draghi-640Ieri ho parlato del complottismo sul web e soprattutto della singolare e ossessiva attenzione che i circoli della finanza dedicano ad esso, finanziando ricerche il cui scopo ultimo è quello di togliere qualsiasi credibilità alla rete e mettere al riparo l’intangibilità delle tesi ufficiali ( vedi qui). Avrei dovuto estendere il concetto perché proprio mentre scrivevo quelle righe Draghi si esercitava nel complottismo “buono” della finanza chiamato regolarmente in causa quando tesi e teorie ufficiali svelano la loro impotenza a dar conto della realtà e quando non si sa cosa cosa fare a parte aggrapparsi al potere. Bene dal grattacielo della Bce l’onnivedente Draghi ha dato una persuasiva spiegazione del perché in mezzo a tanta vigorosa ripresa, spacciata grazie al peyote dei media, l’inflazione rimanga al palo: “Ci sono forze nell’economia globale di oggi che cospirano per tenere bassa l’inflazione. Queste forze potrebbero far si che l’inflazione ritorni più lentamente verso il nostro obiettivo. Ma non vi è alcuna ragione per cui esse dovrebbero portare ad una inflazione più bassa in modo permanente.  La Banca Centrale Europea non si arrenderà davanti alla bassa inflazione”

Sarebbe davvero interessante capire quali siano queste forze e chi questi cospiratori, se dietro di essi non si nasconda  semplicemente e desolatamente  l’inadeguatezza del verbo economico corrente e/o la presunzione di una crescita che esiste soltanto nella narrazione politico – finanziaria. Forse anche qui si tratta degli alieni o delle scie chimiche che hanno finito per rimbambire del tutto i  ragionieri che vogliono farsi re, ma più concretamente si tratta solo di parole per mettere una pezza a colore di fronte al fallimento della teorizzazione liberista e soprattutto dell’irrinunciabile politica regressiva che essa ha inaugurato. Gli indizi sono a favore di un’origine tutta terrestre della malvagia cospirazione che impedisce alla realtà di seguire le fantasie economiciste, perché anche al di là dell’atlantico, dove tutto è nato  siamo di fronte alla stessa ottusità e alle stesse bugie, un coacervo di situazioni che stanno dando vita alla più angosciosa campagna elettorale per le presidenziali che si ricordi.

A dicembre si era salutata la definitiva ripresa con i 292 mila posti di lavoro creati, ma a gennaio si piange di nuovo. Il fatto che la statistica dell’occupazione misuri anche il lavoro episodico, non ultimo quello dei pensionati non più grado di sopravvivere con il loro assegno, rende questi indici parossisiticamente stagionali e di fatto il boom non era dovuto ad altro se non al periodo natalizio. Il ragionamento però appare troppo complicato agli analisti i quali ignari di tutto ciò avevano previsto la creazione a gennaio di altri 200 mila posti. Invece sono stati 151 mila  e di questi 58 mila riguardano la vendita al dettaglio, ovvero commessi  nella piccola distribuzione e 47 mila la ristorazione, ovvero camerieri. Insomma per il 70 per cento lavori a basso salario e a zero tutele che di certo non sono l’ideale per rilanciare l’economia e misurano solo il grado reale dello sfruttamento. Per di più le aziende con base in Usa hanno annunciato  75.144 tagli occupazionali in gennaio, la cifra più alta dal 2009. Senza contare i tagli di posti di lavoro in altre zone del mondo: General Electric ha fatto sapere che licenzierà 6500 persone in Europa e presumibilmente una certa percentuale coinvolgerà anche l’ Italia. Dulcis in fundo la produttività è calata del 3% su base trimestrale, mentre gli ordinativi industriali sono calati del 2,9%.

L’insieme di tutti questi dati è perfettamente in asse con un altro che invece parrebbe del tutto grottesco nell’ambito di una ripresa ormai consolidata, ovvero il fatto che 45,4 milioni di americani abbiano avuto necessità dei sussidi alimentari. Anzi è proprio questo dato che sbugiarda definitivamente una  narrazione di ripresa tutta costruita a tavolino: nel 2008, quando gli indici di occupazione erano allo stesso livello di oggi, le persone che avevano bisogno del sussidio alimentare erano  poco meno di 28 milioni. Dunque la ripresa è illusoria anche perché c’è stata una drastica riduzione della qualità e delle retribuzioni medie, tanto da creare un fenomeno di povertà legato al lavoro e non più solo alla disoccupazione. Non c’è davvero da stupirsi se, partendo dal 2007, il bilancio complessivo del mercato del lavoro in Usa vede 186 mila nuovi posti di lavoro stabili per i cittadini a cittadini americani e 2.518.000 per i lavoratori stranieri, vale a dire i soli disponibili a percepire un reddito di 335 dollari netti al mese come accade nella  maggioranza di nuovi lavori e dunque i soli davvero ricercati sul mercato.

Certo se si parte dalla narrazione della crisi lasciata alle spalle e della impetuosa ripresa, è praticamente impossibile comprendere il successo e il credito di cui gode un candidato come Trump e lo si deve per forza concepire come una sorta di corpo estraneo cresciuto chissà come. Certo è uno strano anche se non inedito prodotto politico, uno  promette salvezza proprio in virtù delle stesse visioni, intenzioni e prassi che hanno spalancato l’inferno: esprime in modo diverso e personale la stessa bugia di cui gli altri candidati sono portatori in via indiretta e si serve di questo per apparire diverso. Non esisterebbe senza quella menzogna. Purtroppo gli altri sì. Il fatto è che il vero complotto che circola è quello della ripresa.