da parte delle “femmine da cortile” del peggio del carattere “umano”, che si esprime in sopraffazione, disinteresse per i propri simili, istinto di prevaricazione, cinismo, il mimetismo in una cultura patriarcale e repressiva, l’interpretazione peggiorativa dei caratteri del più stantio maschilismo.

Non ci può essere assoluzione né indulgenza né comprensione per quella forma di infame slealtà, che va svelata e condannata anche quando usa le parole dell’amore, come per l’ex ministra infatuata a tradita, come per le  ex ministre madri apprensive, come per le ministre in carica figlie rispettose che fanno rimpiangere le cene eleganti se paragonate alle convention di formazione finanziaria, come per le ministre e candidate partorienti o gestanti, a conferma che la maternità è un privilegio offerto a poche, come vorrebbero fossero i sentimenti, l’amicizia e la solidarietà, convertita in opaca coesione di cosca.