Anna Lombroso per il Simplicissimus

Gli Usa? ci hanno colonizzato anche l’inconscio, si lamentavano due attempati e disillusi ex fricchettoni protagonisti di un film di Wenders. E Susan Sontag in una conferenza tenuta poco prima di morire aveva emesso una sentenza definitiva: gli Stati Uniti sono la peste che contagia il mondo e di quella peste l’Occidente sarà il primo a morire.

Pare che da noi gli infetti dal mito dell’american way of life, continuino a essere malati e contenti. Se avevamo sperato in un sia pure lento riscatto da un’egemonia sempre più compromessa da una crisi partita da là e dilagata proprio come un morbo grazie a bolle, fondi, derivati, a quei giochi d’azzardo dove vince sempre il banco, sempre più appannata da missioni “esportatrici di democrazia” segnate da insuccessi anche militari, beh, ci siamo sbagliati. La fascinazione che l’impero esercita è la stessa dalla Dc, a Veltroni, a Renzi, che non perde occasione per vantarsi, purtroppo anche in inglese, di relazioni privilegiate. E non si tratta solo di soggezione a un modello di vita, di consumi, culturale, che restituisce brillantezza a Nando Mericoni, nemmeno di prestarsi, e è già infame, a fare da intendenze che seguono, pronte però a sparare, a ruoli di ottusi vivandieri, a offrire il nostro territorio, e è già autolesionista, come trampolino di lancio o come zona di sperimentazione per sistemi velenosi di comunicazione. No, con, il Ttip verremo serrati in una gabbia di norme e obblighi  che subordina le industrie europee alle multinazionali statunitensi grazie a un sistema di facilitazione di “scambi atlantici”,  che renderebbe possibile il marketing bellico sia pure nelle maglie del pareggio di bilancio, in modo da assolvere gli obblighi dovuti all’influente e prepotente partner maggioritario, stringendo un vincolo indissolubile finanziario, energetico, economico, militare che ridurrà la decantata globalizzazione al sigillo anche simbolico sul dilemma impossibile “o con gli Usa o contro gli Usa”, lo stesso nodo sbrigativamente sciolto a colpi di spada, l’arma convenzionale preferita, con  guerre, repressioni, cannoniere molto convincenti, saccheggi e limitazione della democrazia e dei diritti che dovrebbe garantire.

E non occorre essere sospettosi per indovinare che dietro alle promesse di futura e radiosa prosperità per le due sponde dell’Atlantico, si nasconda l’intento non recondito di sciogliere definitivamente improbabili alleanze tra Ue e Russia e di arginare l’espansione della Cina, il fantasma  contro il quale è necessario unirsi per contenerne l’imperialismo commerciale, in modo che   luna e l’altra metà dell’Occidente non perdano terreno “ formando un insieme nei campi della ricerca, dello sviluppo, del consumo e della finanza. In caso contrario le nazioni d’Oriente, guidate dalla Cina e dall’India, supereranno l’Occidente in materia di crescita, innovazione e reddito – e infine, in termini di proiezione di potenza militare”, come ebbe a dire Obama in una delle sue performance propagandistiche in favore di telecamere italiane.

Eh si, avevano ragione i due reduci dei riti di passaggio on the road, ci hanno colonizzato tutto. Tanto è vero che da anni è tramontata la stella polare antimperialista, solo i più “datati” ricordano le manifestazioni contro il Patto Atlantico, anche quelle finite tra le vecchie polverose paccottiglie del secolo breve, mentre trova nuovo fulgido protagonismo lo scontro di civiltà, che restituisce interamente la sua funzione di guardiania alla Nato. E quel che peggio è che questa astensione generalizzata dalla critica, questo remissivo assoggettamento ne accredita, oltre a quello militare e poliziesco, anche il ruolo “morale” e pedagogico, lo stesso che rivendicano ormai di assolvere governi nazionali espropriati di sovranità, che spacciano soprusi, repressione, autoritarismo, lesione di garanzie e diritti come necessarie misure anche educative, prese per il nostro bene.

Tanto è vero che con sollievo la stampa ci rassicura. Dopo la richiesta giunta da Germania, Turchia e Grecia, la Nato ha acconsentito benevolmente ad inviare “senza indugio” una forza militare per pattugliare quel tratto di mare che separa la Turchia dalla Grecia, da cui transita la maggior parte dei migranti in arrivo in Europa. Lo aveva annunciato Obama al termine di un colloquio con il nostro influentissimo Mattarella: “Abbiamo parlato a lungo del problema dei profughi e dei migranti, che ha un impatto terribile sull’Europa e sull’Italia in particolare ….. Questo non è un problema solo dell’Europa ma un problema globale, che mette sotto pressione gli Stati Uniti e il rapporto transatlantico”.

Per una volta la missione non verrà travestita da intervento umanitario, in fondo siamo in piena guerra di civiltà e l’obiettivo primario deve essere quello di contrastare il rischio terrorismo. Si tratterà, ha messo in chiaro il segretario generale Jens Stoltenberg, di svolgere attività di intelligence, ricognizione e sorveglianza, ampliando l’area di intervento già dispiegata  grazie all’operazione antiterrorismo alleata nel Mediterraneo, la cosiddetta Active Endeavour, decisa dopo l’11 settembre, le cui finalità sono soprattutto di sorveglianza e formazione e che potrebbe in prospettiva ”trasformarsi in una operazione marittima a tutto tondo, che comprenderebbe anche la protezione di infrastrutture e la difesa delle attività marittime”, che la Nato mica è incaricata di gestire flussi migratori, né di provvedere alla ricerca e salvataggio in mare dei profughi. Mentre avranno ragione Medici senza Frontiere e Amnesty International, ritenendo che dei compiti istituzionali assolti con sbrigativa efficienza facciano parte azioni di chiusura delle vie di fuga, respingimenti illegali, deportazioni.

Contento quel cuoricino della Merkel, inorridita e “orripilata dalle conseguenze umanitarie” dei raid russi su Aleppo  e sulla pressione di nuovi fuggiaschi. Contento Erdogan  che ha già avvertito l’Ue: se non proteggete i miei confini vi mando tutti i profughi in bus in Europa, e che intanto si succhia i suoi 3 miliardi.  Contenti gli Usa che occupano definitivamente oltre al nostro immaginario e alle nostre coscienze sporche, anche quello che una volta si chiamava Mare Nostrum.