mal-di-schienaQualcuno si stupisce e si indigna del fatto che in periodo di bassa inflazione il costo dei farmaci anticancro sia raddoppiata in dieci anni cominciando a mettere in crisi i servizi sanitari, compreso il nostro. Ma così è,  il mercato non perdona e non facciamo che subire l’aggressione indiretta del sistema privatistico americano che fa salire i costi alle stelle, di fatto esclude 70 milioni di americani dalle cure e  costringe un numero un numero altrettanto vasto se non più grande di persone ad accontentarsi di prestazioni di base e saltuarie.

Ogni volta la scusa di un sistema farmaceutico di mercato è quello degli investimenti in ricerca e produzione, anche se poi è impossibile conoscere nel dettaglio le cifre concrete e di solito il rapporto tra investimenti e ricavi è stratosferico, anche grazie alle continue pressioni sui sistemi sanitari per accrescere i profitti. Per capirci facciamo un esempio attuale e italiano, anche se non riguarda un farmaco salvavita, ma una di quelle preparazioni che salvano le giornate di milioni di persone e parliamo del ketoprofene un antinfiammatorio di largo uso in un numero altissimo di patologie, dal mal di testa, all’artrosi, dal mal di gola e di denti alle affezioni bronchiali, alla post chirurgia e via dicendo. La sostanza è stata sintetizzata in Francia nel lontano 1967 ed è  venduta da decenni in Italia in Italia principalmente sotto il nome di Oki, aumentando la propria diffusione in maniera straordinaria soprattutto dopo le polemiche e le ombre sull’Aulin.

Bene fino a un anno fa la confezione di gran lunga più utilizzata contenete 30 bustine bipartite (per permettere un dosaggio più adatto a bambini e adolescenti) da 80 mg era di fatto liberamente venduta in farmacia, né più né meno come altre analoghe sostanze di largo uso. Poi è uscita la preparazione orosolubile, più comoda in certi casi, ma assolutamente identica nella composizione con un prezzo sette volte maggiore a parità di principio attivo: se le 30 bustine costavano meno di cinque euro, le dieci con metà dose ne costano quasi 6. Chi  davvero potrebbe comprarla se non episodicamente? Probabilmente in pochissimi, ma è qui che avviene il miracolo sanitario: la vecchia confezione di Oki  adesso può essere acquistata solo dietro presentazione di ricetta medica, mentre la nuova orosolubile, sette volte più costosa, è in libera vendita. Una cosa almeno è chiara: qui non c’entra proprio nulla la tutela della salute, ma la speculazione sulla salute condotta attraverso un gigantesco aumento di prezzo reale, anche se non ufficiale  e una cosa rimane invece assolutamente nascosta: a che livello, quando e perché  è stata presa una decisione del genere, formale o informale che sia, la quale di fatto moltiplica la spesa per chi ha frequente, vario e contestualizzato bisogno di un antinfiammatorio (gli anziani in particolare) costringendoli, se non ce la fanno a pagare certi prezzi, a passare ore dal medico di base per una prescrizione assolutamente banale ed equivalente a quella dell’aspirina o analoghe preparazioni, sempre ovviamente che la prescrizione non avvenga per telefono il che la rende del tutto superflua. Una cosa che fra l’altro costituisce un onere sia diretto che indiretto per il sistema sanitario nazionale. Naturalmente ci si può rivolgere al farmaco generico, ma si sa bene come questo sia raro, specie tra la popolazione anziana.

Ecco come vengono gestite le cose in un campo che dovrebbe essere quello più tutelato: ciò che sarebbe inconcepibile in una salumeria, ciò che verrebbe condannato fra gli alti strepiti dell’informazione anch’essa di mercato, non solo è tollerato, ma passa anche sotto silenzio nel campo dei farmaci. E questa logica finirà per dilagare in qualche modo anche nel campo della farmacologia salvavita.