Si potevano avere dei dubbi sul governo Tsipras, sulla sua capacità di dar corso alle speranze con cui Syriza aveva vinto le elezioni e persino dopo il “tradimento” dell’estate scorsa ci si poteva comunque augurare che il leader di una coalizione fra sinistre facesse qualsiasi cosa per attenuare i diktat di Bruxelles e l’appoggio sostanziale che ad essi veniva dall’altra sponda dell’atlantico dopo i primi giochini di immagine di Obama. Invece la realtà è che Tsipras e il suo governo fanno gli straordinari per obbedire all’Europa e per far si che un parlamento trasformatosi in un drone politico comandato a distanza, approvi qualsiasi massacro, anche per il rotto della cuffia. Proprio ieri con appena 153 voti su 300 è passato un nuovo pacchetto di austerità presentato dal governo che comporta da una parte decisivi tagli alle pensioni e al contempo un aumento dei contributi previdenziali: da oggi in poi con vent’anni di contributi si potrà avere una lauta pensione di 384 euro al mese. Dall’altra si è provveduto a un aumento delle tassazioni sia dirette che indirette: aumento dell’Iva dal 23 al 34 per cento, deciso innalzamento delle accise praticamente su tutto e un innalzamento della pressione fiscali sui salari che vanno dagli 800 a ai 2250 euro al mese con un esborso annuale di 176 euro in più a persona. Insomma tagli per più di 3,5 miliardi e aumenti fiscali per 1,8. E ancora non basta perché l’Fmi ha annunciato di volere altri sacrifici per rinnovare i prestiti.
In realtà queste misure, come si sa da anni, affondano il Pil e rendono impossibile restituire il debito, lo sanno tutti dai responsabili da Bruxelles a Berlino per finire al Fondo monetario e al milieu finanziario che del resto sui titoli di Atene ha fatto delle lucrose speculazioni. L’insistenza su questa strada senza uscita non ha ragioni economiche, ma politiche: si tratta di radere al suolo anche le vestigia dello stato sociale e nel contempo di creare una sindrome di impotenza e di rassegnazione, visto che ogni tentativo di liberarsi dalla schiavitù del debito è finora fallito. Va al potere Syriza e da sinistra si trasforma in fiancheggiatrice dei poteri continentali, si sciopera e non si ottiene nulla, si protesta in piazza e si viene gassati e manganellati da una polizia che mai era stata così violenta.
Ora è impossibile che Tsipras sia così ottuso da non comprendere quale sia il punto della questione, quale sia il proprio ruolo e cosa ci aspetta da lui: ma in un anno da leader di sinistra si è trasformato in un colonnello, di quelli famigerati, tanto più che i massacri sociali vengono compiuti con l’appoggio organico di partito nazionalista. Naturalmente si tratta di un colonnello del XXI secolo che non ha bisogno di arrestare o perseguitare gli oppositori, salvo quando si presentano in piazza, a cui basta l’informazione quasi tutta in mano ai poteri globali, la pressione finanziaria, il ricatto dei deboli, anche se come quelli di un tempo ha comunque bisogno dell’ausilio di oltre atlantico, tramite Nato ed Europa per tenere in ostaggio il Parlamento.
Se fosse in buona fede si sarebbe dimesso da un pezzo, tanto più che in questa situazione sarebbe molto meglio se la gestione dei massacri fosse affidata agli emissari diretti della reazione finanziaria: se non altro si conserverebbe la speranza di poter cambiare prima o poi la situazione. Così invece l’infierire di un uomo della sinistra sui ceti popolari in ossequio all’ideologia liberista induce un senso di rassegnazione e di smarrimento, come se le idee e le speranze in una società più uguale e più giusta fossero solo pie illusioni. Insomma è tutt’altro che una vittima: fa il suo lavoro sull’attenti.
Chi ha letto qualcuno dei miei commenti sa già come la penso: la destra e la sinistra sono le due facce del neoliberismo o capitalismo che dir si voglia, la faccia dura e la faccia piacevole o, ancora più semplicemente, il bastone e la carota. Ma entrambe lavorano per la maggior gloria di chi le ha messe in campo e fanno un lavoro di squadra discreto, insospettabile e estremamente paziente in quanto si svolge nell’arco di decenni o addirittura di secoli, il che impedisce – salvo in rari momenti come questi – di capire che l’uno e l’altro lavorano per lo stesso committente.
Chi parla di complottismo non ha nessun’idea di cosa sia la politica vera e propria che è, diversamente dalla politica-spettacolo che ci viene ammannita ogni giorno, preparazione meticolosa e nascosta di piani che possono anche estendersi per secoli.
