Anna Lombroso per il Simplicissimus

A volte ci capita ancora di interrogarci su quali motivazioni suggeriscano misure governative, presentate come interventi giuridici o amministrativi indilazionabili e resi necessari da caratteristiche d’urgenza, per lo più indecifrabili per noi comuni mortali benché siano accreditati come azioni promosse nel nostro interesse e per il nostro bene.

Adesso è la volta di un decreto per la sicurezza urbana che attribuisce poteri speciali ai sindaci, dei quali viene ampliato l’ambito di intervento, a detta di Alfano,  per fronteggiare forme d’incuria e degrado del territorio, attraverso nuovi strumenti normativi.

Se avevate dei dubbi, se nutrivate qualche sospetto, originato dall’ennesimo impiego gergale dell’inglese acchiappacitrulli, ci pensa a chiarire tutto il sostituto sindaco d’Italia, quel Nardella scelto accuratamente come opportuna fotocopia vivente dall’allevamento del giglio magico per garantire continuità alle politiche di oltraggio del premier, con quella spocchia sfrontata che sconfina in una grulla ingenuità, a conferma che ci ritengono  sprovveduti, scemiscemi, balordi e creduloni.

Arresti in differita, Daspo urbani, più poteri d’ordinanza  per “rafforzare il contrasto a condotte lesive del decoro urbano”, ampliamento dell’uso della videosorveglianza  “per il suo  grande effetto deterrente e dunque di prevenzione dei reati”, dovranno servire, per sua ammissione a limitare “la disponibilità delle città a ospitare cortei” in virtù della proibizione a  sfilare e manifestare in fragili centri storici, inviolati invece, si direbbe, da metropolitane, pavimentazioni azzardate, concessioni per convention e cene a amici e famigli, sopraelevazioni ardite, licenze arbitrarie. E anche a dotare i sindaci, ormai esplicitamente promossi al rango di sceriffi, di strumenti per una accoglienza oculata e lungimirante dei profughi, che, si sa, nulla manomette il decoro urbano più della presenza di neri, gialli, beige, a stazionare e bighellonare in giardini e aree pubbliche, guardando a panchine proibite in nome della tutela del bon ton e dell’eleganza, come si addice ai salotti d’Italia.

Ci avevano già preparati a questo le performance bipartisan di amministratori della lega ma anche del Pd, con i bus à la manière dell’Alabama, sedili “dedicati”, steccati, muretti discreti ma dall’elevato potere simbolico, con l’intenzione manifesta di accogliere e interpretare il malumore osceno delle maggioranze silenziose, autorizzate a gridare le ragioni del razzismo, della xenofobia, della domanda di pugno di ferro, della richiesta che regni l’ordine, quello della rinuncia volontaria a diritti e responsabilità, in cambio di una fittizia sicurezza, quella che riduce prerogative, oscura l’opposizione, nega aspettative, affoga la speranza nella neghittosa censura della visione del futuro.

I cittadini a  dire del Nardella, sono più “disposti a rinunciare ad una quota di privacy, in cambio di una quota ben maggiore di legalità e sicurezza”. E probabilmente più inclini a respingere tutto quello che potrebbe essere percepito come problema, come fattore “inquinante”, come pericolo, come minaccia, in periferie già degradate con un duplice effetto, risparmiare i benpensanti di serie A dallo spettacolo inverecondo di disperazione, miseria, emarginazione (i sindaci potranno accanirsi con particolare efficienza non contro abusi, speculazioni, affitti di pochi euro dedicati a un target privilegiato, criminalità il cui brand va dalla gestione dei rifiuti allo sfruttamento di merce umana, bensì contro mendicanti molesti, accattoni pervicaci, rom manolesta) e al tempo stesso contribuire allo sfacelo tramite guerre di poveri contro più poveri, in modo che le crisi diventino emergenza, così da autorizzare poteri speciali, repressione, leggi eccezionali e commissari straordinari, individuati per lo più nei sindaci stessi o in prefetti contigui.

Pare che alla maggioranza dei sindaci il provvedimento piaccia molto. E non stupisce, in fondo è il trend del momento innalzare muri, stendere fili spinati, proibire, marchiare anche con la forza: è il modo anche “amministrativo” di consolidare le disuguaglianze, di ripristinare differenze feudali, di stabilire discrezionali superiorità. Di rafforzare sospetto, diffidenza, paura, in modo da legittimare discriminazione e emarginazione. Di incrementare procedure di controllo sociale, invadenza, ingerenza indebite. C’è da aspettarsi che prestigiose agenzie di comunicazione si occupino del design per nuove stelle gialle, per contrassegni appropriati per mettere preventivamente in guardia la brava gente sui rischi di indesiderabili, intendendo così stranieri, diversi, oppositori, critici, matti, malati, ribelli. Insomma, noi.