matrix-434036_960_720E’ straordinario il modo con cui sui canali televisivi di Sky e della Fox il mito americano venga alimentato a tutto campo, senza tralasciare nulla, sia cantato persino attraverso ridicoli reality motoristici in cui si celebrano le musce car d’antan, ossia auto di serie incapaci di tenere la strada oltre gli 80 all’ora in caso di curva, ma innestate con motoracci basici resi però potenti dalla assurda cubatura. Insomma l’antitesi dell’ingegneria e il trionfo della persuasione occulta messi sull’altare dell’onnipotente Zio Sam come puttini berniniani. Ma tutto questo non che una delle infinite appendici di un mondo divenuto propaganda, privato di verità e trasformato in pura rappresentazione che certo ha conseguenze molto più importanti dei motori, impregna l’immaginario delle nuove generazioni in ogni direzione, è la benda sugli occhi che impedisce di vedere il baratro confondendolo con solido cemento.

A guardare con attenzione dentro questo scenario di cartapesta ogni cosa si sgretola e l’unica impalcatura resistente è la percezione della cattiva coscienza, la stessa che porta la Cia a dire che il dossier sulle torture inflitte dopo l’11 settembre dall’agenzia stessa, è stato accidentalmente distrutto. E c’è caso che dopo settant’anni di scenari a senso unico qualcuno pure ci creda o faccia finta di crederci, paghi ancora una volta gli interessi al cravattaro ideologico per quel debito contratto settant’anni fa. Anche se pure quello è una mezza truffa che da qualche anno sta diventando evidente con il tentativo di escludere la Russia dal novero dei vincitori del nazismo: è ben noto agli storici che l’80% abbondante delle perdite tedesche in uomini e mezzi si deve all’armata rossa e solo il rimanente a quelli che si accreditano come liberatori unici. Ma insomma abbiamo ormai per verità di fede che gli Usa abbiano vinto la guerra di Corea quando ne sono usciti per il rotto della cuffia, grazie a un’informazione che fa solo propaganda  non conosciamo la figuraccia del dispositivo militare Nato nei Balcani, non abbiamo idea di quanti aerei e mezzi sofisticati siano stati distrutti dalle armi obsolete dei Serbi e  pazienza che portiamo sul petto l’immaginetta di piazza Tienanmen credendo che il tentativo di golpe dell’ex primo ministro Zhao Ziyang in Cina sia stata  una rivolta popolare anticomunista schiacciata nel sangue.

Di certo la rete ha aperto un nuovo capitolo nella costruzione di questo mondo matrix, visto che le notizie opportune possono essere preparate accuratamente e sparate come se provenissero da insospettabili singoli, fossero frutto di intere collettività di internauti o testimoniate da video anonimi come accadde per quelli girati nel 2011 nel Qatar con l’arrivo dei ribelli in Piazza Verde a Tripoli, prontamente diffuse in tutto il mondo da Sky che forse non era nemmeno del tutto estranea al loro confezionamento. Sebbene sia una tecnica efficacissima del resto mutuata dalla esperienze di pubblicità nascosta, a  volte bisogna rimpinguare il virtuale con una realtà di scena come accadde nel 2011 in Siria con l’allestimento di un intero villaggio riempito da militanti del sedicente Esercito siriano libero e da una piccola popolazione acclamante: furono i turchi ad organizzare l’invio in loco di giornalisti occidentali perché toccassero con mano che l’opposizione ad Assad non era un invenzione occidentale. Tutto perfetto se non fosse state per un incidente: il giornalista spagnolo Daniel Iriati riconobbe tra i militanti il  leader di A Quaeda in Libia, Abdelhakim Belhaj e Mahdi al-Harati, un personaggio libico irlandese, legato alla Cia e uno dei comandanti della rivolta contro Gheddafi.

Allo stesso modo adesso ci si vuol far credere che gli Usa, tramite la Nato che di fatto non è che un bizzarro nome de guerre dei primi, ci tengono tanto a difendere l’Europa dalla Russia da imbastire  dal Baltico al Mar nero tutta una serie di dispiegamenti avanzati, ovviamente pericolosissimi per la pace, ma necessari per la difesa del continente. Bene sappiatelo è una balla stratosferica: qualunque esperto militare vi potrà dire che i presidi avanzati servono a poco quando il territorio è in balia dell’avversario e il Baltico assieme alla parte settentrionale del mar Nero lo sono visto che Mosca può spazzare via qualsiasi ombra di nave o aereo in poche decine di minuti. Certo anche i russi mentono quando dicono che queste poche truppe in prossimità dei loro confini costituiscono un pericolo al quale bisogna rispondere. Ma in questa battaglia di contrapposti pericoli la menzogna Nato ha una gravità strategico – politica molto più pesante: tende a far credere per implicita correlazione che una eventuale guerra avrebbe un carattere territoriale con un fronte e le seconde linee e le retrovie, mentre i conflitti  moderni con armi di gittata enorme, hanno per l’appunto la caratteristica di spazzare via queste distinzioni, di avere un solo fronte sebbene a diversa intensità.  E questo assieme a un’insensata fede nella superiorità americana, molto evidente nei film e in tv al pari delle meraviglie delle muscke car, crea come dire, una sorta di  assopimento critico e quasi di noncuranza. All’opinione pubblica europea viene suggerito che Washington si sta sta sacrificando per l’ipotetica difesa di un continente che in realtà con la Russia vorrebbe avere solo rapporti commerciali, mentre la sta mettendo in prima linea, per farne il territorio sacrificabile della sua guerra.