lavoro pensioneE’ stato un duro lavoro, ma ce l’hanno fatta: nel 2015 per la prima volta l’aspettativa di vita degli italiani è diminuita scendendo agli 80,1 anni per gli uomini e agli 84, 7. Poca cosa ancora lo 0,2% , due mesi e mezzo nel complesso, ma a nessuno sfugge che si tratta solo del debutto di un nuovo medioevo, visto che a parità di condizioni le cifre sono inspiegabili alla luce di tecnologie mediche sempre migliori e vanno ricercate in primis nella diminuzione della spesa sanitaria che può essere valutata in discesa del 3% dal 2012 sull’intero territorio nazionale, ma di cifre più che doppie in alcune regioni del nord. Questa situazione era già stata anticipata e preconizzata negli ultimi mesi  dello scorso anno, ma adesso i dati dell’Istat, dell’Università cattolica e dell’ Osservatorio della salute non permettono più i fangosi voli d’anguilla dell’informazione mainstream per giustificare dati che sono un atto d’accusa, mentre la ministra della salute che per la verità e competente e utile come un facocero al Cern,  si eclissa dietro uno spassoso “bisogna verificare  i dati”. Spassoso perchè chi lo dovrebbe fare sono gli stessi istituti che li hanno elaborati, infame se sottintende un ricatto nei confronti dell’Istat che si è si è permesso questo sgarro.

Ma insomma i vari Monti, Letta e Renzi possono stappare bottiglie di spumante anzi di champagne perché loro valgono, per essere riusciti a seguire almeno in questo le indicazioni dei loro padroni, ossia il fondo monetario della Lagarde, ossessionata dalla vita troppo lunga dei poveri e megafono degli allarmi, degli studi e degli auspici di morte prodotti dai tecnici del potere finanziario. La migliore dimostrazione di una mala fede globalizzata e pervasiva la si può avere con lettura dell’articolo del Corriere della Sera, la voce del padrone per eccellenza assieme alla Stampa che infatti dice cose analoghe, nel quale si dà la colpa della diminuzione della vita media alla mancanza di prevenzione. Oddio non proprio perché a maggior gloria del governo si magnifica invece la diminuzione del fumo , dell’alcol e dell’obesità, tutti dati per altro ballerini visto che in un precedente articolo sul medesimo giornale si diceva che l’obesità è in aumento. Ma chissenefrega della consistenza e del significato dei numeri, basta giocarli secondo come conviene.  Alla fine la colpa del dato in qualche modo epocale sarebbe effetto – secondo una pura opinione evidentemente concordata, ma priva di qualsiasi riscontro empirico e contraria alla logica – del calo di vaccinazioni antinfluenzali tra gli anziani e di quelle tipiche dei bambini. Ma appunto un bambino è in grado di decostruire il ragionamento visto che l’uso del vaccino influenzale è in calo costante ormai da 15 anni rispetto ai livelli considerati ottimali e che dunque un aumento della mortalità dovuto a questo si sarebbe dovuto evidenziare prima. Quanto alle vaccinazioni infantili è vero che per pochi decimi di percentuale non hanno raggiunto l’obiettivo del 95% ma è anche vero che prendendo come base 10 anni esse sono aumentate sia di percentuale che di ampiezza di copertura. Per non parlare dell’obesità  che un problema ormai da vent’anni. I due giornali gemelli fingono di ignorare che quasi tutto il resto dell’eventuale prevenzione è a pagamento con modalità attese e  costi spesso insostenibili per i pensionati e per i ceti popolari in genere.

Ma loro fanno il loro mestiere, sono musici di corte dotati di tastiere e allo steso tempo producono guano. Il fatto è che ormai dall’inizio della crisi si è inaugurata una lotta senza quartiere alle basi stesse del welfare, ossia pensioni e sanità, fastidiosi capitoli si spesa che sottraggono qualche spicciolo ai profitti, ma che soprattutto rappresentano ciò che rimane dell’idea di diritto e di Stato. E si tratta in fondo di spiccioli perché la spesa sanitaria in Italia, oltre ad essere ampiamente inferiore agli altri Paesi europei, è di 1817 euro l’anno a testa, vale a dire qualcosa di assimilabile all’elemosina degli 80 euro di Renzi. E potrebbe essere significativamente più se il settore non fosse la principale  cassa continua della politica, dunque esposta a qualunque malaffare che oltretutto ne diminuiscono di molto l’efficienza. Cosa che una classe medica i cui livelli di cinismo sforano i livelli di guardia, sfrutta e favorisce per guadagnare nel privato.

Per anni la situazione è rimasta in stallo, ma adesso si sta muovendo all’indietro, ripercorrendo al contrario lo sviluppo della civiltà, cominciando ad evidenziare una netta anzi drammatica differenza di durata di vita tra ricchi e poveri. Tra poco diventerà impossibile fermare il reflusso, ma chi non lo capisce avrà per sua fortuna meno tempo per rimpiangere le sue pigrizie e i suoi errori.