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Patente di Guidi

imageL’emendamento nel mondo di Alice dei politicanti è divenuto un pegno d’amore, un anello di fidanzamento, un solitario donato per far soldi sulla pelle degli italiani. Il più è non farsi beccare in flagrante amplesso tra cosa pubblica e cosina privata ,cosa abbastanza facile al riparo del motel costituito da leggi monstre dove può essere inserita e nascosta qualsiasi cosa, compresi i favori all’amato bene. Alle volte però casualmente succede di essere beccati e  così esce di scena a sorpresa la sedicente imprenditrice Federica Guidi (sedicente perché nata con la pappa già  fatta ) e un  ministro che mai avrebbe dovuto divenire tale per lo sterminato conflitto di interessi fra lo Stato e l’azienda di famiglia, la Ducati energia.

Chissà che questa storiaccia riguardante concessioni petrolifere, nella quale è stata anche tirata dentro la Boschi, alias “Mariele”, immacolata concezione di tutte le schifezze di questo governo, non apra gli occhi agli italiani del consenso conformista  e della critica rassegnata sulla sospetta e paradossale fretta di trivellare ovunque per un secchio di petrolio  nel momento di prezzo più basso dell’intera storia dell’oro nero. Sul significato insomma di questa dannata fretta di mettere in piedi operazioni di trivellazione che saranno in perdita secca, viste le quantità amatoriali del petrolio rintracciabile.

Ma di certo dopo trent’anni di progressiva immoralizzazione della politica non è questo che può sorprendere, quanto piuttosto la schizofrenia irrefrenabile in cui vive un ceto dirigente che ormai ritiene un suo diritto acquisito e inalienabile impadronirsi delle risorse pubbliche come fossero  private. E infatti la ministra Guidi prima si dimette travolta dall’evidenza delle intercettazioni telefoniche col convivente che di fa affari grazie alla fidanzata di governo, poi scrive a Matteo, nel quale certamente troverà tutta la comprensione possibile, “sono assolutamente certa della mia buona fede e della correttezza del mio operato” ascrivendo l’abbandono del dicastero per lo sviluppo economico a questioni di opportunità, soprattutto nella vicinanza delle elezioni comunali. In realtà dentro questo epilogo c’è, in maniera onnicomprensiva  il contemporaneo italiano nel quale tutto questo è normale ( come mirabilmente scrive il Sole 24 Ore di noia e di balle, le intercettazioni non prestano il fianco “a lesioni della legalità in senso stretto”),  si può avere il coraggio leonino di presentarlo come corretto e appartenente alla buona fede, anche se non si può ancora rivelarlo ai sudditi ai quali invece si racconta la favola del merito, dell’inseguire i sogni, del volere è potere , insomma tutto il credo parolaio del liberismo diffuso ad ogni ora dal grande fratello televisivo.

Un terreno fertile nel quale assieme al grano della società diseguale proclamata come fine della storia, può crescere anche il loglio del capitalismo di relazione , tipico dello Stivale e di qualche altra enclave mediterranea. Del resto i due tipi di cultivar sono molto più simili di quanto non si creda a prima vista, con la stessa differenza che può intercorrere tra la criminalità organizzata e quella banditesca, ma alla fine entrambe hanno come obiettivo una società oligarchica vuoi  spacciata  come”moderna”, vuoi apertamente tribale. Un modo di essere quest’ultimo che non solo resiste alla crisi, ma anzi ne ha avuto come dire un nuovo impulso, tanto che alla “great society” del berlusconismo e delle cene eleganti che prometteva a tutti di poter diventare nano o ballerina, si è sostituito il ristretto e asfittico clan massonico fiorentino che paradossalmente trae molto del suo potere e della sua sfrontatezza dal fatto di  non essere stato eletto da nessuno.

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