Anna Lombroso per il Simplicissimus

Saranno stati di sicuro i miei trascorsi trozkisti a tenermi lontana del vetero moralismo del non c’è bacio senza amore dell’Unione Marxista Leninista. Al tempo stesso però ho nutrito gli stessi sospetti nei confronti delle scopate senza cerniera proposte da autrici di fortunati bestseller convertiti in manifesti dell’affrancamento sessuale tramite ginnastica e acrobazie virtuosistiche e funamboliche, da compiersi ovunque e soprattutto in contesti avventurosi e  perigliosi, con poche differenze dalla cabala sexy delle nove settimane e mezzo o delle sfumature in non so quante nuances. Mi hanno messo addosso una  mestizia annoiata  quanto il ripetitivo squallore dei film “erotici”, fossero tratti da Anais o trattati da Brass, la stessa che mi ha sempre colto davanti al dispiegarsi delle volonterose lezioni di educazione sessuale. Sarà perché la pedagogia obbligatoria e edificante inesorabilmente convince del fascino della trasgressione e della disubbidienza, sicché perfino certe letture, a cominciare dai Promessi Sposi, sono diventate gradire una volta finita la scuola. Sarà perché è tanta la difficoltà di superare barriere, censure, stereotipi e pregiudizi, così è facile sconfinare nei territori sanitari del principio di precauzione, della profilassi, della sicurezza, lontanissimo da quello del piacere, dell’affettività, della voluttà. Tanto che pare sempre che i destinatari privilegiati siano i maschi, che alle femmine è dedicato il capitolo della prevenzione e ben poco quello del libero e festoso appagamento.

Lo ripeto però, si tratta di azioni meritorie, necessarie, tra le quali andrà sicuramente annoverata quella messa in campo da un sito tedesco, Zanzu.de, che ha pensato bene con l’appoggio ufficiale del governo, di offrire un manuale, un educational con tanto di vignette e dedicato “alle persone che si sono rifugiate in Germania, che non vivono da tempo qui, e che su Zanzu hanno la possibilità di un accesso discreto e diretto al tema sessualità”. Apriti cielo. L’iniziativa ha naturalmente suscitato lo sdegno dei manovratori delle ruspe e dei loro opinionisti di riferimento: “Ecco il manuale che spiega ai migranti come fare sesso con le donne europee”, ha scritto Sallusti. Mentre Matteo Salvini l’ha definito “prove tecniche di invasione”. Macché, ha invece rintuzzato Lerner: il portale è stato concepito per i migranti, e per il personale sanitario che dovrà fare consulenza sul sesso agli stranieri incapaci di parlare tedesco. A questo servono i “disegnini”, destinati a persone che non sanno la lingua. E ha certamente ragione a mettere in guardia da reazioni pruriginose e scandalizzate, se l’esigenza dell’iniziative è indubbiamente quella di spiegare il sesso a persone che provengono da Paesi in cui questo tema è tabù. Dove la mancata profilassi, come  sottolinea proprio Zanzu, ha provocato centinaia di migliaia di morti.  E dove, ribadisce Lerner, esistono anche visioni della donna e della vita sessuale inaccettabili nella nostra società.

Ecco è quest’ultima considerazione che mi porta ad essere  sospettosa,  a interrogarmi sulla tempestività tutta tedesca di dare vita a questa encomiabile operazione a ridosso del Capodanno di Colonia – non certamente dopo ogni Oktober Fest o Carnevale punteggiati da esuberanze non dissimili – della campagna di stampa che ne è seguita, certamente poco trasparente, della modifica evidente della percezione della sicurezza intervenuta ma soprattutto nutrita artificialmente dopo quei fatti, che hanno colpito l’immaginario collettivo più degli attentati di Parigi e sui quali restano mille angoli bui, mille bugie, mille incertezze. Tutte destinate ad accreditare il rituale ricorso a tutta la paccottiglia sullo scontro di civiltà, sulla necessità di contrastare per via amministrativa, pedagogica e infine militare il fanatismo e la barbarie  congenita alla   religione mussulmana, perché a differenza di altre religioni l’Islam sarebbe per sua stessa essenza connaturato con la violenza e l’irrazionalità, refrattario  alla ragione e inadatto a una società democratica e  incompatibile quindi con i suoi  valori, la libertà d’espressione, la laicità, i diritti delle donne. Che, comunque siano andati i fatti, i molestatori, borseggiatori, forse stupratori di Colonia, siano stati maschi, dovrebbe indirizzare la riprovazione verso la cultura patriarcale, che innerva tradizioni, religioni, usi e ideologie in barba al conflitto di civiltà. E se non si deve rimuovere o  negare che tra i maschi di Colonia vi fossero anche dei migranti, perché subire quotidianamente il razzismo e lo sfruttamento non rende innocenti delle molestie e degli stupri, altrettanta condanna dovremmo esprimere nei confronti delle violenze che le donne del civile contesto occidentale subiscono in periferie degradate del nostro Terzo Mondo interno. Ma anche ai Parioli, a Via del Vivaio, in ville, comprese quelle che hanno ospitato cene eleganti, dove sopraffazione e sfruttamento hanno un aspetto  educato e rispettabile.

Ma è proprio come quando i leghisti predicano spericolatamente che il permesso di soggiorno va concesso solo a chi parla l’italiano, quindi loro ne sarebbero esclusi, che vanno accettati solo gli stranieri che hanno un’occupazione, sicché molti connazionali verrebbero retrocessi alla condizione di apolide. Si tratta di un malinteso complesso di superiorità, secondo il quale l’appartenenza grazie alla lotteria naturale, al contesto ex-industrializzato e occidentale possa esimere dal  quotidiano esercizio di civiltà, dalla perenne dimostrazione di democrazia, dalla indispensabile professione di umanità, permettendo sessismo, sfruttamento, cancellazione di diritti, razzismo, xenofobia, omofobia. Io personalmente voglio che non attentino al mio corpo e alle mie libertà stupratori, molestatori, rapinatori, ma anche chi sfrutta ambedue tramite la politica, la propaganda, l’erosione della stato sociale, l’impoverimento dell’istruzione, l’annientamento della bellezza e della solidarietà.