Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ieri la temeraria Boschi, classe 1981, figlia di Pier Luigi, classe 1948, impossibilitato a militare nella Resistenza per età, certamente, ma anche per un naturale istinto che lo ha portato a collezionare più che atti di valore, presenze in consigli di amministrazione e influenti presidenze, più che coscienza critica, una serie di infrazioni, non solo di carattere morale, ha manifestato la sua ben radicata impudenza offrendoci una tagliente distinzione tra partigiani veri ed usurpatori.
La signora non è nuova all’attribuzione di patenti e legittimazioni: a suo tempo ci ha fatto capire di essere legittimata a decidere di comportamenti etici, a discernere tra risparmiatori vittime in quanto citrulli, meritevoli di elemosina risarcitoria e investitori troppo avidi, e a riconoscere i veri dinamici innovatori e gli ammuffiti misoneisti, tanto attaccati a arcaiche ideologie da finire per schierarsi con Casa Pound, che non è poi così sgradita se le viene data la possibilità di esibirsi in muscolari azioni propagandistiche, generosamente autorizzate e difese da apparati deterrenti di agenti e vigili, ben decisi a tutelare democraticamente la sua “libertà di espressione”.
Non ‘è da stupirsi: a questo ceto politico tirato su nella rassicurante persuasione della bontà delle pacificazioni, quelle che manomettono la storia in modo che tutti siano uguali, applicando lo stesso approccio conciliatorio a crimini fascisti e furti, corruzione, ricatto e intimidazione, così nessuno è davvero innocente e soprattutto nessuno è veramente colpevole, a queste generazioni benedette dalla protezione non certo disinteressata di alte cariche che hanno scelto di iscriversi al Guf in contemporanea con il 25 luglio, dimostrando una spericolata affezione sentimentale al regime, ecco a questi qua i partigiano che piacciono di più, quelli autentici senza tema di smentita e manipolazione dei disfattisti, sono quelli morti, in battaglia o dopo per via dell’implacabile falce, che ha il merito di mettere a tacere e definitivamente voci di dissenso e di consegnare alla storia, o, meglio ancora, all’oblio, esempi e insegnamenti scomodi.
La Boschi è quello che è. E può permettersi di essere così, come l’hanno disegnata genitori ambiziosi e spregiudicati, che hanno consegnato alla rampolla più determinata e spigliata l’incarico di compiere e completare il riscatto della scontenta dinastia di origine contadina, all’affrancamento dalla loro condizione di mediocre frustrazione, avviato con la milizia in quel milieu nel quale si incrociano interessi pubblici e personalismi opachi, velleitarismi privati e arrivismi di consorteria, aziendalismi di partito e di impresa. Ma glielo concede anche una vasta schiera di corifei e una massa indistinta di correi.
Oggi tutta la stampa di regime, a intermittenza critica con l’uomo al comando ma più arrendevole con la sua “spalla” in commedia, problematica rispetto all’evidente indole al bonapartismo, ma incantata dalla proterva e volitiva strafottenza con la quale di spaccia la cancellazione di democrazia e partecipazione, per burocratica necessità di semplificazione, si esercita nell’allinearsi al necessario imperativo di chiudere finalmente il secolo breve e il suo bagaglio di macellerie, guerre, persecuzioni, tragedie e errori collettivi, per sanare il passato, mettere a dormire il presente e annichilire il futuro.
Così da Cazzullo a Canè a Crainz, in attesa di altri negazionisti della resistenza e del buon gusto che si aggiungeranno, tutti finiscono per dar ragione alla pulzella di Montevarchi, ricollocando la riottosa associazione nel posto che le compete, quello ingessato del reducismo, quello imbalsamato della celebrazione, quello cimiteriale del ricordo, magari -sarebbe preferibile – una volta l’anno. Redarguendo chi si permette di notare sinistre affinità e inquietanti coincidenze tra le riforme e le spirazioni di oggi e le leggi speciali di un tempo, quelli che denunciano come ricorso all’emergenza, limitazione di diritti, impoverimenti di beni e garanzie, indole all’autoritarismo, primato dell’esecutivo, riduzione del potere decisionale e negoziale di parlamento e forze sociali mostrino una evidente analogia e conformità con procedure, modi, scorciatoie, uso di propaganda e menzogna, del regime fascista. Quel regime che a differenza della ministra, quelli dell’Anpi, ma anche cittadini che non si limitano a conoscere il passato e a immaginare il futuro tramite talk show, storicizzazioni di interpreti dediti alla decodificazione aberrante e romanzata, tweet e post sui social network, ma che guardano, pensano, studiano, si informano, dialogano nella speranza che si fermi la spirale tremenda dell’odio, della sopraffazione, dello sfruttamento che sempre vuole avvitarsi su se stessa.
