Veleni su Napoli,video su consegna soldi agita il Pd
Un fotogramma dal video di Fanpage mostra un consigliere comunale che esorta due persone, all’esterno del seggio 45 di San Giovanni allestito in occasione delle primarie PD, ad entrare a votare consegnando loro l’euro di sottocrizione.

La povertà e l’erosione di dignità sono diventate i migliori alleati del Pd e dei suoi presunti riti democratici: a Napoli basta un euro per comprare un voto, la scarpa e il pacco di pasta di Lauro sono un lusso del passato, ci si accontenta di elemosine che cinesi e bengalesi richiamati a frotte dovunque sia siano tenute le primarie, schiferebbero. Ma non credo sia questo il problema: quello vero è che nonostante la vergogna e il ridicolo in cui sono cadute le primarie, un vasto ambiente circumpiddino, magari critico, a volte criticissimo rimane appeso a questo fantasma della democrazia che si è rivelato fallimentare.

Intanto a dirla tutta le primarie sono un prodotto di importazione che ha un senso negli Stati Uniti dove il momento elettorale è legato strettamente a quello dell’adesione politica a uno schieramento, ma che da noi ha scarsissimo senso vista la destrutturazione dei partiti oltre che la presenza di un sistema automatico e universale di accesso alle urne. Senza circoscrivere il voto agli iscritti come si fa a controllare che non siano gli avversari ad avere il controllo sulle scelte oppure che si verifichino operazioni di massiccia compravendita come ormai accade dovunque e da anni? Oppure che si trasformino in una sorta di cartolina della democrazia con tanti cari saluti da altrove? Però si dice che i partiti strutturati non hanno più senso e che dunque dentro le entità liquide e magmatiche che li hanno sostituiti  la partecipazione di base costituisce comunque un modo per evitare il più possibile logiche di potere, elitarie, di corridoio. Potrebbe essere così se la base fosse identificabile e circoscritta, se non ci si limitasse a lanciare facce appartenenti a questo o a quel clan secondo logiche puramente leaderistiche e del tutto prive di programmi politici degni di questo nome. Ma non è così e non c’è modo di immaginare meccanismi che in qualche modo possano realizzarsi senza la forma partito (l’albo dei simpatizzanti é solo un diverso modo di chiamare la tessera o di importare endemicamente la stessa ambiguità delle primarie) o al di fuori di strutturazioni oligarchiche palesi oppure nascoste.

A questo punto insistere con il meccanismo delle primarie in un terreno dove possono crescere solo mutazioni deformi può assumere anche il significato di mantenere in piedi una sorta di commedia rituale per dare una patina di legittimità alle scelte elitarie e per scaricare le responsabilità delle stesse su un “popolo” presunto. Forse invece di difendere il mercatino domenicale del Pd e gli altri in via di formazione varrebbe la pena concentrarsi sulle elezioni vere  e impedire che il loro meccanismo sia stravolto dall’Italicum regalando così al Paese un a definitiva mancanza di rappresentatività dentro l’ oligarchia perenne della classe dirigente. Sarebbe davvero patetico che ci si distraesse dalla campagna per il referendum, per cercare inutilmente i reperti e le carabattole della democrazia perduta nelle primarie.

Ammesso che si tratti di una distrazione e non invece di un’intenzione che per aderire alle stigmate di una presunta “modernità” e contemporaneità non veda da chi essa viene suggerita e dove alla fine porti.