1388761049126964771Uno dei segni del nostro tempo e della sua irrimediabilità viene anche dal cinema e, in questo particolare periodo, dal pompaggio senza remore e senza vergogna di un brutto, futile, ripetitivo, noioso remake di Guerre stellari fatto con fondi di magazzino e dall’esaltazione di un filmetto di Checco Zalone, tra i più mediocri dell’intera produzione italiana che in sostanza è una raccolta di sketch per lo più dozzinali confezionato dentro un abito che vorrebbe essere graffiante, ma che è del tutto conformista e corrivo nel suo voler fare il verso agli stereotipi, di fatto uno scadimento, rispetto a produzioni precedenti. Il successo ai botteghini di queste due schifezzette, preparata attraverso campagne mediatiche dirette o trasversali ( ben due case automobilistiche hanno impostato i loro spot sullo zombie di Star Wars ), non lascia dubbi sul degrado di gusto e dell’intelligenza oltreché sull’onestà e integrità dell’universo editorial recensorio.

Adesso che ne posso parlare con cognizione di causa sono assolutamente d’accordo con un articolo di Pellizzetti uscito qualche giorno fa su Micromega, ma lo dico e lo sottolineo come pretesto per commentare una frase con cui si apre la recensione controcorrente; una frase che dimostra come sia difficile, se non impossibile e contraddittorio, “recensire” il mondo attuale senza un ribaltamento dei concetti di valore e società che stanno instupidendo il pianeta. L’articolo si apre con questa frase: “Se di questi tempi un tipo come Donald Trump può essere preso sul serio quale candidato alla presidenza degli Stati Uniti, solo perché si è fatto una barcata di soldi (e non si sa bene in quale modo)… “. Ora in un universo nel quale le disuguaglianze sono aumentate a dismisura, in cui l’uno per cento della popolazione detiene una fetta di ricchezza di gran lunga superiore al restante 99%, in cui tutto questo è considerato naturale, ideologicamente corretto, “scientificamente ” tematizzato  se non addirittura esaltato dalle elites, non vedo cosa possa esserci di più meritorio e appropriato se non l’essere straricco e pieno di scheletri negli armadi.

In realtà Donald Trump sarebbe il candidato perfetto perché non ha bisogno di passare attraverso la flebile mediazione di una politica subalterna ai poteri economici, di fatto selezionata ed eletta attraverso i soldi e i media detenuti quasi per intero da quell’1 per cento dominante. Una bella differenza per esempio con Hilary Clinton che per la candidatura democratica e la campagna presidenziale si deve appoggiare all’apparato militar industriale (vedi qui ) senza tuttavia che gli elettori democratici e i cittadini in generale ne abbiano un qualche chiaro sentore. Egli, al pari di Berlusconi, giocherà sporco aggrappandosi ad analogie primitive ed istintive – sono ricco e perciò vi farò ricchi, non ho bisogno di rubare eccetera eccetera – ma come per il piccolo cavaliere italiano non è detto che farà necessariamente peggio, visto che la mutazione italiana è avvenuta con il pieno consenso delle opposizioni intente ad attaccarlo sul piano personale, ma pienamente consenzienti sul piano politico della distruzione di diritti, di beni comuni e di welfare.

La vera debolezza di Trump  alla fine è proprio questa: quella di stabilire un nesso troppo diretto, visibile e attaccabile tra ideologismo liberista, pensiero unico e potere reale, stracciando il paravento creato dalla ritualità politica e chissà, forse favorendo una maggiore consapevolezza di ciò che è davvero il capitalismo finanziario intento a detassare i ricchi, a negare l’assistenza sanitaria, ad eliminare l’idea stessa di società, anche se nel caso italiano questo non si è affatto verificato, tanto che ci ritroviamo con Renzi. Inoltre le sue grottesche posizioni ultramericane sarebbero un vantaggio per la comunità internazionale che non si troverebbe di fronte ad ambiguità eccezionaliste, colombe fatte volare per nascondere i falchi, falsi terrorismi, veri terrorismi finanziati, ricatti coperti, continue azioni di disturbo, movimenti nazi arancioni teleguidati  e mi fermo qui per non tediare con un elenco lunghissimo: tutto sarebbe più chiaro ed evidente.  Naturalmente non si tratta di un endorsement in favore del miliardario la cui sola presenza in campagna elettorale è di per sé un segno di involuzione dell’impero e dello sprofondo in cui è giunta la democrazia. E’ solo un modo per mostrare che il neo liberismo finanziario buono e ragionevole non esiste, è una fantomatica creatura simile a quella nostrana della “destra europea”, in auge prima dello spread: quando si cerca di far pascolare questo animale mitico, si viene solo trascinati. Magari al cinema a vedere cazzate.