Ci sono svariati modi di dare ragione alla Boschi, uno ad esempio è sottovalutare il fascismo e il suo continui ripresentarsi e affiorare come un fiume sotterraneo ma impetuoso, relegandolo a fenomeno finito e condannato dalla storia, quando i tribunali pare non ne volgiano condannare l’apologia. Troppi affetti da nuovismo praticano questa pericolosa rimozione, riducendo, non mi stancherò di ripeterlo, il manifestarsi sinistro a folclore inoffensivo, a incidenti che non delegittimano l’adesione a principi democratici, retrocedendo la condanna a pratica antiquata, come è successo proprio oggi che, in risposta alla Meloni che vuole intitolare una via di Roma ad Almirante, la candidata 5Stelle – la giovinezza non esonera da ragione e intelligenza – fa spallucce dicendo che ai cittadini interessa di più lo stato di una strada che il suo nome.
Ecco è proprio questo che, chi si sente e vuole continuare a sentirsi partigiano, non solo condividendo su Facebook l’abusato, povero Gramsci, deve contrastare: l’idea che la cittadinanza si esprima solo nella richiesta di servizi, nell’esigenza di efficienza, nella pretesa di trasparenza, condizione necessaria ma non sufficiente, che forse sarebbe meglio una politica invisibile che amministra con burocratica efficacia, che ideali, principi, convinzioni siano sovrastrutture alle quali è più pratico e realistico rinunciare, proprio come vorrebbero la Boschi, Renzi, la loro cerchia di impuniti che vuole a ogni costo sottrarsi all’auspicabile punizione delle urne e del nostro No.
ancora musica partigiana ?
“come è successo proprio oggi che, in risposta alla Meloni che vuole intitolare una via di Roma ad Almirante, la candidata 5Stelle – la giovinezza non esonera da ragione e intelligenza – fa spallucce ”
Di Maio parlamentare del M5S e vice presidente della camera è figlio di un ex dirigente del MSI (movimento sociale di cui Almirante è stato segretario)… quando si dice le coincidenze…
Caro anonimo, la tua semplificazione non rende giustizia al M5S e nemmeno all’autrice dell’articolo. Lombroso non intende, a mio avviso, ridurre il giudizio sulla politica di oggi dividendo gli antifascisti dai fascisti, ma vorrebbe, spero, condannare ancora una volta un governo spregiudicato e prepotente che vorrebbe a tutti i costi reintrodurre forme autoritarie nella nostra repubblica passando sopra ogni consapevolezza dei veri obiettivi di questa scellerata operazione, strumentalizzando, in questo caso, anche il movimento partigiano.
Tutti si professano antifascisti, salvo poi distruggere i diritti dei più deboli, la giustizia sociale, il progresso civile. Il pericolo costituito dalla Meloni è quello di sfruttare le nostalgie fasciste per riaffermare un vuoto politico in cui permettere a gruppi parassitari di potere di continuare a governare.
intanto qualche affinità con quelli dell’MSI, i 5S ce l’anno… oltre alle loro vaghe chiacchiere sull’onestà.
Di progetto politico se ne vede ben poco…di demagogia o ciarlataneria sembra di vederne molta di più.
Per il futuro ?
Chi vivrà vedrà…
ma se il buongiorno si vede dal mattino,c’è poco da sperare con l’M5S, che sembra sempre più la copia caciarona di Syriza, di destra e filo Nato-atlantica perlopiù…
chi sarà allora lo Tzipras del M5S ( per la disgrazia degli italiani…)?
per il referendum costituzionale di ottobre prossimo… ecco la sigla bene augurante ( italiani volete o no, ribellarvi al regime?):