giulio-regeni-620x430Purtroppo anche le tragedie si tramutano in farsa e in nascondimento, finiscono dentro una notte densa dove tutto è indistinguibile, fungibile, inafferrabile e alla quale siamo ormai così abituati da non porci nemmeno le domande più elementari. E  naturalmente questo è accaduto e accade anche con la morte di Giulio Regeni. il cui mistero non sarà mai svelato visto che nessuno ha davvero interesse a farlo, né le autorità italiane impegnate a fare affari con il Cairo e con il regime di Al Sisi, né quelle egiziane che hanno troppo da nascondere, né quelle autorità didattiche anglosassoni presso cui Regeni studiava fin da ragazzino di liceo e che costituiscono il motivo circostanziale per cui il giovane si trovava in Egitto. Ufficialmente per completare una tesi di dottorato al Dipartimento di Scienze Politiche e Studi Internazionali presso il Girton College di Cambridge.

Ed è da qui che bisogna partire per capirci qualcosa visto che Regeni sì aveva la nazionalità italiana, ma  di fatto dai 17 anni in poi ha fatto lo studente tra gli Usa e l’Inghilterra finendo fatalmente per essere identificato come appartenente al mondo politico e culturale che fa da colonna portante del regime egiziano, dunque sospettabile di tradimento o inviso all’opposizione. Quanto appartenente è impossibile dirlo e sarà impossibile saperlo, ma probabilmente la tragedia di questo italiano comincia nel momento stesso in cui apparentemente comincia la sua fortuna, ossia con la borsa di studio fornita dalla Regione Friuli per il Collegio del mondo Unito (UWC), un’organizzazione didattica di origine anglo americana, nata negli anni della guerra fredda, formalmente intesa a sviluppare l’incontro di più culture come nelle tesi del pedagogo Kurt Hahn, ma fatalmente vittima della logica dello scontro e il cui scopo pratico era di favorire la preparazione di un ceto dirigente filo occidentale  e anticomunista nel maggior numero dei Paesi possibili, specie nelle zone dove i due mondi si intersecavano o dove ancora oggi il modello occidentale è in affanno (vedi nota).

E’ da allora che Regeni, studente furlano, finisce da Duino dove l’Uwc ha una sede importante ( e che tristezza vedere il luogo delle elegie di Rilke in mano a tali ganassa), nel collegio unito del New Mexico, un posto infinitamente lontano dal mediterraneo o dal melting pot adriatico. E da lì, dopo due anni di preparazione, via verso l’Inghilterra, Oxford e poi Cambridge, bypassando completamente un’Italia ormai marginale. Non è nemmeno raro che parecchie di queste persone precocemente esposte alle egemonie culturali imposte, finiscano poi per avere contatti con mondi diversi o perché comunque dotati di autonomia di giudizio o per reazione spontanea sia pure confusa o ancora più spesso, anzi quasi sempre, per motivi mimetici. Così il fatto che Regeni avesse approcci con il Manifesto (cosa che certo non lo qualifica come giornalista) e avesse inviato con uno pseudonimo un pezzo sull’attività dei sindacati indipendenti egiziani, molto duro contro il regime di Al Sissi, accusato di una radicale “trasformazione neoliberista” del Paese (cosa che è musica per Washington), non fornisce molti lumi sull’accaduto. A torturarlo e ucciderlo sono stati i servizi egiziani nell’intento di strappargli rivelazioni sulle sue fonti che comunque non dovevano essere poi così segrete trattandosi di sindacati con decine di migliaia di aderenti, qualche settore per così dire infedele degli stessi servizi, magari gestito dall’esterno o qualche organizzazione la quale pensava che Regeni volesse infiltrarsi? O è stato vittima di un o strano fuoco amico, per così dire?

Di certo il caos e l’ambiguità del presente non permettono di vedere con chiarezza dentro la vicenda che rimane tragica e inspiegabile nei particolari e anor meno spiegata dai goffi tentativi di spiegazione. Ma purtroppo molto chiara nella sua drammatica testimonianza  delle manipolazioni e torsioni cui stiamo andando incontro.

Nota Il Collegio del mondo unito ha avuto come maggiori sponsor della sezione italiana  nel 1970, Marella Agnelli, moglie dell’Avvocato per antonomasia e l’ambasciatore Bartolomeo Migone, il che fornisce una buona indicazione sullo spirito di fondo dell’iniziativa. Attualmente la commissione che sovrintende l’Uwc dell’Adriatico è formata tra gli altri dall’ex ambasciatore Bruno Bottai (figlio del più noto Giuseppe gerarca del fascismo), Domenico Fisichella, Jas Gawronsky, il banchiere Sarcinelli, insomma tutto un modo a cavallo tra la diplomazia, i soldi, i media che esprime un deciso orientamento. Anche la circostanza che la multiculturalità sia asserita attraverso l’utilizzo di una sola lingua, ovvero l’inglese, in tutte le sedi lascia perplessi visto che la lingua è appunto il veicolo principale della cultura. Inoltre la provenienza dei fondi,  a parte quelli istituzionali (Regione Friuli per l’Italia), è in gran parte sconosciuta o tenuta segreta dietro il facile schermo dei contributi degli ex studenti. Uno dei grandi contributori è comunque il finanziere Shelby Davis,  proprietario di un fondo di investimento da 100 miliardi che ha donato complessivamente 15 milioni di dollari.  Si tratta nel complesso di un mondo chiuso su se stesso ad onta dei suoi scopi ufficiali, come accade per gli ex alunni che sono chiamati a “diffondere  lo spirito dei Collegi”, a trovare “sostenitori e fondi per le borse di studio” e a selezionare i candidati. Che cosa poi si studi effettivamente rimane francamente opaco: nell’ultimo piano di studi si cita un misterioso “Corso interdisciplinare di Teoria della Conoscenza”, la necessità di “dedicarsi ad un’attività di tipo artistico-creativo” e l’obbligo di “praticare con impegno un’attività sportiva”. Sa tutto di college americano di serie C.