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Quando Calenda el sol dell’avvenire

Anna Lombroso per il Simplicissimus

“Vedremo chi sta con il popolo e chi nuota solo nell’acquario della politica politicante, fatta di talk, tv e autoreferenzialità”. Ci fossero le Olimpiadi della sfrontatezza, i mondiali degli spudorati, i campionati dei senza vergogna, il bulletto di Palazzo Chigi sarebbe sempre sul podio, si fregerebbe della medaglia d’oro e le mensole del suo ufficio sarebbero onuste di coppe.

Come impone il calendario dell’industria della moda, l’attempato bellimbusto deve già guardare a quello che di indosserà in autunno, stagione del referendum spacchettato o no, e consiglia un look pop, meglio ancora nazional popolare, con tanto di richiamo alla “sovranità”, di critica ai sacerdoti della conservazione più misoneista, in testa i costituzionalisti odiati come gli archeologi cui li assimila, colpevoli, d’altra parte, come i sovrintendenti, i soggetti di vigilanza e di controllo, di ostacolare con la loro arretratezza puntigliosa e sterile, progresso, crescita e libera iniziativa.

Sarà per mostrarsi più vicino alla gente? Sarà per pescare nel mare del lavoro e delle professioni? Sarà per simboleggiare che non occorre nascere da sacri lombi per essere premiati con incarichi prestigiosi, che ha nominato in veste di homo novus al Ministero dello sviluppo, tal Carlo Calenda, in sostituzione della dimessa Guidi?

Macché. Sono finiti i tempi della selezione del personale effettuata scorrendo la rubrica del cellulare alla voce “famiglia” e “amici”, scegliendo accuratamente i numeri 1 col prefisso di Firenze. Come è sempre successo ai peones arrivati nella capitale, ai provinciali ansiosi di riscatto sociale e mal tollerati nei salotti in virtù di carriere discutibili e grazie a fortune arbitrarie, il villanello di Rignano ha deciso di allargare la sua cerchia, aspirando a farsi amiche dinastie e consanguineità celebri e celebrate, per essere ammesso in sprezzanti circoli esclusivi sperando in una improbabile gratitudine.

La scelta è caduta  non casualmente su un curriculum che può esibire tutti i marchi di origine e i caratteri peculiari della città della Grande Bellezza, una combinazione di cultura e cinema, salotto Bellonci e Viale Mazzini, familismo e casati nel cui ambito è impossibile non maturare carriere irresistibili, a meno di ricoprire il ruolo non solo letterario di pecora nera, anche quello comunque immortalato in cronache e biografie dei grandi.

In questo caso la fonte più densa di notizie cui attingere per saperne di più del giovane favoloso passato dai Parioli a Via Molise non sono gli annuari della Normale, nemmeno quelli della Bocconi e neppure il Morandini, anche se per via di nonno e mamma, Calenda è circolato nel dorato mondo della celluloide, vantando una parte di protagonista nello sceneggiato Cuore più prestigiosa della Ruota della Fortuna cara al suo ultimo sponsor, bensì Dagospia, molto saccheggiato in questi giorni dalla stampa, in quanto sorgente bene informata. E da cui apprendiamo che il nipote di Comencini, figlio della regista e di un economista ottimamente introdotto nella cerchia bancaria e di nobiltà partenopea affiliata alla diplomazia quirinalizia, pur appartenendo di diritto e per cooptazione al salotto Guermantes, non riposa su allori dinastici, ma è ossessionato dal lavoro, che rappresenta il suo unico interesse, insieme a una passione non hobbistica per le privatizzazioni e il Ttip.

A questo punto anche voi vorrete saperne di più e eccovi accontentati.  Il sito di gossip, e dietro a lui l’autorevole stampa quotidiana, per lavoro indefesso, selvaggio e martellante intende intrinsichezza giovanile in veste di delfino per scelta con Montezemolo, in una imitazione più modesta del rapporto tra l’attuale presidente di Alitalia con il Re della Fiat, concretizzatasi in un susseguirsi di incarichi all’ombra del collezionista di fallimenti, che lo ha voluto al suo fianco in qualità di assistente in Confindustria, in Ferrari, nella società dei treni veloci, in Interporto Campano e dulcis in fundo, nel suo Think Tank con velleità elettorali, Italia Futura.

Con un inventario simile di esperienze professionali, e ammesso che  non porti sfiga, Calenda non lo vorreste nemmeno a amministrare il vostro condominio. Invece Letta lo volle sottosegretario e ora Renzi l’ha promosso.

E lo credo, ai ragazzi di campagna arrivisti piace entrare nel cono di luce della mondanità, avere dimestichezza con gli inventori dell’orologio sopra il polsino, essere riverberato dal sole del privilegio ereditato, senza fatica e senza merito, stare sia pure ai margini del Gotha dove è concesso tutto quello che a noi è proibito. Anche solo questo basterebbe a farci dire di no.

 

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