Parliamo di Mazzini e di Garibaldi ma non ci è mai venuto in mente di riflettere che entrambi sono l’equivalente dei padri spirituali dell’Europa di cui tanto ci siamo compiaciuti negli anni addietro. Le due glorie nazionali furono i padri dell’Italia, ossia, im Klartext, i peroratori della distruzione delle piccole nazioni che esistevano allora sul territorio italico a vantaggio di una nazione-contenitore esattamente come oggi l’Europa è la nazione-contenitore di 28 paesi condannati a morte irrevocabilmente. E che tipo di personaggi erano i padri della nostra patria oggi in via di estinzione? Erano massoni, illuministi, fondatori – guarda caso – di società segrete visto che allora non si parlava di think tanks, trilaterali, Bilderberg o di ONG ma gli equivalenti, a quanto pare, esistevano anche allora. Come esistevano coloro che essendo patrioti di un’Italia che non c’era ancora andavano a fare i patrioti anche per conto terzi e diventavano eroi di due mondi, come se esserlo solo di uno non fosse già compito abbastanza gravoso.
Non mi dilungo comunque su questo piano inclinato per non incorrere in qualche reato di lesa mitologia patria ma… se non ora, quando? Se non apriamo gli occhi ora, quando lo faremo?
È triste vedere che anche adesso che le cose sono chiare, lampanti e indubitabili i due popoli della sinistra e della destra fanno fatica a riconoscere di essere stati entrambi abbindolati e traditi. Sarà che tutta la loro vita era stata impostata su questa dicotomia e che la reazione non può che essere quella, amarissima, di persone intelligenti che scoprono di aver avuto per anni i fili della marionetta ben cuciti nella propria anima.
Ricordo di essere stato uno dei primi a far notare che Tsipras era un bidone “ovvio” ma inizialmente ne ero stato affascinato. Il regista di questi film geopolitici è un maestro di casting. Ecco perché poi l’opera convince e diventa un blockbuster. Ecco perché poi milioni di persone in tutti i paesi d’Europa, che teoricamente dovrebbero essere “italiani veri”, “francesi veri”, “tedeschi veri” ossia patrioti convinti, anziché odiare l’idea stessa di Europa, in quanto propedeutica all’autoscioglimento della propria nazione, ne sono stati ammaliati e non hanno opposto alcun tipo di resistenza. Oggi ci troviamo spatrizzati, se mi si consente il neologismo, e annessi ad un’Europa che assomiglia sempre di più ad una discarica di valori non più sentiti, non più fatti vivere e germinare, non più apprezzati e non più capiti.
Pura fantasie nei libri di “storia” patria. E d’altronde mica è mistero che le pagine d’Italia le scrivono i vincitori, come allora un Britannia in acque italiane non si nega a nessuno.
Massoni don Peppino Garibaldi e il truce Mazzini, di stanza e alla lettera nella perfida Albione, che pure trovò qualche giorno dopo (signor Chiurcillone) di sterlinare Benito.
Sì, ma attenzione pare che in Costituzione è passato un “emendamento” che vieta tassativamente (sei anni di carcere) la revisione: se si incomincia con la mi(t)rologia della Shoa o di una Pearl Harbour qualsiasi e dove andiamo a finire? Chi!
Meno male che chissà come ne è sfuggito uno, al momento, tale Pino Aprile e suoi “Carnefici” o del dopo occupazione, manu militari, del Regno delle Due Sicilie: vero Bank of England? E torniamo a bomba…
Sembra soltanto ieri quando i cornuti della mente inneggiavano a Tsipras (e Podemos), nelle strade e nelle piazze. Nonostante i moniti dei soliti pochi che si permettono di bucare con la logica e la storia lo schermo di cazzate, spacciate dai ruffiani di turno alle “pecorelle che non sanno e tornan dal pasco pasciute di vento” (PAR XXIX, 106).
Alla parte finale mi viene solo da aggiungere che la “neoliberisticizzazione” dei partiti di sinistra fa parte di uno schema predefinito dei grossi sistemi finanziari per dare la spallata finale allo stato sociale mantenuto dalle tasse che ognuno, almeno teoricamente, è tenuto a pagare, e cioè alla coesione sociale dell’entità-Stato. Uno schema che parte da Tony Blair ed arriva a Matteo Renzi ed oltre e che possiamo tranquillamente annoverare alla logica conclusione di quella “rivoluzione liberal-copernicana” di Reagan e della Tatcher degli anni ’80. Comunque articolo condivisibile in toto.
Problema, reazione, soluzione (finale). Colonnello? Leccapile. Un trucco de sinistra, infatti, i girotondini, il popolo bue viola o arcabanelanato , o belante, non vanno contro Renzi-Tsipras e manco un Flores d’Arcais, presi dal furore onanista nella splendida torre, là in alto sempre più su: chissà se conosce Icaro. Fascismo in orbace, quindi, di sinistra del tragicomico greco Tsipras. E certo un Aleksej Grigor’evič detto Stachanov mica era di destra. Non a caso guarda caso quando si dice il caso, la “destra” distrugge poi viene la “sinistra” a mettere su i cocci, meglio la polvere… It’s New Order World, stupid!
Resta e lo ricordava il signor G, la strada che il resto è fluffer. “Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata”. Mt 24,2 .
Benvenuta Armageddon